Secondo Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni, “non si può capire perché l’elettricità all’ingrosso in Italia costa più che altrove, se non si considera che gli altri Paesi hanno peculiarità che noi non possiamo o non vogliamo sfruttare”
La questione del costo dell’energia – ovvero che in Italia, rispetto ad altri Paesi europei, l’energia elettrica ha un costo notevolmente maggiore – è nota da tempo, e si traduce in costi più alti per i consumatori e per le aziende, con effetti dannosi sulla competitività e sull’economia del nostro Paese.
IL PREZZO DELL’ENERGIA IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI
Le imprese del settore energetico lamentano un doppio gap di prezzo: quello tra Italia ed Europa e quello tra Europa e Stati Uniti. Come ha scritto due giorni fa su Milano Finanza il direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro, “il primo elemento della divergenza tra America ed Europa ha l’epicentro nel gas: sull’Henry Hub (il mercato di riferimento USA) esso quota sotto i 15 euro/MWh, mentre il TTf (l’indice europeo) è 2-3 volte tanto.
Questa distanza – spiega Stagnaro – è incolmabile: gli Stati Uniti possiedono un mare di gas che l’Unione europea non ha: Washington consente l’impiego di tecniche che gli europei non accettano e talvolta vietano, gli Usa sono in gran parte disabitati e quindi tollerano produzioni invasive, l’Ue è densamente popolata e con una maggiore propensione a seguire le opposizioni locali; le infrastrutture per il trasporto del gas da una parte all’altra del mondo (treni di liquefazione e rigassificatori) sono inevitabilmente limitate e pongono un vincolo ai volumi trasferibili. Insomma, competere con gli americani sul prezzo dell’energia è semplicemente impensabile”.
IL COSTO DELL’ENERGIA NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI
Una ricerca di Enea ha analizzato il prezzo dell’elettricità sulla Borsa italiana e il valore medio del PUN (Prezzo Unico Nazionale) scoprendo che, nel corso del 2024, in Italia si è registrato un valore medio di 108 €/MWh. Un dato nettamente superiore a quello registrato in Francia (58 €/MWh), Spagna (63 €/MWh) e Germania (78 €/MWh).
Com’è noto, a pesare sul costo dell’elettricità è il costo del gas naturale, che nel nostro Paese è ancora molto utilizzato per produrre energia elettrica. Il gas naturale supera il 40% nel mix energetico italiano e, con un costo della materia prima elevato, anche l’elettricità finisce per costare molto.
IL MIX ENERGETICO DEI PAESI UE
Per quanto riguarda il mix energetico, secondo il sesto MED & Italian energy report, diffuso lo scorso gennaio, tra i principali Paesi europei la Spagna presenta un mix più equilibrato e con il più alto peso delle rinnovabili, che arrivano al 51% del totale nel 2023; la Germania è il Paese con il più elevato utilizzo di carbone (26% del totale), mentre in Francia il mix energetico è dominato dal nucleare (il 64% del totale).
Tra i Paesi europei, l’Italia è quello con il maggior grado di dipendenza energetica, il 74,8%, ben sopra la media europea. Questo valore è però in calo di quasi tre punti percentuali rispetto al dato del 2019 pre-Covid, quando la nostra dipendenza era del 77,5%. La Francia invece, grazie al nucleare, è il Paese con il minor grado di dipendenza, pari al 44,8%.
LA RAGIONE PER CUI IN ITALIA L’ENERGIA COSTA PIÙ CHE ALTROVE
Infine, secondo Stagnaro, vi è “un problema specificamente italiano. Poiché la transizione presuppone l’elettrificazione dei consumi – e i costi dell’energia elettrica dipendono in ultima analisi dal modo in cui viene generata – un Paese povero di risorse e morfologicamente complesso non può che pagare l’energia elettrica più di Paesi che hanno condizioni più favorevoli.
Non si capisce – scrive il direttore ricerche dell’IBL- perché l’energia elettrica all’ingrosso costa in Italia più che altrove, se non si tiene in considerazione che gli altri hanno peculiarità che noi non possiamo o non vogliamo sfruttare: il Nord Europa ha il vento del Mare del Nord, la Penisola iberica vaste aree desertiche” perfette per i pannelli solari, la Scandinavia “una dotazione idrica per noi inimmaginabile” e la Francia il nucleare “che noi abbiamo rifiutato nel passato e oggi non vogliamo. Vi sono ragioni oggettive per cui l’energia in Europa costa più che negli USA e in Italia più che nel resto d’Europa. È razionale cercare degli strumenti per ridurre il gap, aiutando in particolare le imprese energivore ed esposte alla concorrenza internazionale ma, per farlo, occorre partire dalla corretta comprensione delle cause”.