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Gare Gas

L’inverno 2022 dell’Europa è in salvo ma il prossimo? Il report di Oies

Ecco quali sono i paesi europei che rischiano di più per l’inverno 2023/24 sul fronte delle forniture di gas

I flussi scarsi o nulli di gas sulle condutture europee provenienti dalla Russia, stanno provocando una crisi infrastrutturale e di approvvigionamento. L’impatto non è tanto a livello europeo dove il taglio dei flussi riguarda, potenzialmente, solo cinque Paesi – Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Ungheria -, che senza combustibile russo dipendono totalmente dalle importazioni da Norvegia e dai collegamenti con Belgio e Paesi Bassi, che a loro volta dipendono dal GNL e dalle importazioni dal Regno Unito.
Quanto il fatto che anche il prossimo anno, con i flussi di gas dalla Russia attraverso l’Ucraina e il Turkstream ai livelli attuali (80 mln di mc al giorno), questa regione sarà a corto di gas anche con un inverno mite, e con tutti i nuovi terminali di importazione di GNL in Germania in funzione. È quanto emerge dall’analisi di The Oxford Institute For Energy Studies (Oies) dal titolo “Europe’s Infrastructure and Supply crisis”

PROSPETTIVE CATASTROFICHE?

Per questo, sottolinea l’analisi, a maggior ragione in un inverno freddo sarebbe necessario imporre un razionamento della domanda e svuotare in larga misura gli stoccaggi. “Altrimenti le prospettive per l’inverno 2023/24 si prospettano catastrofiche, qualunque sia il tempo”.

EUROPA CENTRALE A RISCHIO SENZA GAS RUSSO

Ma procediamo con ordine: l’ultima Quarterly Gas Review dell’OIES ha rilevato che i Paesi più colpiti dalla riduzione o dall’assenza di importazioni di gas dai gasdotti russi sono tutti quelli dell’Europa centrale: Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Ungheria. Pertanto “se i flussi dalla Russia dovessero interrompersi completamente, quest’area dipenderebbe da una piccola quantità di produzione propria e dalle importazioni dalla Norvegia (in Germania), dal Belgio e dai Paesi Bassi. Le prospettive di importazioni dall’Europa meridionale o dalla Francia sono scarse o nulle. I Paesi Bassi hanno ancora una produzione propria da Groninga, anche se in calo, e insieme al Belgio importano anche dalla Norvegia, dal Regno Unito e da GNL. I cinque Paesi colpiti, più i Paesi Bassi e il Belgio (oltre al Lussemburgo), formano una subregione dell’UE che, senza il gas russo, dipende fortemente dalle importazioni di gas in una ristretta area dell’Europa nord-occidentale”, evidenzia Oies.

CON I FLUSSI ATTUALI A CORTO DI GAS

Se i flussi russi dovessero continuare sostanzialmente ai livelli attuali – “circa 80 mln di mc al giorno (29 mld di mc per l’intero anno), se la domanda del 2023 rimanesse al livello previsto per il 2022 – che dovrebbe essere inferiore di oltre il 10% rispetto a quello del 2021 – la subregione dovrebbe essere marginalmente a corto della capacità di importare gas”.
“Ciò presuppone – prosegue l’analisi – che i volumi norvegesi fluiscano a piena capacità, così come il GNL nei terminali olandesi e belgi, oltre ai nuovi terminali tedeschi. Il Regno Unito è in grado di esportare circa 8 miliardi di metri cubi verso l’UE, una quantità inferiore rispetto al 2022, poiché il GNL viene dirottato verso i nuovi terminali tedeschi e olandesi”.

CON INVERNO FREDDO, SUBREGIONE CENTRALE POTREBBE ESAURIRE COMPLETAMENTE LO STOCCAGGIO

Per il prossimo inverno 2022/23, l’offerta disponibile, compresi i prelievi dallo stoccaggio, “sembra essere inferiore al volume necessario per soddisfare un picco di freddo a gennaio, senza importazioni complete dal Regno Unito, che sono improbabili in un inverno freddo – spiega l’analisi -. Per quanto riguarda l’inverno nel suo complesso, se sarà freddo, la subregione potrebbe riuscire a esaurire completamente lo stoccaggio, senza una seria distruzione della domanda. Questo, tuttavia, potrebbe dipendere dal fatto che le importazioni dalla Russia continuino ai tassi attuali di 80 mln di mc al giorno”.

SENZA SERIO TAGLIO DELLA DOMANDA INVERNO 2023/24 IN SERIO RISCHIO

Questo scenario, tuttavia, “significherebbe iniziare l’estate del 2023 senza nulla in stoccaggio e con una capacità molto ridotta di riempire lo stoccaggio durante l’estate – si legge nell’analisi -. L’aggiunta di ingenti quantità di capacità di importazione di GNL soprattutto in Germania, potrebbe aiutare, ma è probabile che una parte del GNL venga dirottata dal Regno Unito, che a sua volta esporterà meno. Anche con le importazioni russe via tubo, lo stoccaggio potrebbe essere pieno solo al 35% all’inizio dell’inverno 2023/24. Questo suggerisce che superare quell’inverno sarebbe impossibile senza una importante ‘distruzione’ della domanda di gas nei Paesi colpiti. La riduzione o l’assenza di flussi russi verso l’UE potrebbe quindi essere molto problematica per il prossimo inverno e catastrofica per l’inverno 2023/24”.

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