In concomitanza con l’avvio alla Camera dei Deputati dell’iter di conversione del DL sulle materie prime critiche, la Società Chimica Italiana (SCI) ed il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM) rendono noti i risultati di un sondaggio, realizzato in concerto con EIT Raw Materials, per raccogliere informazioni e dati in relazione alle attività di ricerca in corso tra soci SCI ed afferenti INSTM nell’ambito delle materie prime critiche.
L’INDAGINE SULLE MATERIE PRIME DI SCI E INSTM
L’indagine, tramite un questionario scritto, ha raccolto 537 risposte e forniscono un’importante panoramica delle opinioni e delle priorità all’interno delle due comunità scientifiche, nonché informazioni preziose per orientare la ricerca e le politiche di indirizzo, anche in ordine normativo. Le materie prime critiche più ricorrenti tra le attività di ricerca dei rispondenti sono il rame, il cobalto e il nichel, seguite dal litio, il silicio, PGM (Platinum Group Metals) e l’alluminio. Il 29,6% dei ricercatori è impegnato in attività di ricerca e studio per trovare alternative e sostituire i materiali critici mentre il 47,4% dei rispondenti ha dichiarato di lavorare sulle CRM da più di cinque anni, di cui il 34,1% da più di dieci.
NAITZA (UNICAGLIARI): INSERIRE IN COMITATO UN RAPPRESENTANTE UNIVERSITARIO DI SCIENZE DELLA TERRA
“Il Comitato per le materie prime critiche nell’attuale formulazione non prevede il coinvolgimento di una rappresentanza universitaria in scienze della Terra. Questa è attualmente presente in altri organi dello Stato, ritengo quindi opportuno l’inserimento di un membro dell’area delle scienze della terra”, ha affermato Stefano Naitza, ricercatore in giacimenti minerari presso l’Università degli studi di Cagliari.
MATERIE PRIME, BELLOPEDE (POLITO): DEFINIRE MEGLIO LE ATTIVITA’ MINERARIE
“Serve un capitolo dedicato alle definizioni delle attività mineraria, trasformazione nel dl indica e spesso è sinonimo di trattamento. Sull’esplorazione occorrerebbe distinguere l’esplorazione funzionale al permesso di ricerca non invasiva dalla prospezione mineraria”. Così Rosanna Bellopede, professoressa associata di ingegneria delle materie prime presso il Politecnico di Torino.
NAZZARENI (UNIPARMA): BENE IL DECRETO, MA NEL COMITATO IL RUOLO DEL MIUR E’ SOTTOSTIMATO
“Bene il decreto, ma ci sono criticità riguarda la sottostima del ruolo del ministero dell’Università e della ricerca scientifica in particolare negli organi previsti dalla legge nel Comitato per le materie prime critiche strategiche”. Lo ha detto Sabrina Nazzareni, professoressa associata in mineralogia presso l’Università degli studi di Parma. “La riteniamo un’anomalia visto anche il coinvolgimento di personale universitario in molte altre componenti dello Stato”, ha aggiunto Nazzareni, chiedendo l’aggiunta di un membro presso il Comitato.
MASSACCI (UNICAGLIARI): INTEGRARE IL COMITATO TECNICO CON UN CONTRIBUTO INGEGNERISTICO
“Grande apprezzamento per il regolamento europeo e per il disegno di legge italiano” sulle Materie prime critiche ma “occorre l’integrazione del Comitato tecnico” in cui “non può mancare il contributo ingegneristico” che è “determinante”. Lo ha detto Giorgio Massacci, direttore del dipartimento di ingegneria civile presso l’Università degli studi di Cagliari.
BRUSSATO: RICONSIDERARE IL COORDINAMENTO E IL MONITORAGGIO DELLE SCORTE
“Il coordinamento e il monitoraggio sulle scorte e lo stoccaggio delle materie prime strategiche non è stata presa in considerazione dalla Commissione Ue ed è presente invece in molti Stati Ue e nel mondo in Usa e Cina e suggerisce di considerare la costituzione di scorte strategiche con opportune cautele per non indurre volatilità nei mercati”. Così Giovanni Brussato, ingegnere minerario.
TOMMASI (AMICI DELLA TERRA): SOLARE, EOLICO E BATTERIE CHIEDONO GRANDE TRIBUTO ALLA TERRA
“L’oggetto di questo decreto legge è inevitabile – ha affermato Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra – perché non possiamo pensare che l’Europa sia il resort di lusso del mondo, che utilizza tecnologie rinnovabili, mentre il lavoro sporco di estrazione e raffinazione lo facciamo fare ad altri Paesi.
Per Tommasi “gli obiettivi strategici per l’approvvigionamento di materie prime di questo articolato – ha aggiunto Tommasi – si riferiscono alla transizione verde al digitale. Rileviamo che una transizione energetica basata su tecnologie come l’eolico e il fotovoltaico di grandi dimensioni, oltre ai problemi rilevanti più volte rilevati dagli Amici della Terra, come i danni al paesaggio, alla biodiversità, agli investimenti ingenti per adeguare le reti di trasporto, l’esigenza di grandi sistemi di accumulo legati all’intermittenza di queste fonti, si deve aggiungere anche la grande rilevanza delle attività minerarie per produrre queste tecnologie. Il solare, l’eolico e le batterie richiedono un pesante tributo alla terra, sotto forma di estrazione mineraria. Se qualcuno ha creduto e quello del vento fossero gratuiti, ora è evidente che non lo sono”.
MATERIE PRIME, ZAMPETTI (LEGAMBIENTE): RIDURRE I TEMPI DEGLI ITER AUTORIZZATIVI
“L’atto in discussione oggi a nostro avviso si concentra esclusivamente sull’attività estrattiva, che è una parte del regolamento europeo, mentre l’Italia – che è un Paese povero di risorse – punta molto sulle attività di riciclo e di recupero delle materie e meno sull’estrazione. In Italia la filiera del riciclo è molto importante, e dimostra quanto sia possibile, attraverso le tecnologie e gli impianti, riuscire a recuperare centinaia di migliaia di tonnellate di materie prime seconde”. Lo ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
“I dati – ha aggiunto Zampetti – ci dimostrano che bisogna incrementare gli impianti necessari alle attività di riciclo e soprattutto ridurre i tempi degli iter autorizzativi, che oggi hanno una media di oltre 4 anni. Se riuscissimo ad incrementare la realizzazione degli impianti e le attività di recupero e ad intercettare i RAEE che oggi vengono abbandonati nell’ambiente, avremmo la possibilità di recuperare moltissime materie prime critiche”.
ONOFRIO (GREENPEACE): BATTERIE AL SODIO POSSONO RIDURRE LA PRESSIONE SUL LITIO
“Noi di Greenpeace facciamo sempre più fatica a fare delle analisi di prospettiva, perché sono settori a rapida innovazione in due sensi: i minerali critici vengono utilizzati in molti settori con quantità minori per ogni tecnologia, e questo può rallentare la crescita della domanda per almeno i 7 minerali critici (litio, cobalto, nichel, manganese, terre rare, platino e rame), con una riduzione che sembra significativa di circa un terzo. Poi vediamo un’innovazione nelle diverse chimiche: da poco tempo sono state commercializzate batterie al sodio, che si estraggono dal sale. Il sodio viene utilizzato nei veicoli elettrici, ma può essere usato anche nelle reti elettriche. L’avvento di nuove chimiche, come quella del sodio, può ridurre significativamente la pressione sul litio”. Lo ha dichiarato Giuseppe Onofrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
MIDULLA (WWF): L’UE NON COMPRIMA L’ASPETTO DELLA PARTECIPAZIONE
“Rispetto alla ricerca e all’estrazione di materie critiche, bisogna evitare di commettere gli errori fatti in passato. Bisogna evitare assolutamente di comprimere in particolare l’aspetto della partecipazione, anche per avere una maggiore contezza degli effettivi rischi legati all’attività non solo di estrazione, ma anche di ricerca. Nel decreto ci sembra invece che questo venga tenuto un po’ in secondo piano, laddove si comprimono molto i tempi, anche rispetto alla stessa normativa europea, e questo potrebbe diventare un modo per comprimere la VIA, e quindi per comprimere la parte della VIA che riguarda esattamente la partecipazione”. Così Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del WWF.
BRANDOLINI (UTILITALIA): BENE INSERIRE I PROGETTI SUL RICICLO TRA QUELLI POTENZIALMENTE STRATEGICI
Il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, ha sottolineato che “varie imprese associate ad Utilitalia sono da tempo orientate a sviluppare impianti che favoriscano il recupero di materie prime da rifiuti, nell’ottica di dare priorità al riciclo rispetto all’estrazione di nuove risorse vergini, in coerenza con gli indirizzi europei. Siamo impegnati su diversi tavoli istituzionali per dare il nostro contributo di know-how”.
“Accogliamo con favore – ha aggiunto Brandolini – il fatto che anche i progetti di riciclo di materie prime strategiche rientrino tra quelli potenzialmente strategici e di pubblico interesse nazionale. L’istituzione, presso i Ministeri competenti, di tre punti unici nazionali di contatto per il rilascio delle autorizzazioni all’estrazione, al riciclo, o alla trasformazione di materie prime critiche strategiche e la definizione di un periodo di tempo per il rilascio dei titoli abilitativi – che non superino i 10 mesi per il riciclo – rappresentano importanti elementi di razionalizzazione e semplificazione di tali processi autorizzativi”.
FEMCA CISL: IL SETTORE MINERARIO SIA COLLEGATO ALLA TRANSIZIONE
“Credo sia un’ottima iniziativa quella del governo rispetto all’ambito minerario, che probabilmente fino a qualche anno fa era stato un po’ dimenticato dal sistema produttivo del nostro Paese. È necessario però che il tutto sia collegato a temi legati alla transizione, perché vorremmo evitare che un’attenzione a questo settore ci distolga dall’argomento principale, che è quello di una transizione giusta e che tenga in considerazione anche il rispetto dell’ambiente. Però è sicuramente un’iniziativa da tenere in considerazione”. Così dichiarato Maurizio Scandurra, referente di FEMCA CISL.
ARLATI (CISL): BENE IL RIACCENTRAMENTO DELLA REGOLAZIONE DELL’ATTIVITÀ ESTRATTIVA
“Si condivide l’idea di darsi una strategia nazionale coerente con quella europea sulle materie prime critiche di interesse strategico, quindi in sé il disegno di legge di conversione del DL 84 coglie un’esigenza che noi condividiamo. Sappiamo che le cosiddette terre rare sono attivatrici di molte filiere necessarie per le transizioni digitali e green, orizzonte verso il quale si muove, non senza contraddizioni e lentezze, il nostro sistema produttivo”. Così Claudio Arlati, del Dipartimento Industria della CISL.
Per Arlati “il decreto legge ci sembra coerente con il regolamento dell’Unione europea 1252/2024, di fatto l’obiettivo credo sia quello, e compie alcune scelte positive. Una di esse è il riaccentramento della regolazione dell’attività estrattiva: effettua, cioè, un riaccentramento che era necessario, considerata la strategicità della politica sulle terre rare, che non può essere lasciata alle 21 regioni e province autonome”.
MATERIE PRIME, DAL FABBRO (IREN): SERVE UN QUADRO REGOLATORIO INCENTIVANTE
“È un tema che ci sta molto a cuore su cui stiamo investendo”, “con diverse iniziative in fase di sviluppo e completate”. Lo ha detto Luca Dal Fabbro, presidente Iren, che ha ricordato i progetti che l’azienda sta attualmente portando avanti in Toscana per il recupero di materiali preziosi da Raee e per il recupero dei pannelli fotovoltaici a fine vita. “Siamo inoltre impegnati nell’attività di recupero del Litio del Pantalio sempre con processi a basso impatto ambientale”. Nell’ambito dell’estrazione “stiamo sviluppando l’estrazione del litio da fluidi geotermici” e “a breve lanceremo un hub per il recupero di materie prime critiche e metalli preziosi che raccoglie importanti partecipazioni di associazioni della filiera dell’economia circolare”.
“Speriamo che questo decreto possa essere rafforzato in alcuni passaggi” in particolare con “l’accompagnamento di uno sviluppo di mercato delle materie prime critiche made in Italy e gli investimenti nel settore” mi riferisco “a un quadro regolatorio incentivante che crei le condizioni per la nascita e lo sviluppo di progetti industriali. Invitiamo a creare un regime ad hoc di supporto a progetti di estrazione in fase iniziale sia per quanto riguarda il permitting sia supporto finanziario” e di “estendere l’opportunità del punto unico di contatto anche per le miniere esaurite”, ha concluso Dal Fabbro.
DELLA POSTA (INVIMIT SGR): GLI STRUMENTI FINANZIARI SONO FONDAMENTALI
“Bene il decreto, bene fare politica estera su queste materie prima critiche ma lo strumento finanziario per supportare gli investimenti e la riuscita è fondamentale. Il prodotto è strategico perché ogni volta che un impresa arriva nel nostro paese può esportare il prodotto internamente se non creiamo una filiera di raffinazione e di riciclo. Un altro punto importante è la mancanza di professionalità”. Così Giovanna Della Posta, amministratore delegato di Invimit Sgr.
MATERIE PRIME, GAROFALO (PORTOVESME): LA TRASPARENZA SULLE AUTORIZZAZIONI RIDUCE I RISCHI PER LE AZIENDE
“Siamo felici dell’applicazione del decreto legge appena emesso. Tutti gli elementi su cui stiamo focalizzando i nostri processi sono sicuramente in deficit: il target di raggiungimento del riciclo e del riequilibrio delle materie prime, per quanto riguarda litio, cobalto e nichel, sono sicuramente molto aggressivi e difficili da raggiungere. La nuova normativa che è stata emessa dall’Italia, però, va nella direzione che ci aspettavamo”. Lo ha dichiarato Davide Garofalo, amministratore delegato di Portovesme Srl.
“Siamo sicuri – ha aggiunto Garofalo – che l’avere un maggiore coordinamento dei processi autorizzativi e più trasparenza sulla durata dei processi legati alle autorizzazioni possano ridurre i rischi che multinazionali come la nostra affrontano nei grossi investimenti, che nel nostro caso possono raggiungere i 400 milioni di euro. Crediamo che questi fattori possano generare anche un incentivo per lo stimolo della realizzazione dei passi precedenti e a valle del nostro processo nella filiera”.
MATERIE PRIME, BIENATI (ECCO): POSITIVO IL COINVOLGIMENTO DEL CITE NEI PROCESSI
“Riteniamo questa iniziativa strategica per il contributo che offre anche in ambito comunitario agli sviluppi dell’autonomia strategica dell’Unione europea e allo sviluppo della resilienza delle catene del valore delle materie prime critiche necessarie alla transizione energetica”. Lo ha dichiarato Massimilano Bienati, responsabile Trasporti di ECCO, che ha aggiunto: “il decreto recepisce sostanzialmente le indicazioni del Critical Raw Material Act, cioè del DL approvato ad aprile in sede europea, per la parte di governance che riguarda l’istituzione dei punti di contatto. Vediamo molto positiva la previsione del coinvolgimento del CITE, il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, in tutti questi processi, in particolare nell’interlocuzione con la Commissione per la verifica dei progetti di carattere strategico”.