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Meloni approva l’aumento delle tasse per Superbonus. Enti locali contro l’Ilva. Elkann: No fusione con Renault. Che c’è sui giornali?

Meloni approva l’aumento delle tasse per beneficiari del Superbonus. Scoppia lo scontro tra Governo e enti locali sull’ex Ilva. Elkann smentisce le voci: nessuna fusione Stellantis-Renault. La rassegna Energia

Giorgia Meloni dice sì alla rivalutazione delle rendite catastali di immobili ed edifici che hanno beneficiato del Superbonus 110% proposta dal ministro Giancarlo Giorgetti. Si accende lo scontro tra il Governo e gli enti locali sulla riaccensione dell’ex Ilva. Il sindaco di Taranto e il Presidente della Provincia di Taranto hanno declinato l’invito per la cerimonia di riapertura dell’impianto. Contrari anche i rappresentanti del Pd pugliese. Il presidente di Stellantis, John Elkann smentisce le voci circolate nei giorni scorsi: nessuna fusione con Renault in vista. Un chiarimento che arriva dopo l’audizione dell’ad Carlos Tavares, che ha provocato un terremoto politico. Infatti, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Carlo Calenda, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni hanno chiesto con una nota congiunta che il presidente intervenga in Parlamento viste le «insoddisfacenti» risposte date da Tavares.

CASE, MELONI APPROVA REVISIONE RENDITE CATASTALI

“Di sicuro la rivalutazione delle rendite catastali di immobili ed edifici che hanno usufruito del superbonus ci sarà, in primo luogo perché esiste una legge, in secondo luogo, come dice lei stessa, perché si tratta di una misura giusta e sacrosanta visto che «il valore delle case è aumentato grazie ai soldi di tutti gli italiani». Lei, ovvero Giorgia Meloni, a sorpresa ha messo i litiganti intorno ad un tavolo, due sere fa, probabilmente perché era stanca di dover gestire incomprensioni, mediare fra problemi seri e punture di spillo scambiati fra i colleghi a colpi di agenzie e dichiarazioni. E così finalmente Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno avuto modo di dialogare fra loro e chiarirsi, sotto gli occhi attenti della premier, quasi alla vigilia di un Cdm, quello di oggi, che dovrà dare un primo via libera al Piano di rientro del deficit concordato con Bruxelles e da sottoporre comunque alla valutazione della Commissione della Ue. (…) Di sicuro al momento, almeno sulla sua scrivania di Palazzo Chigi o su quella del ministro dell’Economia, sono arrivati pochissimi progetti di risparmio dai singoli ministeri: sembra che il ministro Lollobrigida sia fra i pochi ad aver rinunciato ad alcune risorse. Ma se entro una certa data non arriveranno altre risposte dai singoli colleghi, allora Meloni ritiene più che corretta un’operazione di tagli lineari, tanto a te e tanto ad un altro. Anche sull’altro nodo caldo della revisione delle rendite per gli edifici e gli immobili che hanno usufruito del superbonus la premier è pienamente concorde con la sollecitazione arrivata dal Mef”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Per il resto Meloni è tranquilla su una scrittura della manovra che a suo giudizio riuscirà a centrare l’obiettivo di confermare i tagli del cuneo dello scorso anno, ha perfettamente fiducia nel metodo, più decisionista che in altri passaggi, che il titolare del Mef sta adottando da qualche settimana. (…) I problemi della manovra di Bilancio italiana, pur complessi, scolorano di fronte all’attuale cul de sac diplomatico, militare e geopolitico che la reazione di Tel Aviv ai massacri del 7 ottobre di un anno fa sta producendo”, continua il giornale.

AUTO, ELKANN: “NESSUNA FUSIONE STELLANTIS-RENAULT”

“A spazzare via le tante voci circolate negli ultimi giorni in un coro di indiscrezioni e rumors ci ha pensato di rettamente John Elkann: Stellantis non ha in cantiere «operazioni di consolidamento». In altre parole, nessuna fusione in vista con Renault. Pensiamo di avere già una «taglia competitiva», ha spiegato il presidente del costruttore franco-italiano in un’intervista rilasciata a margine del salone dell’auto di Parigi all’agenzia francese Afp, ricordando che l’azienda è nata nel 2021 proprio da una fusione, quella tra Fca e Psa. Adesso, però, non è il momento di lanciarsi in operazioni simili per ampliarsi, ma nemmeno per ridurre la propria statura cedendo dei marchi. Un concetto affermato in giornata anche dal ceo Carlos Tavares, che nel 2026 giungerà al termine del suo mandato. Il sostegno nei suoi confronti «da parte del consiglio e degli azionisti non è mai stato messo in dubbio», ha garantito a tal proposito Elkann, parlando di un «obiettivo che si era dato» lo stesso amministratore delegato. Proprio lui, che in giornata ha teso la mano al governo dopo la tanto contestata audizione alla Camera di venerdì. «Siamo totalmente aperti a proseguire il dialogo» ha garantito il ceo, dopo i timori sollevati da buona parte della classe politica per il futuro del colosso automobilistico. Nessun «problema», né tanto meno «dogmatismi» da parte della casa automobilistica, che promette di fare del suo meglio mentre si aspetta da Roma la stessa buona volontà: l’esecutivo «non può stare da parte e dire “aspettiamo finché non avrete risolto la situazione” deve fare la propria parte»”, si legge su La Stampa.

“«Non escludo niente», ha dichiarato il ceo facendo riferimento alle tante possibilità strategiche a disposizione, per poi sottolineare che «la salute finanziaria del gruppo non passa solo attraverso la soppressione dei posti di lavoro» ma anche per molti altri fattori come «l’immaginazione, l’intelligenza, l’innovazione». Ma in Italia è arrivato solo l’eco sul rischio perdita di posti. Elly Schlein, Angelo Bonelli, Carlo Calenda, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni hanno chiesto con una nota congiunta che il presidente John Elkann, intervenga in Parlamento viste le «insoddisfacenti» risposte date da Tavares”, continua il giornale.

“L’amministratore delegato, che ha poi chiarito le sue posizioni: «Altri hanno creato il caos e voi chiedete a me di risolvere la situazione e di garantire posti di lavoro. Non sono un mago». Per il dirigente, la colpa è delle regole imposte da Bruxelles per raggiungere nel 2035 la completa elettrificazione del settore in Europa, dove oggi si respira una «paura della concorrenza». Una dimostrazione? I dazi imposti alle auto elettriche provenienti dalla Cina, che rappresentano una «postura demagogica» nociva al mercato. Una «trappola», che rischia di far crollare l’industria automobilistica del Vecchio continente. In questo contesto, gli incentivi rappresentano un aiuto economico «per i cittadini», soprattutto quelli delle classi medie che rischiano di rimanere schiacciati dai costi della transizione energetica. L’importante, quindi, è sostenere la domanda per incrementare i volumi di vendita e alimentare la produzione. Anticipare al 2025 la produzione della 500 ibrida negli stabilimenti di Mirafiori, ad esempio, dovrebbe portare ad una produzione compresa tra gli 80 e i 100 mila nuovi modelli all’anno”, continua il giornale.

ENERGIA, SCONTRO TRA ENTI LOCALI E GOVERNO SULL’ILVA

“«Bruci la città, riavvio di Afo 1, progetto rigassificatore, ricche fuffe e cotillon». La città di Taranto — o, almeno, quella parte che si sente rappresentata dal gruppo di associazioni ambientaliste, tra cui i Genitori Tarantini, che sabato 12 ottobre ha manifestato contro la riaccensione dell’Altoforno 1 — ha deciso di accogliere così il ministro delle Imprese e del Made in Italy che oggi pomeriggio tornerà all’ex Ilva di Taranto. Ad accoglierlo non ci sarà il sindaco, che ha preferito declinare l’invito per la cerimonia di riavvio del secondo altoforno di Acciaierie d’Italia (fermo per manutenzione da agosto 2023), ma il manifesto 6×3 fatto affiggere in viale Magna Grecia dalle associazioni ambientaliste, in cui campeggia la provocatoria e ironica esortazione a bruciare la città. Il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci, infatti, già da giorni ha reso nota la sua decisione di declinare l’invito alla cerimonia per la riaccensione dell’impianto”, si legge su Il Corriere della Sera.

“E il Pd pugliese è d’accordo: il riavvio dell’altoforno «non è una notizia da festeggiare» e «la decarbonizzazione è l’unica strada possibile». L’avvio del secondo altoforno — ha invece spiegato Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria — «rappresenta un passo importante nel piano di ripartenza e conferma l’impegno dei commissari straordinari, del governo italiano e dell’azienda di procedere al ripristino delle attività produttive dello stabilimento»”, continua il giornale.

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