Fatti, numeri, scenari sul mercato del petrolio dall’ultimo documento dell’Oxford Institute for Energy Studies
La guerra continua, la crisi delle forniture anche, il bilico energetico persiste. La stagione invernale è teoricamente alle porte, salvo il prosieguo delle alte temperature e le sofferenze in termini di siccità. Dal punto di vista del mercato del petrolio e della reazione europea, occidentale, alle ritorsioni russe siamo a poco più di un mese di distanza dall’inizio dell’embargo all’Oil di Mosca con annesso price cap deciso dal G7. La data è il 5 dicembre, anche se già sono emersi i timori di un aggiramento da parte del Cremlino grazie a petroliere extra-Ue con cui evitare il peso delle sanzioni.
Intanto, l’Oxford Institute for Energy Studies ha diffuso nella giornata di oggi i dati previsionali sul mercato del greggio. Risultato: calano domanda e offerta.
DOVE SI MUOVE IL MERCATO DEL PETROLIO (E L’ECONOMIA)
I dati del think tank arrivano in mezzo a un contesto difficile, come detto. Tanto energetico (vedi sopra) quanto, conseguentemente, economico. Infatti, a livello internazionale pesano inflazione, inasprimento della politica monetaria e ritardi cinesi sulla domanda.
La Russia, intanto, resiste alla morsa delle sanzioni che pure gravano su una economia già fragile come quella moscovita. “Le prospettive di interruzioni dell’approvvigionamento russo nel nostro caso di riferimento sono declassate a 1,25 mb/d da 1,5 mb/d previsto il mese scorso, con la produzione di greggio russa che dovrebbe scendere a 9,8 mb/g nel 2023 da 10,6 mb/g nel 2022″, dettaglia l’Oies nel paper di ottobre.
LE PROSPETTIVE PER DOMANDA E OFFERTA DI OIL
Dove si apprende del calo di domanda e offerta di petrolio tra fine 2022 e inizio 2023. “La crescita della domanda globale di petrolio è scesa a 1,8 mb/d da 2,2 mb/d nel 2022 e a 1,7 mb/d da 2,1 mb/d nel 2023”, dice l’Oxford Institute. Secondo cui le “macropressioni” incideranno anche nella prima parte del prossimo anno.
Discorso simile per l’offerta. Che ha visto scemare il proprio rialzo “a 4,6 mb/d nel 2022 da 4,8 mb/d prevista in precedenza e a 1 mb/g nel 2023 da 1,7 mb/g”.
Nelle ultime settimane si è dibattuto molto del taglio dell’Opec+ alla produzione da 2 mb/d, nonostante le avvisaglie americane. Gli strascichi continuano anche se “dato che la maggior parte dei paesi membri produce ben al di sotto delle loro quote, il taglio dei barili “reali” è inferiore tra 880.000 b/d e 1,2 mb/g. Le revisioni al ribasso delle prospettive di approvvigionamento sono state moderate da un aggiornamento di 270.000 b/d della produzione russa nel 2023 e da modesti guadagni nella crescita non-OPEC”, specifica il report dell’Oies.
COSA ASPETTARSI DAI PREZZI
Infine, riguardo l’andamento dei prezzi, l’aspettativa del centro studi “di riferimento per il Brent è declassata a $100.8/b da $105.1/b nel 2022 e a $94/b da $105.8/b nel 2023. Ci aspettiamo che il Brent rimanga sui 90 dollari verso la fine dell’anno e si ritiri ulteriormente verso gli 80 dollari nel primo semestre 2023 sulle pressioni negative della domanda, prima di rimbalzare nella seconda metà dell’anno e potenzialmente rompere di nuovo il tetto di 100 dollari/b nel quarto trimestre”.
Per il prossimo anno si dovrebbe restare entro i 110 dollari al barile, assistendo ancora a fasi di poca crescita globale. “Nonostante i tagli dell’OPEC+, le eccedenze di mercato previste nel secondo semestre 2022 e nel primo semestre 2023 sono migliorate rispettivamente di 120.000 b/d a 1,1 mb/g e di 170.000 b/d a 700.000 b/d”.