Secondo un rapporto congiunto della Banca europea per gli investimenti (Bei) e dell’Ufficio europeo dei brevetti (Ueb) il 22% delle tecnologie pulite e sostenibili sviluppate a livello globale proviene dall’Unione europea. Germania e Francia in testa
Se dovessimo trovare la parola o il concetto chiave di questi giorni in Europa sarebbe senza dubbio “mercato unico”. Le elezioni di giugno si avvicinano, partirà una nuova legislatura a Bruxelles e Strasburgo e tra i tanti punti interrogativi sui prossimi cinque anni c’è quello della traiettoria Ue sulla politica energetica, ambientale e climatica. In questo senso, dovranno fungere da pilastri il recente rapporto Letta sulla competitività e il primo discorso di Mario Draghi a La Hulpe, in Belgio, che anticipa la sua relazione prossima all’uscita. Ma non solo. E’ di oggi un altro rapporto, stilato congiuntamente da Bei e Ueb (rispettivamente la Banca europea degli investimenti e l’Ufficio europeo dei brevetti), secondo cui il mercato unico europeo è il fattore preponderante per continuare a vedere l’Unione Europea in prima fila nella diffusione delle tecnologie pulite per la transizione energetica.
PER LE TECNOLOGIE PULITE SERVE UN FORTE MERCATO UNICO
Oltre il 70% degli innovatori dell’Unione europea che brevettano tecnologie pulite e sostenibili hanno meno di cinquemila dipendenti. Quasi un terzo di loro (principalmente piccole imprese e mid-cap), dà priorità al proprio mercato nazionale mentre due terzi richiederanno l’Unione europea come il principale mercato di espansione per il futuro, spiega il report. L’Ue garantisce oggi oltre un quinto, il 22%, delle invenzioni di tecnologie pulite. Germania e Francia guidano il resto dei Paesi a livello comunitario, mentre nel resto del mondo primeggiano Usa, Giappone e – ovviamente – Cina.
Dal 1997, ricordano la Bei e l’Ueb, sono più del 12% le invenzioni registrate in tutto il mondo che si sono pubblicate al campo delle tecnologie pulite e sostenibili, con le tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio in testa, seguite da importanti depositi di brevetti per mobilità sostenibile e alternative alla plastica, nonché per le tecnologie di adattamento ai cambiamenti climatici e la fabbricazione pulita. In totale, parliamo di più di 750.000 invenzioni legate alle tecnologie pulite e sostenibili (decarbonizzazione, decontaminazione dell’aria e dell’acqua, adattamento al riscaldamento) pubblicate nei 39 paesi della EPO. “L’Europa è in prima linea nell’innovazione delle tecnologie pulite, e un mercato unico pienamente funzionante all’interno dell’Unione europea è il catalizzatore necessario per rafforzare il suo primato. Il Gruppo Bei si impegna a sostenere la competitività dell’Europa investendo nelle tecnologie a zero emissioni nette e nell’efficienza delle risorse”, ha dichiarato Nadia Calviño, Presidente della Banca europea per gli investimenti . “Il capitale di rischio ei finanziamenti strategici che offriamo agli innovatori delle tecnologie pulite ci consentono di promuovere lo sviluppo e l’adozione di tecnologie all’avanguardia e quindi una crescita più verde e più equa nonché un futuro sostenibile.”
Questo, invece, il commento di António Campinos, Presidente dell’Ufficio europeo dei brevetti: “Il rapporto è confortante in un contesto di temperature da record e di obiettivi di sviluppo sostenibile sempre più urgenti. Diffondere le tecnologie pulite e sostenibili è essenziale per garantire un futuro migliore. Se da un lato è incoraggiante vedere gli inventori nell’UE fare da capofila nella brevettazione delle tecnologie verdi, dall’altro è fondamentale che a livello di proprietà intellettuale mondiale si continua ad approfondire la collaborazione tutela dell’innovazione con l’incarico all’UEB di amministrare il nuovo sistema brevettuale unitario, che fornisce una protezione brevettuale più economica e più semplice in 17 Stati membri dell’UE sotto forma diritto di unico.”. Nel periodo 2017-2021, i 39 Stati dell’EPO hanno contribuito al 27% di tutte le invenzioni mondiali ad alto valore nel campo delle tecnologie pulite. I principali contributori in Europa sono stati Germania, Francia e Regno Unito.
SERVIRANNO REGOLE CONFORMI
Per quanto riguarda il quadro giuridico per dare slancio alle imprese, gli innovatori delle tecnologie pulite dell’Ue indicano che le politiche di sostegno preferite restano quelle legate alla coerenza normativa all’interno dell’Unione europea e al più rapido accesso ai fondi, spiega poi il rapporto. Per raccogliere questa sfida, il Gruppo Be ha lanciato programmi come l’Iniziativa per i campioni tecnologici europei – European Tech Champions (ETCI) – e l’Iniziativa Scale-up. Si tratta di strumenti che prevedono vari meccanismi di finanziamento, tra cui prestiti, garanzie, capitale di avviamento, sostegno al capitale di rischio e venture debito strategico, finalizzati a colmare il deficit di risorse ea sostenere le imprese nelle varie fasi di crescita.
Gli innovatori cleantech dell’Ue rimangono principalmente concentrati sui mercati dell’Ue per la loro crescita. Anche se il 29% delle aziende europee dà attualmente la priorità al proprio mercato nazionale, il 61% considera l’Ue come il proprio mercato chiave per il futuro, si legge ancora dal report. La scalata in Europa non è priva di sfide. Mentre le piccole imprese indicano l’accesso ai finanziamenti come priorità per portare le nuove tecnologie sul mercato, il 43% e il 55% delle medie e grandi imprese, rispettivamente, citano una regolamentazione coerente nell’Ue come il modo principale per promuovere la commercializzazione.
IL PROBLEMA DELLA COMPETITIVITA’ UE NON SOLO PER LE TECNOLOGIE
Mario Draghi ed Enrico Letta, dicevamo, hanno già messo nero su bianco cosa dovrà fare l’Unione Europea per diventare più forte e competitiva. “Ci manca una strategia su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie”, ha ammonito nel discorso in Belgio l’ex capo della Bce ed ex premier italiano. “Oggi investiamo meno in tecnologie digitali e avanzate rispetto a Stati Uniti e Cina, anche per la difesa, e abbiamo solo quattro attori tecnologici europei globali tra i primi 50 a livello mondiale. Manca una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali da un terreno di gioco globale ineguale causato da asimmetrie nelle normative, nei sussidi e nelle politiche commerciali”. Per Draghi, “senza azioni politiche strategicamente progettate e coordinate, è logico che alcune delle nostre industrie ridurranno la capacità produttiva o si trasferiranno al di fuori dell’Ue”. Ecco perché riguardo alla strategia sul clima, “in un mondo in cui i nostri rivali controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, tale agenda deve essere combinata con un piano per proteggere la nostra catena di approvvigionamento, dai minerali critici alle batterie fino alle infrastrutture di ricarica”.
Il grido ad una strategia unica, per un’Unione più forte politicamente e industrialmente, è arrivato anche da Enrico Letta. L’Ue si è ben comportata di fronte alla crisi pandemia e alla nuova invasione russa in Ucraina, ha spiegato nel rapporto “Much more than a market. Speed, security, solidarity. Empowering the Single Market to deliver a sustainable future and prosperity for all EU Citizens”. Ma “nonostante una risposta così unitaria, oggi esiste il rischio reale di perdere slancio per l’integrazione del mercato, con una possibile recessione all’orizzonte. Gli effetti della crisi persistono, riflettendosi in diverse misure nazionali che rischiano di mettere a repentaglio la coesione del mercato unico”. E dunque, “se si vuole puntare a far rimanere le aziende del settore energetico nel Vecchio Continente, allora occorre una integrazione totale delle economie dei singoli Stati membri. A maggior ragione se la direzione intrapresa e su cui accelerare è quella della decarbonizzazione”.
SALTA ANCORA L’ACCORDO SULLA TASSAZIONE ENERGETICA
Intanto, però, è notizia di oggi il nuovo mancato accordo sulla tassazione energetica unitaria. Un dossier sospeso da almeno tre anni che continua a dividere i Paesi membri dell’Ue. Eppure, anche qui il monito di Letta è stato messo nero su bianco: “E’ necessario un rapido accordo sull’ETD per fornire il giusto incentivo alle energie rinnovabili in tutto il mercato unico”.
IL RAPPORTO BEI-UEB SI LEGGE QUI