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Co2

Net Zero, Le aziende internazionali sono in ritardo con gli obiettivi prefissati per il 2030

“Le strategie climatiche di ventiquattro dei maggiori ‘leader climatici’ sono del tutto inadeguate e ambigue”. Cosa dice il rapporto “Corporate Climate Responsibility Monitor 2023”, pubblicato think tank NewClimate Institute e Carbon Market Watch, sulle strategie di riduzione delle emissioni di CO2

Due think tank hanno studiato 24 aziende internazionali del settore industriale, dei servizi e del commercio per stilare una classifica delle loro strategie di riduzione delle emissioni di CO2; scrive il quotidiano francese Le Monde

Le multinazionali non si dimostrano all’altezza dei loro programmi ufficiali di ‘net zero’, riduzione dell’impronta di carbonio, e di apparire più ecologiche. Questa è la conclusione del rapporto “Corporate Climate Responsibility Monitor 2023”, pubblicato lunedì 13 febbraio dai think tank NewClimate Institute e Carbon Market Watch.

CORPORATE CLIMATE RESPONSIBILITY MONITOR 2023

Le promesse fatte da parte delle aziende internazionali del settore industriale, dei servizi e del commercio di “zero emissioni di carbonio” a lungo termine distraggono da un preoccupante ritardo. In effetti, spiega il rapporto “Corporate Climate Responsibility Monitor 2023“, pubblicato lunedì 13 febbraio dai think tank NewClimate Institute e Carbon Market Watch, “i loro impegni per il 2030 sono meno della metà di quelli necessari per rimanere al di sotto della soglia di 1,5°C di riscaldamento” stabilita dall’accordo di Parigi del 2015, un obiettivo ormai fuori portata. Nessuna delle aziende intervistate è sfuggita alle critiche, anche se Maersk ha dominato per la sua “integrità” e “trasparenza”.

L’armatore danese, che sta avviando un ambizioso programma di combustibili puliti per le sue navi portacontainer, è seguito da Apple, ArcelorMittal (acciaio), Google, H&M, Holcim (cemento), Microsoft, Stellantis (PSA-Fiat-Chrysler, automotive) e Thyssenkrupp (acciaio). In fondo alla classifica troviamo American Airlines, Carrefour, JBS (alimentari) e Samsung Electronics; scrive Le Monde. Questo campione rappresenta il 10% del fatturato delle 500 aziende più grandi del mondo e le aziende del campione affermano di essere leader nella neutralità delle emissioni di carbonio, mentre “la maggior parte non rappresenta un esempio di leadership di buone pratiche”.

NET ZERO: LE PARTICHE INGANNEVOLI

Per poter affermare di aver rispettato i propri impegni – si legge su Le Monde – queste aziende prevedono di compensare tra il 23% e il 45% delle proprie emissioni di gas serra (GHG), anziché ridurle. Questi meccanismi, che consistono, ad esempio, nel piantare alberi o nello stoccare la CO2 emessa, rappresentano “una grossa insidia per la credibilità delle loro strategie climatiche”, avverte il rapporto, allarmato dalla deriva di tali pratiche, che tuttavia sono ben accettate dagli organismi di certificazione. Il documento avverte che tali pratiche ingannano i consumatori e gli investitori ed espongono le aziende a cause legali e a rischi di reputazione.

Ma gli autori  del rapporto sottolineano anche che “la loro divulgazione continua e incoerente non facilita una buona comprensione”. Gli obiettivi e le misure dell’azienda “sembrano escludere oltre l’80% dei suoi siti”. “Meno dell’11% dei suoi 5.799 negozi in Francia e meno del 20% dei suoi 13.894 negozi nel mondo” sono interessati da questi obiettivi. Inoltre, “gli impegni concreti rimangono ambigui”, in particolare la volontà di ridurre i gas serra a monte, presso i propri fornitori (industria alimentare, manufatti). Gli autori dello studio deducono che con questa portata limitata, l’obiettivo del gruppo di Alexandre Bompard – la neutralità di carbonio nel 2040 – si tradurrà solo in una riduzione dell’1% delle sue emissioni totali rispetto al 2019.

STELLANTIS: I DATI

Stellantis – sottolinea Le Monde – è una delle aziende con la valutazione più alta del panel. Circa l’85% delle sue emissioni di gas serra deriva dall’uso dei suoi veicoli. Per la casa automobilistica sarà quindi più facile decarbonizzare aumentando rapidamente la produzione di veicoli elettrici. L’obiettivo del suo amministratore delegato, Carlos Tavares, è quello di essere “net zero carbon” entro il 2038, limitando al 10% la quota di compensazione delle emissioni di anidride carbonica, in particolare in Paesi come il Brasile e l’India, dove il gruppo continuerà a vendere auto con motore a combustione.

Se raggiungerà l’obiettivo del 2030 (100% di auto elettriche vendute in Europa e 50% negli Stati Uniti), i motori a combustione saranno ancora molto presenti, e questo è uno dei motivi per cui Stellantis è accreditato di “moderata integrità”. Secondo il rapporto, il gruppo ha assunto “posizioni contrastanti e contraddittorie nei suoi sforzi di lobbying politico, sia a sostegno che contro un’azione climatica più incisiva” Ad esempio, ha sottovalutato le emissioni del ciclo di vita di alcuni veicoli e si è rifiutato di sottoscrivere l’impegno assunto da alcuni concorrenti di produrre solo auto elettriche entro il 2035. È stato anche ellittico su come vuole produrre il 50% di energia rinnovabile entro il 2025. Tavares rimane uno dei dirigenti del settore più critici nei confronti del velocissimo ritmo di transizione del parco auto imposto da Bruxelles.

(Tratto dalla Rassegna stampa estera – Epr Comunicazione)

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