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Germania

Nord Stream 2 e non solo: ecco perché Berlino guarda anche al Gnl

L’Energiewende sta traghettando il paese verso le emissioni zero a colpi di gas: entro il 2038 verranno spente le centrali a carbone e quelle nucleari

La Germania, che rappresenta la più grande economia europea, sta affrontando un cambiamento epocale nel settore energetico, quella transizione – comune anche ad altri paesi – che i tedeschi chiamano “Energiewende”. Nel corso degli anni, in nome della Energiewende, Berlino ha iniettato ingenti somme di denaro del settore privato anche tramite incentivi pubblici destinati alle energie rinnovabili. Ora sembra arrivata “l’era del gas” anche per traghettare il paese verso la fine del carbone e del nucleare. Ma con l’avvento del Nord Stream 2 sembrano quasi superflui i due nuovi impianti di rigassificazione di Gnl programmati dal governo tedesco. Che però si faranno. Ecco perché.

IL PROBLEMA DELLA GRADUALE ELIMINAZIONE DELLE CENTRALI A CARBONE E NUCLEARI ENTRO IL 2038

Quando si guarda alla Germania bisogna partire da un dato: circa 200 miliardi di dollari sono stati investiti in turbine eoliche e celle fotovoltaiche per ridurre le emissioni di gas serra. Nonostante la crescente quota di rinnovabili, il carbone rappresenta però una parte ancora significativa del mix energetico tedesco. Inoltre, dopo il disastro giapponese di Fukushima, l’energia nucleare è caduta in disgrazia presso l’opinione pubblica tedesca acuendo, in prospettiva, il problema della graduale eliminazione delle centrali a carbone e nucleari entro il 2038 che richiederà, naturalmente, fonti aggiuntive per integrare l’energia intermittente eolica e solare.

IL GAS COMBUSTIBILE PONTE IDEALE VERSO UN FUTURO A ZERO EMISSIONI

La natura relativamente pulita e abbondante del gas naturale ne fanno il “combustibile ponte” ideale, verso un futuro a zero emissioni di carbonio. Per questo, il governo tedesco ha dimostrato negli ultimi anni, di essere molto attento al sostegno degli investimenti nelle infrastrutture gas per garantire un approvvigionamento stabile e affidabile di energia a basso costo, come avvenuto con il Nord Stream 2. L’infrastruttura ha però rappresentato il progetto energetico con le maggiori divisioni politiche in Europa e Usa degli ultimi anni. Sebbene la costruzione sia sulla buona strada per essere completata, con circa 1.000 chilometri di tubi già saldati insieme, Berlino ha anche accettato di investire in due nuovi impianti di rigassificazione Gnl per i quali sono in competizione tre siti: Wilhelmshaven, Brunsbuettel e Stade.

IL GNL? PER MOTIVI “POLITICI”

Ma come mai la decisione di realizzare impianti di rigassificazione Gnl quando sono previsti oltre 55 miliardi di metri cubi l’anno aggiuntivi in arrivo dalla Russia tramite il Nord Stream 2? I recenti sviluppi riguardanti il gasdotto russo hanno fortemente influenzato l’atteggiamento di Berlino nei confronti del Gnl. La pressione politica di diversi Stati membri dell’Est europeo e degli Stati Uniti per annullare il progetto hanno costretto la Germania a proporre misure per contrastare l’argomento dell’eccessiva dipendenza dalla Russia. Invece di cedere alle pressioni, Berlino ha preso la decisione di sostenere la costruzione di diversi impianti di Gnl. Anche se in termini economici la scelta non ha molto senso.

PERCHÉ LA SCELTA NON HA SENSO DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO

Il mercato del gas nell’Europa nord-occidentale è liquido e ben integrato attraverso interconnessioni che collegano consumatori e produttori dell’area del Mare del Nord. La Germania, inoltre, si trova al centro di tre grandi paesi produttori di gas: Norvegia, Paesi Bassi e Russia che hanno sempre garantito un flusso di energia a basso costo che ha avvantaggiato l’industria tedesca mantenendo bassi i costi e competitivi i prodotti. Tuttavia, le prospettive energetiche della regione non sembrano brillanti nel gas: tanto per cominciare il Mare del Nord, che per lungo tempo, è stata un’importante area di produzione, sta esaurendo le risorse. Il governo olandese ha deciso di ridurre gradualmente la produzione e di cessarla del tutto entro il 2030. La Norvegia, d’altro canto, non è in grado di aumentare ulteriormente le esportazioni. Il che lascia solo la Russia a colmare il divario nei confronti dei fornitori tradizionali di nord stream 2energia.

SE L’ITALIA PIANGE ANCHE LA GERMANIA NON RIDE

Al pari dell’Italia che da sempre sconta un prezzo dell’energia superiore a quello europeo per diverse ragioni – strutturali, liquidità del mercato, tasse – anche in Germania l’Energiewende ha notevolmente aumentato la bolletta per i tedeschi, ora tra le più alte dell’Ue. Gli elevati costi associati alla transizione energetica aumentano, quindi, ancora di più, la necessità di gas naturale a basso costo per evitare ulteriori aumenti dei prezzi. E il gasdotto russo è più economico del Gnl. Pertanto, i piani per la realizzazione dei due impianti di Gnl richiederebbero sovvenzioni pubbliche in un’economia di mercato standard. A ciò va aggiunto che l’Ue dispone di un’infrastruttura Gnl sviluppata ma sottoutilizzata, di cui viene utilizzato circa un terzo. E che i prezzi elevati in Asia hanno dirottato le spedizioni dall’Europa verso Est, in quanto i produttori possono guadagnare di più rifornendo giganti asiatici di Gnl come Giappone, Cina e Corea del Sud.

IL VANTAGGIO TEDESCO? MAGGIORE FLESSIBILITA’ PER ARGINARE I PREZZI DI GAZPROM

Nonostante ciò, tuttavia, gli impianti di Gnl potrebbero avvantaggiare i clienti tedeschi. Per molto tempo, l’Europa è stata il mercato più redditizio per Gazprom a causa della relativa dipendenza del continente e dei prezzi elevati. L’introduzione del Gnl, secondo alcuni analisti, potrebbe fungere da tetto ai prezzi che il gigante russo del gas potrebbe fissare per il suo combustibile aggiungendo flessibilità al mercato anche nei futuri negoziati con Gazprom.

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