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Energia Norvegia

Il grande progetto della Norvegia per la cattura della CO2

Si chiama Longship e ambisce a diventare un modello per la decarbonizzazione degli altri paesi. Ma in passato la Norvegia ha fallito sulla cattura del carbonio

La Norvegia sta sviluppando un progetto di cattura e stoccaggio del carbonio che, se avrà successo, potrebbe venire replicato in altre parti d’Europa.

Con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS, in inglese) si intende quella tecnologia che permette appunto di “catturare” l’anidride carbonica prodotta da alcuni processi e di “sequestrarla” senza che venga rilasciata nell’atmosfera.

Il nome del progetto norvegese è Longship, come le navi utilizzate dai vichinghi, e ha un costo di 3 miliardi di dollari. Il Financial Times lo definisce “cruciale” per la Norvegia, che è il principale produttore di petrolio e gas dell’Europa occidentale – ma non dell’Unione europea, di cui non fa parte – e che punta a ridurre le emissioni di CO2 senza danneggiare le proprie industrie pesanti, importanti per l’economia.

LE ASPETTATIVE SU LONGSHIP, E I RISCHI

Ci sono grandi aspettative su Longship. Ben van Beurden, amministratore delegato della compagnia petrolifera Shell, ha detto ad esempio che il progetto – sostenuto dal governo norvegese – “pone [il paese] all’avanguardia di un qualcosa che non potrà che aumentare di importanza”.

Ma ci sono anche dei rischi, come fa notare il Financial Times. La Norvegia aveva già puntato in passato sullo sviluppo di un sistema per la cattura e lo stoccaggio della CO2 – addirittura paragonato all’allunaggio per importanza –, che però si rivelò “una catastrofe” e venne abbandonato a causa dei costi molto più alti del previsto.

Stavolta, tuttavia, la Norvegia ha optato per un approccio diverso. La tecnologia di cattura si concentrerà sulle applicazioni industriali, in settori come quelli del cemento, del vetro o dei fertilizzanti che emettono grandi quantità di anidride carbonica durante i loro processi produttivi.

Il settore del cemento, in particolare, rappresenta il 6-8 per cento del totale globale delle emissioni, ma solo un terzo di queste è legato al consumo energetico: il resto è una conseguenza del processo di calcinazione, che prevede la combustione del calcare; attualmente, non esistono processi alternativi.

IL PROGETTO PILOTA

Il sistema Longship verrà applicato in maniera sperimentale alla fabbrica di cemento Norcem nella città di Breivik. Il governo norvegese coprirà circa i quattro quinti dei costi del progetto pilota e anche la maggior parte della spesa per la costruzione di un impianto per la cattura del carbonio entro il 2024. La prima ministra Erna Solberg ha detto al Financial Times che Longship potrebbe essere “un successo per la tecnologia e le aziende norvegesi”.

La Norvegia potrebbe anche finanziare parzialmente un secondo progetto di cattura del carbonio in un impianto di incenerimento dei rifiuti, ma soltanto se anche l’Unione europea deciderà di investirvi.

L’INIZIATIVA NORTHERN LIGHTS

Il governo norvegese sta anche supportando Northern Lights, un’iniziativa legata a Longship che riunisce le compagnie petrolifere Equinor, Total e Shell e che consiste nello stoccaggio della CO2 sotto il fondale del mare del Nord. Anche altre aziende potranno accedere allo stoccaggio: l’iniziativa è stata descritta come il primo utilizzo commerciale delle tecnologie di cattura e sequestro del carbonio nella forma di servizio. Anche se il metodo potrebbe richiedere diverso tempo prima di diventare remunerativo.

LE TASSE SUL CARBONIO

Alcuni analisti – scrive il Financial Times – sono inoltre preoccupati per l’aumento delle tasse sul carbonio, che andranno a finanziare il progetto Longship. La Norvegia ha fatto sapere che entro il 2030 triplicherà le tasse sul carbonio per le società non petrolifere; per la stessa data ha intenzione di dimezzare le proprie emissioni (rispetto ai livelli del 1990).

IL PARADOSSO NORVEGESE

Il dibattito sui costi del progetto Longship e delle politiche di decarbonizzazione riflette la difficoltà, per la Norvegia, di bilanciare il suo ruolo di importante produttore petrolifero con l’immagine di nazione attiva nel contrasto ai cambiamenti climatici. Ad esempio, il paese prosegue con le esplorazioni di petrolio e gas nel mare Artico, ma nello stesso concede generose misure di sostegno ai veicoli elettrici per incentivarne le vendite (che infatti l’anno scorso hanno raggiunto livelli molto alti).

Lo stesso ministro dell’Ambiente, Sveinung Rotevatn, ha parlato di “paradosso norvegese”.

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