Pichetto inserisce nucleare nel Pniec, la Commissione Ue annuncerà dazi sulle auto elettriche cinesi entro venerdì, Urso dice basta alle politiche Ue ideologiche. La rassegna stampa
Il nucleare finisce nel Pniec. “Dobbiamo renderci conto della realtà, dobbiamo mettere il nucleare, quello di nuova generazione, non più le grandi centrali ma somme modulari”, ha detto il ministro Gilberto Pichetto Fratin in un’intervista pubblicata sull’edizione odierna de Il Foglio. La Commissione Europea potrebbe annunciare già oggi gli attesi dazi sulle importazioni di auto Made in China. Tutto è pronto e Bruxelles punta a chiudere il dossier in settimana. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dice basta alle politiche ideologiche in Ue. “Le regole sulla siderurgia, sull’auto, sul packaging, la direttiva “case green”. Ridurre la burocrazia, snellire le procedure, agire sempre con una visione di neutralità tecnologica. Basta con le follie ideologiche”, ha detto il ministro in un’intervista rilasciata a La Stampa.
PICHETTO INSERISCE IL NUCLEARE NEL PNIEC
“Dopo tante discussioni, il governo Meloni riapre all’energia atomica in Italia con due passi concreti. “Nell’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) mettiamo nello scenario anche il nucleare, perché è la via obbligata”, dice al Foglio il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. “In Italia consumiamo circa 305 TWh di energia elettrica all’anno – ha detto il ministro alla Festa dell’Innovazione del Foglio –. Gli analisti dicono che la proiezione al 2050 è di un consumo di 700-750 TWh. Il fotovoltaico produce di giorno e ha il problema dei terreni; l’eolico possiamo farlo offshore ma funziona solo quando c’è vento; si possono fare gli accumuli con le batterie, ma serve il litio…”. Insomma, dice il ministro: “Noi il mix energetico per raggiungere quei 750 TWh non ce l’abbiamo. Dobbiamo renderci conto della realtà, dobbiamo mettere il nucleare, quello di nuova generazione, non più le grandi centrali ma somme modulari”, si legge sull’edizione odierna de Il Foglio.
“Il passaggio formale arriva quindi con la revisione del Pniec, il documento che indica come raggiungere gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, ma anche di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività. (…) il ministro Pichetto ritiene inevitabile la scelta del nucleare. Il Pniec era stato presentato l’anno scorso alla Commissione europea e, all’epoca, il nucleare era inserito solo nell’ambito dei progetti di ricerca. Dopo un anno di commenti e discussioni con gli stakeholder, il 30 giugno il governo inserirà nella versione definitiva del Pniec questa storica novità: il nucleare”, continua il giornale.
“Il ministro ha fatto anticipare agli scenaristi le loro conclusioni, inizialmente previste per settembre, proprio per poter integrare nel Pniec uno scenario al 2040-2050 che prevede un’Italia con una sua produzione nucleare. Che dovrebbe essere pari circa al 20 per cento della proiezione del consumo (i 700-750 TWh indicati da Pichetto Fratin). La svolta atomica, naturalmente, non ha l’obiettivo di sostituire le rinnovabili ma di integrarle per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione con il nucleare di nuova generazione ( Small modular reactor Smr e Advanced modular reactor Adr)”, continua il giornale.
“Il secondo passo concreto nella medesima direzione riguarda l’adeguamento della parte legale con l’incarico del Mase a Giovanni Guzzetta, costituzionalista dell’Università di Roma Tor Vergata, di definire “il quadro giuridico-regolamentare” rispetto al nucleare. “Il professor Guzzetta dovrà definire quale deve essere l’iter autorizzativo, come e a chi dovrà chiedere l’autorizzazione chi intende mettere un reattore”, dice il ministro Pichetto. (…) Nel Piano che definisce il futuro prossimo della politica energetica del paese si riconosce che non potrà fare a meno del nucleare. Questa svolta è resa possibile anche dalla decisione dell’Unione europea di inserire l’energia atomica nella tassonomia verde e dalla possibilità di remunerare gli impianti nucleari con la “compensazione a due vie” usata per le rinnovabili”, si legge sul quotidiano.
COMMISSIONE UE PRONTA AD ANNUNCIARE DAZI CONTRO AUTO CINESI
“Auto elettriche cinesi, l’Ue è pronta allo scontro con Pechino. Dopo mesi di verifiche la Commissione europea è decisa ad annunciare i dazi sulle vetture pulite «made in China». La decisione di restrizione è praticamente cosa fatta, e l’obiettivo è dare un’accelerata al dossier questa settimana. Bruxelles potrebbe annunciarla già oggi. Si lavora agli ultimi dettagli, incluso l’entità del sovra-costo, la cui definizione potrebbe anche far slittare la decisione a giovedì, ammettono fonti ben informate. Cambia poco. L’intenzione di agire c’è, ed è l’anticamera di una guerra commerciale con un Paese che è pronto a ritorsioni”, si legge sull’edizione odierna de La Stampa.
“Pechino avrebbe già una lista pronta di merci europee da colpire con propri dazi all’esportazione. Tra queste anche prodotti agro-alimentari, lattiero-caseari e alcolici. C’è dunque il «made in Italy» del cibo con i suoi prodotti di qualità a finire nella contesa sino-europea, comunque non immediata, poiché i dazi Ue non scatterebbero immediatamente. Le misure restrittive possono scattare entro 13 mesi dall’apertura dell’inchiesta, avviata il 4 ottobre 2023. Si concede dunque a Pechino del tempo per risolvere la questione in via amichevole entro novembre di quest’anno al più tardi. Alle autorità cinesi verrà comunque concesso un mese per rispondere ai rilievi della Commissione.(…) Su un’eventuale imposizione di dazi saranno comunque gli Stati membri a decidere, con voto a maggioranza qualificata (55% dei Paesi e rappresentanza di almeno il 65% della popolazione Ue). Sull’entità della stangata a Bruxelles si sceglie fin qui la riservatezza, ma gli analisti si attendono un aumento dell’imposta doganale fino al 25%. Quel che è certo è che questa misura europea colpirebbe ogni singola impresa oggetto dell’indagine della Commissione, inclusa Byd, il più grande venditore di veicoli elettrici al mondo, con ricavi pari a 63 miliardi di euro”, continua il giornale.
“È stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ad annunciare l’avvio di un’indagine approfondita sui sussidi del governo cinese ai propri produttori di auto a batteria. Si vedeva l’ombra di aiuti di Stato concessi per favorire le imprese nazionali, in un’aperta violazione delle regole di concorrenza, che per l’Unione europea rappresenta un’entrata a gamba tesa su un capitolo importante del Green Deal, l’agenda sostenibile a dodici stelle, e il rilancio competitivo dell’industria dell’Ue. (…) Il messaggio che si invia alla Repubblica Popolare è che l’Europa non intende accettare il dumping cinese e le misure per vendere sottocosto nel mercato unico le tecnologie che servono per la transizione verde”, continua il giornale.
“(…) Si tiene il punto come già fatto per i pannelli fotovoltaici e l’acciaio, altri prodotti cinesi già oggetto di precedenti restrizioni europee. E ci si allinea agli Stati Uniti, facendo del braccio di ferro Ue-Cina uno confronto Oriente-Occidente. Poco meno di un mese fa, il 14 maggio, il presidente americano Joe Biden ha decretato una stretta sull’import di auto elettriche cinesi, quadruplicandone i dazi già decretati dal suo predecessore Donald Trump, e facendoli salire al 100% del valore reale del bene. (…) Gli Usa hanno fatto dunque da apripista, e l’Ue si aggiunge forte delle decisioni prese oltre-Atlantico. Pechino è avvisata”, conclude il giornale.
URSO: “BASTA POLITICHE UE IDEOLOGICHE”
“Adolfo Urso, ministro delle Imprese del Made in Italy, guarda già oltre il risultato delle urne. Insomma, benedice il risultato, archivia il voto e rilancia sugli obiettivi di legislatura. Quella italiana ma anche quella europea, visto che dalla prossima settimana a Bruxelles inizieranno le «danze» per la nuova commissione. «Dalle urne», ribatte, «esce un governo rafforzato». È soddisfatto naturalmente, e sottolinea come il risultato rappresenti «il migliore viatico degli italiani a Giorgia a poche ore dal vertice del G7 in Puglia». Del resto, aggiunge, dati alla mano, «è il leader con il maggiore consenso», si legge sull’edizione odierna de La Stampa.
“«Lei (Giorgia Meloni ndr) esprime appieno il sentimento dei cittadini e il loro desiderio di cambiare la rotta dell’Europa. Giorgia ha affermato la sua leadership prima con la forza delle idee e ora anche con quella dei voti». (…) «Tutte le forze di maggioranza sono cresciute rispetto alle elezioni politiche di due anni fa: non era mai accaduto. Questo rafforza il governo sotto ogni aspetto. E dà più forza all’Italia in Europa, dove è accaduto esattamente il contrario. Siamo considerati i più stabili, quindi i più affidabili».”, continua il giornale.
“Il paradigma della nuova Commissione Europea sarà la sicurezza economica. L’Europa come gli Stati Uniti dovrà realizzare una politica industriale assertiva con risorse comuni per restituire competitività alle imprese, sostenere la produzione e il lavoro e tutelare il mercato interno dalla concorrenza sleale. Su questo si allarga il consenso tra gli Stati ed emergeranno nuove maggioranze in Parlamento sui singoli dossier».”, continua il giornale.
«(…) Le regole sulla siderurgia, sull’auto, sul packaging, la direttiva “case green”. Ridurre la burocrazia, snellire le procedure, agire sempre con una visione di neutralità tecnologica. Basta con le follie ideologiche. Torni il buon senso, le ragioni di chi lavora e produce». A giorni intanto arrivano i dazi contro l’importazione di auto elettriche cinesi. ..«Biden ha recentemente innalzato i dazi al 102, 5%, se non ci difenderemo anche noi, verremo travolti dalla sovrapproduzione cinese sussidiata dallo Stato». (…) «Sì. Ci lavoriamo da mesi perché siamo convinti che anche sulle auto si possa accrescere la produzione nazionale e i riscontri sono positivi. Proprio per questo abbiamo investito sulla siderurgia e abbiamo incentivato la microelettronica, due settori che sono alla base della produzione di veicoli. Nella prima parte di quest’anno segniamo già 8, 5 miliardi di nuovi investimenti produttivi sui chip, primi in Europa. Altrettanto faremo con la tecnologia green e la mobilità elettrica. Produttori, non solo consumatori». (…) «Giorgia mi ha affidato un mandato che presuppone almeno una legislatura. Ho sei riforme importanti che porterò nelle prossime settimane in Consiglio dei Ministri, dalla Legge quadro sullo Spazio alla Legge annuale sulla concorrenza, al decreto sulle materie prime critiche, al Codice degli incentivi, la prima legge annuale sulle Pmi, la riforma del settore dei carburanti. E poi dobbiamo mettere a terra il Piano transizione 5.0: il primo progetto europeo che incentiva nel contempo le due transizioni, digitale e green, con 13 miliardi di euro rivolti alle imprese. Non lascio il lavoro a metà”, conclude il quotidiano.