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Opec+ aumenta barili ma il primo trimestre del 2026 ci sarà lo stop

L’Opec+ ha deciso di aumentare la produzione giornaliera di petrolio di 137 mila barili da dicembre. L’alleanza guidata da Arabia Saudita e Russia ha annunciato che i suoi otto membri principali sospenderanno però ogni incremento nel primo trimestre del 2026. Perché l’Opec+ ha preso questa decisione?

L’Opec+ ha invertito la rotta accelerando sulle estrazioni per poi stopparsi i primi tre mesi di gennaio 2036. La decisione, spiegano i ministri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio, riflette la stagionalità della domanda, che tende a indebolirsi nei primi mesi dell’anno quando le raffinerie riducono i volumi per manutenzione ma le ragioni sono più complesse.

I MOTIVI DIETRO L’AUMENTO

Il motivo è duplice. Come riporta La Repubblica, da un lato gli otto Paesi (tra cui Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman) ambiscono a recuperare parte della quota di mercato conquistata dagli Stati Uniti. Dall’altro, gli aumenti rispondono alle pressioni del presidente Trump che chiede prezzi del petrolio più bassi per contenere l’inflazione in patria e minare le finanze con cui la Russia di Putin paga la guerra in Ucraina. L’eccesso di offerta ha spinto al ribasso le quotazioni, ma poco dopo sono subentrate le nuove sanzioni di Trump alle compagnie russe Rosneft e Lukoil. Questo ha innescato un balzo improvviso dei prezzi. Da non sottovalutare, poi, il fatto che sulla fragile situazione geopolitica sui mercati pesano anche i timori per una possibile escalation militare in Venezuela, ricco di greggio.

IL RISCHIO DI UN ECCESSO DI OFFERTA

La decisione di aggiungere 137 mila barili al giorno a dicembre ma sospendere ogni ulteriore incremento a gennaio, febbraio e marzo, come spiegano i ministri dell’Opec+, riflette la stagionalità della domanda, che tende a indebolirsi nei primi mesi dell’anno quando le raffinerie riducono i volumi per manutenzione. Secondo quanto si legge su La Stampa, gli analisti temono un surplus di offerta l’anno prossimo. «Esiste uno scenario credibile di sovrapproduzione nel 2026», ha avvertito Wael Sawan, amministratore delegato di Shell. Dopo aver aumentato le quote di produzione di 2,91 milioni di barili al giorno nel corso del 2025, pari al 2,7% della domanda globale, il cartello ha progressivamente rallentato il ritmo. L’Opec+ afferma di voler «monitorare costantemente le condizioni di mercato» e mantenere la possibilità di invertire le riduzioni o ripristinare parte delle quote aggiuntive di 1,65 milioni di barili decise nel 2023. I ministri torneranno a riunirsi il 30 novembre per valutare prezzi e tagli.

LE SANZIONI A ROSNEFT E LUKOIL

Le sanzioni americane di Trump contro Rosneft e Lukoil, i due principali produttori russi, hanno avuto effetti. Il prezzo del petrolio ha registrato dei picchi e le quotazioni sono risalite a 65 dollari. Secondo Energy Aspects, tra 1,4 e 2,6 milioni di barili di petrolio russo al giorno potrebbero essere colpiti, soprattutto verso l’India. Alcuni osservatori restano scettici sull’efficacia delle misure, ricordando le reti alternative create da Mosca per aggirare i divieti. «Le esportazioni sembrano stabili, ma gli effetti reali si vedranno tra tre o quattro settimane», ha detto Jorge León di Rystad Energy. L’amministrazione americana ha detto che le sanzioni sono la conseguenza dei modesti progressi del Cremlino.

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