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Scisto Shale Oil

Perché l’industria shale americana loda l’OPEC+

Il cartello dell’OPEC e l’industria americana dello shale sono stati rivali per gran parte dello scorso decennio. Poi è arrivata la pandemia

Vicki Hollub, amministratrice delegata di Occidental Petroleum – uno dei principali produttori di petrolio negli Stati Uniti – ha lodato gli sforzi dei membri dell’OPEC e dei loro alleati per il bilanciamento del mercato del greggio, dopo lo storico crollo dei prezzi del 2020.

A detta di Hollub, l’OPEC+ ha gestito la situazione in maniera “eccellente”. “Ogni compagnia statunitense del petrolio e del gas sta apprezzando i loro sforzi”.

LA RIVALITÀ TRA L’OPEC E L’INDUSTRIA SHALE

Il cartello dell’OPEC – poi ampliatosi in OPEC+ a seguito della collaborazione con altri esportatori come la Russia – e l’industria americana dello shale sono stati rivali per gran parte dello scorso decennio. Nel 2014, ad esempio, l’Arabia Saudita decise di aumentare l’offerta di greggio sul mercato, provocando una forte diminuzione dei prezzi, proprio con l’obiettivo di far fallire i produttori statunitensi. Il settore però, complessivamente, resse.

LA CRISI AMERICANA

Il cambio di tono da parte di uno dei rappresentanti più importanti dell’industria shale si deve al fatto che l’anno scorso, a causa della pandemia di coronavirus, gli Stati Uniti hanno perso circa il 15 per cento della loro produzione, ovvero 2 milioni di barili al giorno. Bloomberg scrive che la crescita futura del settore è complicata dalle difficoltà dei produttori di accedere al credito e dalle pressioni degli investitori, che chiedono ritorni maggiori.

Vicki Hollub non è particolarmente ottimista. Il mese scorso, parlando durante la conferenza sull’energia CERAWeek, aveva dichiarato che “il forte calo dell’attività negli Stati Uniti, insieme agli alti tassi di declino dello shale e alla pressione della comunità degli investitori per il mantenimento della disciplina invece che per la crescita significa, a mio avviso, che lo shale non tornerà dov’era negli Stati Uniti”.

Secondo Hollub sono necessari “troppi investimenti” per far tornare gli Stati Uniti ai livelli di output di circa 13 milioni di barili al giorno raggiunti nel primo trimestre del 2020.

COSA PENSA OCCIDENTAL PETROLEUM SUL BREAKEVEN

Hollub ha detto che i paesi dell’OPEC+ “stanno cercando di tornare ad una situazione offerta-domanda”, ripristinando parte della produzione dopo i tagli più profondi all’output ma senza andare oltre i livelli di richiesta nella seconda metà dell’anno.

“Molti dei paesi nel mondo hanno bisogno di 60 o 70 o 80 dollari per il break even”, per pareggiare i conti. “Penso che nel 2022 arriveremo a 70 dollari o meglio”.

Attualmente il greggio Brent, il principale benchmark internazionale, ha un prezzo di circa 62 dollari al barile.

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