La Germania fa marcia indietro sul nucleare. Intanto in una lettera inviata venerdì alla Commissione europea, visionata dal Financial Times, i ministri di 12 stati membri dell’UE dotati di reattori nucleari hanno affermato che è “imperativo” che l’Ue riconosca la “natura complementare delle fonti energetiche nucleari e rinnovabili”.
Si apre un nuovo scenario a livello europeo per il rilancio del nucleare nei paesi che avevano deciso di abbandonare l’atomo. La Germania ha infatti deciso di abbandonare l’opposizione all’atomo come primo segnale di avvicinamento alla Francia del nuovo governo di Berlino guidato dal cancelliere conservatore Friederich Merz.
FRANCIA E GERMANIA A BRACCETTO SULLA TASSONOMIA UE
Secondo il Financial Times, Berlino avrebbe fatto sapere a Parigi che non ostacolerà più gli sforzi della Francia che da anni spinge affinché l’energia nucleare venga trattata alla pari delle rinnovabili nell’ambito della legislazione Ue.
Si tratta di un notevole passo in avanti visto che la controversia sull’utilizzo dei fondi legati alla tassonomia europea ha ritardato numerose decisioni di politica energetica europea, anche durante la crisi innescata dall’invasione russa dell’Ucraina.
PERCHÉ LA GERMANIA ERA CONTRARIA
La Germania, che lo scorso anno ha coperto oltre il 60% del suo consumo di elettricità con energie rinnovabili, si è a lungo opposta alla proposta di Parigi di etichettare l’energia atomica come “verde”. La Francia ricava circa il 70% della sua elettricità dall’energia atomica.
Le preoccupazioni di Berlino derivavano in parte dal timore che l’industria francese potesse acquisire un vantaggio competitivo grazie alla sua flotta di 56 reattori, mentre l’industria tedesca deve ancora fare i conti con l’impatto degli elevati prezzi del gas in seguito all’interruzione dell’approvvigionamento di carburante russo a basso costo.
CAMBIO DI ROTTA CHE COINCIDE CON L’OMBRELLO NUCLEARE DI MACRON
Il cambio di rotta arriva proprio nel momento in cui Merz sta cercando di esplorare le modalità con cui la Germania possa unirsi allo scudo nucleare francese come deterrente contro una futura aggressione russa.
I DODICI PAESI EUROPEI DOTATI DI NUCLEARE HANNO SCRITTO A BRUXELLES PER SDOGANARE IL NUCLEARE ANCHE NEGLI AIUTI DI STATO
In una lettera inviata venerdì alla Commissione europea, visionata dal Financial Times, i ministri di 12 stati membri dell’UE dotati di reattori nucleari hanno affermato che è “imperativo” che l’Ue riconosca la “natura complementare delle fonti energetiche nucleari e rinnovabili”. Hanno chiesto un aggiornamento di un’indagine esistente sul settore nucleare dell’Unione, per spianare la strada ai governi affinché concedano aiuti di Stato ai progetti nucleari e inviino un “segnale chiaro” alle aziende e agli investitori sui benefici dell’energia atomica.
L’AUSTRIA RIMANE L’UNICO PAESE CONTRARIO AL NUCLEARE
L’Austria rimane l’unico Stato membro dell’UE fermamente contrario all’energia nucleare. Paesi come i Paesi Bassi e il Belgio hanno ribadito il loro impegno per l’energia atomica, dopo essersi impegnati a chiudere i reattori.
IL RILANCIO ITALIANO PASSA PER NUCLITALIA
Gli ultimi paesi in ordine di tempo a ripensare al nucleare sono stati l’Italia e il Belgio. In Italia il 28 febbraio il governo Meloni ha approvato un disegno di legge delega “in materia di energia nucleare sostenibile”. Al suo interno sono presenti una serie di princìpi che, dopo l’approvazione del testo da parte del Parlamento, il Governo dovrà seguire per reintrodurre la produzione di energia nucleare in Italia.
L’auspicio del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin è che il disegno di legge sia approvato dal Parlamento entro la fine di quest’anno. Successivamente, il governo avrà 12 mesi di tempo per approvare i decreti legislativi con cui avviare di nuovo la produzione di energia nucleare in Italia. Il governo ha sottolineato che il piano prevede comunque il “superamento delle esperienze nucleari precedenti”. “Si assicura una cesura netta rispetto agli impianti nucleari del passato, destinati alla definitiva dismissione, salvo eventuale riconversione, e l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, incluse le tecnologie modulari e avanzati”. Tradotto, l’obiettivo dell’esecutivo è quello di puntare sui cosiddetti small modular reactors (SMR), piccoli reattori nucleari che possono generare meno energia rispetto ai tradizionali reattori delle centrali e potrebbero essere affidati ai privati – in primis le aziende energivore – ma che però, per il momento, sono ancora nella fase di messa a punto per la produzione in serie e arriveranno, secondo le previsioni tra la fine e gli inizi degli anni ’30.
Proprio per velocizzare il processo la scorsa settimana è stata lanciata una newco, “Nuclitalia” la nuova società dedicata allo sviluppo del nucleare nel nostro Paese che sarà partecipata da tre aziende di Stato: la maggioranza, con il 51% delle quote, è in capo a Enel, il 39% è in capo ad Ansaldo Energia, e il restante 10%, è di Leonardo, il più importante produttore italiano in ambito militare.
IL BELGIO FA MARCIA INDIETRO SUL NO AL NUCLEARE
Anche il Parlamento belga, con una larga maggioranza, ha approvato la scorsa settimana lo stop al phaseout dalle centrali nucleari entro il 2025, cancellando la promessa di abbandonare l’atomo e aprendo la porta alla possibile costruzione di nuovi reattori. Un segnale che il Belgio vuole candidarsi tra i protagonisti della rinascita del l’energia dell’atomo. Il nuovo governo conservatore ha fatto del nucleare il pilastro della sua strategia energetica, convinto che il Belgio potrà garantirsi sicurezza, autonomia e prezzi stabili. La Commissione Europea ha già dato il via libera al piano di prolungamento della vita dei reattori Doel 4 e Tihange 3, considerata una misura “necessaria e proporzionata” per la sicurezza energetica nazionale.