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Emissioni Banche

Per la cattura della Co2 opportunità da 4 trilioni di dollari

Chrysalix Venture Capital e una start-up canadese Svante, hanno proposto di realizzare politiche che rendano i mercati della Co2 non solo fattibili ma anche redditizi.

Le conseguenze del cambiamento climatico stanno diventando sempre più visibili. L’innalzamento del livello del mare, gli incendi, le ondate di calore e gli eventi meteorologici estremi stanno già seminando il caos ovunque e potrebbero costare all’economia globale qualcosa come un trilione di dollari nei prossimi cinque anni in infrastrutture, riduzione delle rese dei raccolti, problemi di salute e perdita di manodopera, secondo quanto stimato in un report del Carbon Disclosure Project (CDP).

QUANTA CO2 C’È NELL’ARIA

Gran parte del cambiamento climatico è stata causata dal riscaldamento globale, dovuto all’aumento dei livelli di carbonio nell’atmosfera. L’attività industriale ha diffuso nell’aria circa 2.200 gigatonnellate di CO2 dalla rivoluzione industriale del 19esimo secolo in poi e continua ad emettere altre 40 GT ogni anno. Di questo passo, potremmo superare il limite di 2.620 GT in poco più di un decennio, causando danni irreversibili a interi ecosistemi, economie e comunità.

LE PROPOSTE DI CHRYSALIX VENTURE CAPITAL E SVANT

Eppure, nonostante questa minaccia sia molto reale, ci sono pochi incentivi per limitare le emissioni di carbonio e una carenza di politiche che potrebbero incoraggiare o regolamentare l’industria. Ora un esperto afferma che la speranza di evitare un cambiamento climatico catastrofico risiede nelle tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio (CCSU). Wal van Lierop di Chrysalix Venture Capital e un investitore di una start-up canadese che si occupa di cattura del carbonio, Svante, hanno proposto di realizzare politiche che rendano i mercati del carbonio non solo fattibili ma anche redditizi.

QUANTO COSA UNA TONNELLATA DI CO2? DIPENDE

Qual è il costo delle emissioni di carbonio? Dipende. L’amministrazione Trump stima che una tonnellata di CO2 causa da 1 a 7 dollari di danni sociali domestici. Una cifra molto prudente se si considera che Morgan Stanely stima che il cambiamento climatico è già costato al mondo più di 650 miliardi di dollari negli ultimi tre anni, mentre Moody’s Analytics prevede che un aumento di 2 gradi centigradi potrebbe costare all’economia globale 69 trilioni di dollari entro il 2100.
Il vero costo del cambiamento climatico potrebbe essere più vicino ad almeno 50 dollari per tonnellata in base alle previsioni di Morgan Stanely, mentre il costo sociale globale sarebbe sui 417 dollari per tonnellata secondo un nuovo studio condotto da Katharine Ricke dell’UC San Diego, pubblicato su Nature Climate Change

CON 100 DOLLARI ALLA TONNELLATA CONVENIENZA PER TUTTI

Lierop sostiene che il prezzo del carbonio, la tecnologia CCSU e le politiche devono essere tali da rendere più redditizia la cattura, la riconversione o lo stoccaggio permanente dell’anidride carbonica rispetto all’emissione nell’atmosfera. Se i responsabili politici dovessero fissare il prezzo della CO2 a 100 dollari per tonnellata, le 40 GT di CO2 che il mondo emette ogni anno rappresenterebbero un’opportunità pari a 4 trilioni di dollari per le aziende di cattura del carbonio. Una cifra che sembra mostruosa ma basta considerare che in effetti rappresenta solo il 5% dell’economia globale ed è certamente inferiore ai quasi 70 trilioni di dollari di danni che l’economia subirebbe altrimenti a fronte di un vero e proprio disastro climatico.

NEGLI USA GIA’ ESISTE UN SISTEMA DI PAGAMENTO PER IL CCSU

In realtà non è un’idea così inverosimile. Negli Stati Uniti esiste un credito pari a 20 dollari per tonnellata metrica di ossido di carbonio ‘catturato’ con strumenti di cattura del carbonio qualificato prima della data di entrata in vigore del Bipartisan Budget Act. Si tratta essenzialmente di un codice fiscale che fornisce un credito d’imposta basato sulle prestazioni per i progetti di cattura del carbonio che può essere richiesto quando un progetto ammissibile ha immagazzinato in modo sicuro l’anidride carbonica catturata in formazioni geologiche, come i giacimenti petroliferi e le formazioni saline; oppure viene utilizzato – in forma di CO2 catturata o di monossido di carbonio – come materia prima per produrre carburanti, prodotti chimici e prodotti come il calcestruzzo, in modo da ridurre le emissioni come previsto dai requisiti federali.

Oggi, gli Stati Uniti pagano 35 dollari/t per l’utilizzo della CO2 catturata nel recupero del petrolio (EOR) o dei combustibili sintetici e 50 dollari/t per il sequestro della CO2 nello stoccaggio geologico. Una legge in esame potrebbe modificare l’attuale sistema per attuare un credito ancora più alto per la cattura diretta, rispettivamente 43,75 dollari/t e 65,50 dollari/t.

Questo livello di prezzi, tuttavia, potrebbe essere ancora troppo basso per incoraggiare le aziende di cattura del carbonio il cui punto di pareggio è superiore a 50 dollari/t. L’accoppiamento dell’attuale sistema Usa con un sistema “Fee and Dividend” potrebbe essere una soluzione più efficace. Questo sistema è attualmente all’esame della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti: in sostanza le tasse riscosse con il sistema di tassazione del carbonio verrebbero distribuite sotto forma di dividendi a tutti i cittadini statunitensi per compensare l’aumento dei prezzi del gas e i costi elevati dei beni a base di idrocarburi.

I PRECEDENTI DI STRIPE, MICROSOFT, LYFT, SKY E IKEA

Potrebbe sembrare strano ma in realtà esistono dei precedenti: l’anno scorso, ad esempio, la società di pagamenti online Stripe ha annunciato che pagherà 1 milione di dollari ogni anno alle aziende per togliere tonnellate di carbonio dall’atmosfera. Stripe sostiene di aver già compensato completamente le sue emissioni di gas serra e prevede di investire in progetti verdi che riducono le emissioni altrove.

Anche Microsoft ha fissato l’obiettivo di essere ‘Co2 negative’ entro il 2030, il che significa che prevede di rimuovere dall’atmosfera più anidride carbonica di quanta ne emetta. L’obiettivo finale dell’azienda è quello di rimuovere dall’ambiente entro il 2050 tutto il carbonio che l’azienda ha emesso dalla sua fondazione nel 1975.
Nel frattempo, l’azienda di ride-hailing Lyft si è impegnata a raggiungere la piena neutralità compensando l’impatto del carbonio di ogni sua corsa. Nei 12 mesi fino a maggio 2019, l’azienda ha acquistato 2.062.500 tonnellate metriche di compensazioni, un investimento costoso per sostenere le sue credenziali verdi. Inoltre, l’azienda sta acquistando energia rinnovabile per ogni spazio ufficio, hub per i conducenti e miglio di veicoli elettrici sulla sua piattaforma.

Il gigante dei media Sky è neutro dal 2006; il conglomerato multinazionale Siemens si è impegnato a diventarlo dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2030, mentre il produttore di mobili IKEA si è prefissato l’obiettivo di raggiungere l’obiettivo entro il 2030.

Purtroppo, le aziende del settore energetico – alcuni dei maggiori responsabili delle emissioni di carbonio – si distinguono per la loro assenza in questa lista di oltre 100 aziende che si sono impegnate a ridurre la loro impronta di carbonio utilizzando la cattura del carbonio e altre tecnologie, evidenzia il Carbon Disclosure Project.

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