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Idrogeno A Basse Emissioni

Per la Sicilia un futuro nell’idrogeno

L’energia rinnovabile prodotta in eccesso nel Nord-Africa verrà esportata in Sicilia, dove sarà impiegata per produrre idrogeno

L’energia rinnovabile prodotta in eccesso nel Nord-Africa verrà esportata in Sicilia, dove sarà impiegata per produrre idrogeno. Il progetto potrebbe concretizzarsi entro il 2040. È quanto riporta il quotidiano La Sicilia aggiungendo che “il futuro da qui al 2040, che vede ingenti investimenti già in corso in questi mesi in Nord-Africa e uno studio di ‘power-to-gas’ concentrato sulla Libia, dove la forte presenza di fonti fossili favorisce il reperimento di anidride carbonica e da cui partono i più grandi gasdotti del Mediterraneo verso la Sicilia. È questa la Sicilia ‘nuovo hub energetico dell’Euromediterraneo’, raccontata dal Med & Energy report redatto in chiave di sostenibilità dal centro studi Srm collegato al gruppo Intesa Sanpaolo (team coordinato da Massimo Deandreis e Alessandro Panaro) e dall’Energy e Security Lab del Politecnico di Torino”.

LO STUDIO

“Lo studio evidenzia come il Covid19 abbia modificato velocemente le strategie dei player mondiali. La domanda globale di energia, già calata nel ‘lockdown’, è stimata entro fine anno a -6%, con un -8% di richiesta di carbone, -4% di gas e -9% di petrolio. Quindi la Sicilia, che oggi è hub energetico tradizionale con i gasdotti che l’attraversano dal Nord-Africa e i porti di Augusta e Milazzo fra i primi cinque d’Italia per traffico marittimo di combustibili, è destinata a rivedere le proprie strategie puntando sullo stoccaggio di gas naturale liquefatto per il quale, purtroppo, l’Isola è molto in ritardo a causa delle lentezze burocratiche”, prosegue il quotidiano.

LE INTERCONNESSIONI PREVISTE CON IL NORD-AFRICA

“Gli investimenti del ‘Green New Deal’ inaugurato dalla Commissione Ue puntano ora sul potenziale di fonti rinnovabili del Nord-Africa di 620 GW di installato entro il 2040. Ipotizzando un tasso di elettrificazione da rinnovabili pari al 50% nel Nord-Africa, sarebbe possibile coprire l’intero fabbisogno di tali Paesi e avere anche un surplus annuale di 423 TWh disponibile per l’esportazione verso l’Europa. In quest’ottica sono in fase di autorizzazione (come si evince dalla cartina elaborata dall’Energy & Security Lab) i nuovi cavidotti TuNurl fra Tunisia e Malta (che proseguirà sul nuovo cavidotto in fase di realizzazione fra Malta e Sicilia) e TuNur2 fra la Tunisia e l’ex centrale di Montalto di Castro, vicino Roma, per esportare l’energia rinnovabile prodotta nel deserto del Sahara e convogliata dall’area di Rejim Maatoug. Si aggiungeranno i TnIt 1 e 2 fra Al Huwariyah, sulla costa tunisina, e Partanna, in Sicilia (costo 600 mln di euro, entro il 2025) e il cavo DzIt fra Chefia (inAlgeria) e la Sardegna che, a sua volta, si connetterà con la nuova linea Tyrrhenian Link che Terna progetterà fra Selargius, in Sardegna, la centrale Caracoli di Termini Imerese e Montecorvino, in Campania”, aggiunge il quotidiano siciliano.

“In totale, rileva il report Med & Energy, fra Africa ed Europa, considerando come punti di approdo anche Spagna, Grecia e i Balcani, è prevista la realizzazione di 20 nuove interconnessioni (3 sono in costruzione, 9 in fase di concessione, 1 pianificata e 7 in fase di discussione), con un investimento stimato di circa 21 mld di euro”, conclude il quotidiano.

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