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Perché Calenda e Toti si azzuffano sul rigassificatore di Vado Ligure

“La questione è perché si sposta il rigassificatore di Piombino a Vado”, dice il leader di Azione spiegando il no del suo consigliere regionale ex Pd, Sergio Rossetti. Ieri, il governatore Toti dopo la seduta ha risposto alle accuse: ” Siamo di fronte alla sindrome del mio carniere di voti

Dopo Piombino, Vado Ligure. La questione del nuovo rigassificatore targato Snam si è già spostata in Liguria in termini di polemiche, anticipando di tre anni lo spostamento effettivo della nave.

Le ultime vicissitudini vengono dalla seduta di ieri in Consiglio regionale. Vediamo cosa è successo.

AZIONE E NON SOLO: CHI HA DETTO COSA IN CONSIGLIO

Nella giornata di ieri, come riportato dalle agenzie, il Consiglio regionale della Liguria ha
bocciato, con 19 voti contrari e 12 favorevoli, la risoluzione unitaria della minoranza che esprimeva contrarietà al rigassificatore tra Savona e Vado, impegnando Toti e la sua giunta a invitare il Governo a sospendere l’iter autorizzativo. Via libera, con maggioranza speculare, all’ordine del giorno dei gruppi di maggioranza che chiede al Governo “adeguate risorse per la realizzazione di opere di
accompagnamento destinate a infrastrutture e progetti di valorizzazione del territorio savonese”.

Dalla Lega, il capogruppo della Lega Stefano Mai ha ritirato l’ordine del giorno con cui si impegnava Toti a chiedere al governo “almeno un miliardo di euro per opere di accompagnamento”, ma anche “cospicue agevolazioni sulle bollette energetiche di famiglie e imprese residenti nei Comuni del territorio interessato dal progetto” e pure “ad attivarsi affinché il tracciato delle tubature per il
trasporto del Gnl non vada a interferire con le varie coltivazioni di pregio presenti sul territorio”.

La richiesta di opere compensative è allora stata indirizzata nel documento della maggioranza. “Mi è stata garantita la modifica del tracciato a terra, che preserverà le aree agricole interessate da coltivazioni di pregio come l’albicocca di Valleggia e la granaccia”, ha spiegato Mai. Che ha ribadito che “l’Italia ha bisogno di gas, la Liguria si è data disponibile per ospitare il rigassificatore e aiutare il Paese. Noi abbiamo chiesto semplicemente che anche l’Italia ci aiuti”.

Dal Pd, invece, il consigliere Roberto Arboscello ha protestato a nome di tutte le opposizioni: “Basta, basta, basta. Savona non può essere il posto dove finisce tutto quello che non sapete dove mettere e che Bucci non vuole, basta schiaffi al territorio savonese”. Non sono solo le forze politiche a
esprimere contrarietà al progetto, ma anche associazioni, comitati, sindacati, enti locali, categorie economiche, balneari, albergatori, commercianti, unione industriali, persino il vescovo di Savona. Un intero territorio chiede rispetto: quando si approvano ordini del giorno all’unanimità decade ogni tipo di alibi di strumentalizzazione politica”.

CHE COSA HA DETTO GIOVANNI TOTI SU VADO LIGURE

Rispondendo alle accuse emerse in Consiglio regionale sul progetto di Snam di spostare la nave rigassificatrice Golar Tundra a Vado Ligure, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha detto ieri di avere “massimo rispetto per i cittadini che protestano, per i sindaci che rappresentano il proprio territorio e per le associazioni di categoria che ci sottopongono le proprie osservazioni, ho meno rispetto per chi alimenta paure e sospetti pretestuosi con la volontà di bloccare il progresso di un Paese alle prese con i contraccolpi della crisi economica”.

“Il percorso su cui ci stiamo confrontando – ha aggiunto Toti – è all’inizio e chi pretende oggi di esprimersi lo fa sulla base di un pregiudizio o di un interesse politico: tutta la discussione è stata orientata ad una specie di schizofrenia per cui chi ha votato a Roma il Piano energetico nazionale del governo Draghi oggi qui non ha coraggio oppure, peggio, usa la preoccupazione legittima e comprensibile di una parte dei cittadini per lucrare qualche volto. Siamo oltre la sindrome ‘Nimby’, ovvero ‘non nel mio giardino’, qui siamo di fronte alla sindrome del mio carniere di voti, per cercare di
lucrare qualche consenso sul territorio alimentando le paure e opponendosi ad un’opera che rientra in un Piano nazionale votato a Roma anche dal centrosinistra”.

Secondo Toti, “nei prossimi mesi il progetto iniziale dovrà essere accuratamente esaminato da una serie di strutture e soggetti tecnici attraverso la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nazionale, la Commissione tecnica di sicurezza cui si aggiunge anche il vaglio della Conferenza dei servizi, con il
coinvolgimento di 53 enti e soggetti tecnici, tra cui i Vigili del fuoco, le Asl, la Capitaneria, deputati a rilasciare le indispensabili autorizzazioni. Solo se tutti questi passaggi andranno a buon fine, con tutte le modifiche che i Comuni, i singoli cittadini o altri soggetti possono chiedere, il progetto
definitivo, diverso da quello iniziale, sarà realizzato”.

“Non sta né in cielo né in terra. Ho sentito qualcuno che uscendo dall’incontro con la struttura commissariale denunciava la mancanza di confronto. Il confronto c’è stato e continuerà tra la struttura commissariale, con Snam e Rina, e i sindaci, le associazioni di categoria, i sindacati: tutti sono stati convocati più volte in sede sia tecnica sia politica tanto che il progetto si sta modificando proprio grazie a questo confronto e ai suggerimenti opportuni e utili avanzati dal territorio. Se invece – sottolinea il commissario – qualcuno intende il confronto come una corrida in piazza e non come un confronto istituzionale, è fuori dalle regole della democrazia rappresentativa”.

“Al contempo – ha promesso Toti – apriremo il tavolo di confronto per arrivare all’accordo di programma che il governo si è impegnato a sottoscrivere, finanziando le infrastrutture di accompagnamento utili a rendere più competitivo il territorio che ospita un’infrastruttura strategica a livello nazionale. Su questo ci sarà sicuramente una richiesta economica al governo, dopo che ci saremo confrontati con i sindaci, la Provincia e le associazioni di categoria sulle priorità da realizzare, partendo da quelle indicate nel Priimt che possono servire da timone. Arriveremo quindi a definire cifre e tempi di realizzazione”.

“Siamo abituati alle proteste per tutto, contro i campi eolici o i pannelli solari, fino all’alta velocità ferroviaria Torino-Lione”, ha aggiunto poi ieri il governatore. “Ricordo bene quando si protestava contro la Tap, quando doveva sbarcare sulle coste pugliesi, intervento che poi ci ha permesso di vivere un inverno meno complesso. La protesta è assolutamente legittima, ma – conclude il commissario – molto spesso cavalcata da qualcuno per mero opportunismo politico. Credo che se i grandi partiti comprendessero che su alcuni temi di interesse nazionale occorre dialogare e remare nella stessa direzione si farebbe solo il bene del Paese”.

TOTI INCASSA L’APPOGGIO DI MAURIZIO LUPI

Dopo queste parole, il presidente della Liguria ha incassato il supporto del gruppo Noi moderati guidato da Maurizio Lupi. “Voglio dire al governatore della Liguria Giovanni Toti di non credere a chi gli dice che sul progetto del Rigassificatore di Vado è solo”, ha affermato.

“Con il gruppo di Noi moderati siamo con lui, insieme a milioni di cittadini che si sono stancati di sentir dire da amministratori poco responsabili sempre e solo no, per paura o perché pressati da chi ostenta tesi pseudoscientifiche, che con la realtà hanno poco a che fare ma vogliono solo alimentare le paure e i sospetti. Dobbiamo andare oltre alla logica nimby  e imparare che ci sono sicuramente molti vantaggi nell’accogliere nuove proposte energetiche che taglieranno le bollette a tutto vantaggio dei cittadini liguri”.

AZIONE DI CARLO CALENDA S’AZZUFFA CON TOTI

Molto pepe, in seno agli oppositori, è stato messo dal gruppo di Azione e Italia Viva. “Riformisti nimby. Questa ancora non si era mai vista. In Liguria anche Azione ed Italia viva, le ormai divorziate forze del Terzo polo, sono contrarie alla ricollocamento della nave rigassificatrice Golar Tundra, oggi a Piombino, a quattro chilometri di mare dal porto di Vado ligure, un passo da Savona”, riporta oggi Il Foglio.

“Nulla contro i rigassificatori, ma bisogna fermare l’operazione tutta politica del governatore Giovanni Toti”, spiegano dall’ex Terzo Polo. “La nave, acquistata da Snam durante il governo Draghi, è strategicamente fondamentale, con i suoi cinque miliardi di metri cubi di gas stoccabili, per liberare l’Italia dalla dipendenza dal gas russo. Ieri il consiglio regionale ligure ha dedicato alla questione una seduta straordinaria”, ricorda ancora il quotidiano diretto da Claudio Cerasa.

Commentando la questione, stamani ai microfoni di Mattino 24 su Radio 24, Paolo Mieli ha commentato: “Sergio Rossetti, consigliere regionale di Azione (da pochi giorni arrivato dal PD), dice no al rigassificatore a Vado Ligure per osteggiare Toti. E’ come se lo avesse detto Calenda, il quale dovrebbe fare ordine tra i suoi perchè sono già messi male”.

“Ovviamente questa è una lettura falsa e sbagliata”, ha risposto Carlo Calenda su X. “La questione è perché si sposta il rigassificatore di Piombino a Vado. Visto che a Piombino ha tutte le autorizzazioni e a Vado no. La realtà è che la Meloni vuole favorire il suo sindaco (di Piombino) e Toti vuole il terzo mandato. Siamo favorevoli a fare un rigassificatore a Vado se serve”. “Anzi – ha chiosato il leader di Azione – ho dichiarato che sono pronto ad andare a spiegarlo ai cittadini di Vado come fatto a Piombino. Non siamo favorevoli a spostarlo da Piombino a Vado per ragioni politiche. Se vi capita ogni tanto approfondite invece di sparare la prima caxxata che vi viene in mente dopo aver bevuto il caffè”.

LA RISPOSTA DI TOTI ALLE OPPOSIZIONI DI AZIONE

“Caro Carlo Calenda, io farò il bambacione ma tu ti nascondi dietro le fanfaronate: a Piombino, lo sai bene, la procedura di urgenza del Governo Draghi prevede solo tre anni di stazionamento. A Piombino il rigassificatore sta in banchina a Vado starebbe off shore. Quindi assai meno impattante. E a Livorno un rigassificatore off shore c’è già, raddoppiarlo a pochi chilometri magari non è il massimo. Vado e il sistema portuale della Liguria sono più vicini e sinergici rispetto alle grandi aree produttive del Nord. Tutte cose che sai bene, o sapevi benissimo. E che hai sempre difeso, prima di essere contagiato dalla sindrome del No, portata in dote dai tuoi nuovi consiglieri Pd. Ora ti manca solo di dire che il modello Genova non esiste, non ti è mai piaciuto e… scegliere un’armocromista”, così ha risposto poco fa su X il presidente della Liguria Giovanni Toti.

COSA VUOLE IL WWF SUL RIGASSIFICATORE DI VADO

Intanto, come riportato stamani sull’agenzia stampa di Energia Oltre, il WWF ha presentato formali osservazioni in merito al progetto di spostamento della nave rigassificatrice da Piombino a Vado Ligure. Il procedimento denominato “Emergenza gas – Incremento della capacità di rigassificazione: progetto di ricollocazione nell’alto Tirreno del FSRU Golar Tundra e del nuovo collegamento alla rete nazionale di trasporto del gas naturale” presentato da Snam FSRU Italia Srl è stato puntualmente contestato nel merito, oltre che nella forma. L’associazione ha evidenziato, richiamando i dati ufficiali ministeriali, l’assoluta inutilità dei rigassificatori galleggianti, sia quello oggetto delle osservazioni, sia quello che si vorrebbe installare a Ravenna, ai fini della sicurezza energetica nazionale.

Il nostro Paese – aggiunge il WWF – ha già, infatti, una conclamata ridondanza di capacità di approvvigionamento gas: oltre 83 miliardi di metri cubi all’anno, senza fare ricorso al gas russo, a fronte di consumi che sono in costante calo (da 76,4 miliardi di metri cubi nel 2021 si è scesi, infatti, a 68,7 miliardi di metri cubi nel 2022, pari a circa 7,7 miliardi di metri cubi in meno). Inoltre, il progressivo sviluppo delle fonti rinnovabili ci permetterà nel 2030 di fare a meno di altri 20 miliardi di metri cubi di gas. Le nuove infrastrutture per il gas pagate a caro prezzo dai cittadini italiani, non servono quindi per migliorare la sicurezza energetica nazionale e sembrano funzionali al solo sostentamento dell’uso di quelle fonti fossili che dovrebbero essere abbandonate in ottica di contrasto alla crisi climatica: ad oggi, infatti, questi interventi assorbono finanziamenti e investimenti che dovrebbero essere destinati, invece, alla transizione energetica e molto presto si trasformeranno in stranded asset: in sintesi, soldi sprecati che si sarebbero dovuti usare per la transizione energetica.

L’idea di trasformare l’Italia in un hub del gas non ha più senso e futuro perché contrasta con il necessario processo di decarbonizzazione: il gas naturale è costituito da metano, un gas serra con potere climalterante fino ad 83 volte quello della CO2, inoltre la sua combustione produce emissioni di CO2 (oggi è la maggiore fonte di emissioni in Italia). Nelle sue osservazioni il WWF ha evidenziato numerosi elementi problematici, anche in merito alla localizzazione, che portano a ritenere l’intervento proposto non accettabile per contrasto con indicazioni normative ed ambientali, per la sua manifesta inutilità ai fini della sicurezza energetica e, nel merito, per gli impatti sinergici non mitigabili sulla comprovata sensibilità dei siti interessati. Da ultimo, il WWF si è riservato di intervenire con maggiore dettaglio nella procedura di valutazione di impatto ambientale nazionale, recentemente avviata dalla Commissione Tecnica PNIEC-PNRR, e se del caso di procedere con le opportune azioni legali a difesa del territorio ligure e della salute dei suoi cittadini.

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