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Petrolio

Perché con l’embargo petrolifero Ue la Russia perderebbe metà delle sue entrate

Mosca sta pensando di reindirizzare i flussi di petrolio dall’Europa all’Asia

L’embargo petrolifero che l’Unione Europea intende imporre alla Russia è diventata la notizia del mese. Al momento non è stato finalizzato e ci sono poche probabilità che lo sarà presto, almeno nella forma che vorrebbe l’Ucraina. L’UE infatti riceve un quarto del suo petrolio dalla Russia e, insieme agli Stati Uniti, ha scatenato una raffica di sanzioni contro Putin a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

Sebbene l’industria petrolifera e del gas russe siano state obiettivo di sanzioni – come lo furono Iran e Venezuela – finora l’unica azione intrapresa è stata da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito, che hanno annunciato entrambi dei divieti sulle importazioni di petrolio russo, nessuno dei quali però avrà un effetto immediato.

L’UE è stata oggetto di pressioni intense da parte del governo ucraino affinché colpisca il petrolio e il gas russi e, sulla base di dichiarazioni pubbliche di vari funzionari, si è impegnata a farlo in un secondo momento. Nel frattempo la Russia continua a vendere petrolio e gas a tutta l’Europa, anche se molti acquirenti europei di petrolio si sono auto-sanzionati e hanno ridotto i loro acquisti di idrocarburi russi.

LA RUSSIA PENSA A REINDIRIZZARE I FLUSSI DI PETROLIO DALL’EUROPA ALL’ASIA  

Secondo vari rapporti, anche senza un embargo petrolifero l’industria petrolifera russa sta già risentendo dell’impatto delle sanzioni, e lo stesso presidente Putin ha ammesso che le sanzioni hanno influito sul normale funzionamento dell’industria, affermando che la Russia potrebbe dover riorientare i suoi flussi di petrolio dall’Europa all’Asia.

Tuttavia non è chiaro quanto sia stato grave il colpo e quanto sarà grave un embargo completo sul petrolio da parte dell’UE. Questa settimana uno dei critici più accesi del Cremlino, Mikhail Khodorkovsky, ha affermato che “se Putin dovesse reindirizzare le esportazioni di petrolio e gas dai mercati europei a quelli asiatici, perderebbe più della metà delle sue entrate. In quelle circostanze sarebbe in grado di continuare la guerra? E per quanto tempo? È difficile dirlo, ma penso che sarebbe un colpo molto grave”.

Naturalmente, per un esponente così critico nei confronti delle politiche di Mosca come Khodorkovsky sarebbe stato sorprendente avere qualcos’altro da dire sulla vulnerabilità della Russia ad un embargo petrolifero. Sarebbe anche sorprendente aspettarsi che le autorità russe ammettessero l’intera portata di un potenziale contraccolpo derivante da un embargo petrolifero. La chiave, tuttavia, non sta nell’effetto assoluto di un simile embargo, ma nell’effetto relativo che un embargo petrolifero avrebbe sull’Unione Europea.

LE PREVISIONI DELL’AIE SUL PETROLIO RUSSO IN EUROPA

La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio greggio e il più grande esportatore di greggio e prodotti petroliferi. Prima che le sanzioni la colpissero, più della metà delle esportazioni di petrolio della Russia andavano verso l’UE. Da allora, la quantità di petrolio russo destinato all’Europa è diminuita e, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, il mese prossimo diminuirà ulteriormente, raggiungendo i 3 milioni di barili al giorno, a causa della chiusura dei pozzi.

Naturalmente, un calo così sostanziale della produzione si farà sentire a Mosca, e la sensazione non sarà piacevole. Eppure un embargo completo – e, soprattutto, immediato – sul petrolio russo si farà sentire ancora più spiacevolmente nell’UE perché i fornitori alternativi avranno bisogno di tempo per intervenire e sostituire il greggio russo.

LE MISURE DEI GOVERNI EUROPEI CONTRO IL CARO ENERGIA

I governi europei stanno già mettendo in atto delle misure per aiutare i cittadini a far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia e dei prezzi del carburante: in Francia, Germania, Italia e Spagna sono stati applicati degli sconti sostanziali sui prezzi della benzina e del diesel, mentre l’Olanda sta riducendo l’aliquota dell’accisa.

Tutto questo sembrerà nulla se entrerà in vigore un embargo completo. Ancor più importante, l’Unione Europea dovrà trovare un sostituto a quegli oltre 3 milioni di barili al giorno di greggio e combustibili, e dovrà trovarlo rapidamente. L’UE sta già acquistando petrolio statunitense, ma dovrà intensificare gli acquisti in modo significativo e rapido, cosa che sarebbe difficile da fare, perché non c’è nessun gasdotto sotto l’Oceano Atlantico. È proprio per questo che l’UE non ha ancora concordato un embargo petrolifero completo nei confronti della Russia.

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