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Perché Eni ed Edison (e non solo) si schierano a favore del nucleare

Auditi in Commissione Ambiente del Senato i manager di entrambe le aziende hanno illustrato i vantaggi del nucleare. “Interlocuzione proficua con Confindustria, Enel, Eni e Nwecleo” anche per l’intergruppo energia nucleare

Regole chiare ed efficaci per avviare un percorso con la supply chain italiane di ritorno al nucleare, anche attraverso l’istituzione di un’Autorità specifica che guardi al momento alle nuove tecnologie di fissione in attesa di arrivare alla fusione nei prossimi decenni. Così in sintesi Francesca Ferrazza di Eni e Lorenzo Mottura vicepresidente di Edison, ascoltati in Commissione Ambiente del Senato durante l’audizione riguardante l’indagine conoscitiva in corso sull’energia prodotta tramite fusione nucleare. Anticipati in mattinata da un incontro tra i componenti dell’intergruppo parlamentare per l’energia nucleare e gli esponenti di Confindustria, Enel, Eni e Nwecleo intervenuti durante l’audizione informale avvenuta questa mattina al Senato alla presenza dei parlamentari Silvia Fregolent e Mauro del Barba di Italia Viva, di Luigi Spagnoli delle Autonomie e del deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze.

FERRAZZA (ENI): PER LA FUSIONE C’È BISOGNO DI UN REGOLAMENTO SPECIFICO

“Nel contesto internazionale, l’attività di ricerca e sviluppo ma anche di industrializzazione, recentemente, coinvolgono oltre 50 paesi e oltre 140 macchine, più o meno grandi più o meno vecchie con tecnologie diverse” ha detto Ferrazza. “La cosa che è emersa negli ultimi anni è l’ingresso del settore privato nella fusione che per decenni è stato appannaggio della ricerca pubblica”, ciò ha portato “una grande spinta innovativa, ha portato a una notevolissima crescita di attori, oggi ce ne sono più di 40, di cui 25 anni hanno programmi sfidanti per accorciare la road map” sul nucleare.

“Sono stati investiti più di sei miliardi di dollari di cui circa la metà negli ultimi 3 anni, è nata un’associazione la Fusione industry association che ha 43 aziende coinvolte più 80 affiliate tra cui anche Eni”, ha detto Ferrazza.

“Come Eni abbiamo inserito la fusione nella strategia di lungo termine, siamo convinti che la road map accelerata proposta dalla start up in cui abbiamo investito possa portare la fusione a confinamento magnetico a essere un protagonista del mix energetico a partire dai primi anni del 2030”, ha aggiunto Ferrazza. “Quello su cui puntiamo è lo sviluppo di un impianto a fusione compatto” “e di realizzarli in tempi più stretti e costi più contenuti”.

“Ci stiamo quindi muovendo su tre grandi temi, lo sviluppo tecnologico, lo sviluppo industriale e lo sviluppo commerciale” “la road map che ci siamo dati è supportare lo sviluppo industriale di questa tecnologia innovativa sui componenti ma non nella filosofia, per arrivare tra qualche anno alla dimostrazione di energia netta positiva, la macchina è in costruzione”, ha affermato la manager Eni ricordando le molte collaborazioni con aziende e università Usa e italiane ma anche con altri privati visto che “la supply chain italiana è tra i leader nel mercato della fusione a livello globale”.

“Per la fusione c’è bisogno di un regolamento specifico perché abbiamo anche quantificato in tempi e costi una regolamentazione più agile”, ha concluso Ferrazza che ha ricordato come alcuni paesi del mondo abbiamo già portato avanti questo step come gli Stati Uniti. “Le sfide che ci attendono ancora a livello tecnologico sono abbastanza importanti e c’è il bisogno del contributo di tutti. Nessun attore riuscirà a fare l’intera industrializzazione e la penetrazione del mercato da solo. Per questo si parla di partnership pubblico-private che sono sicuramente auspicabili purché lavorino con il meglio del privato e il meglio del pubblico, Ci aspettiamo di poter inserire la fusione nel Pniec L’industria è pronta a fare la sua parte ma ci vogliono tutte le forze disponibili”, ha terminato Ferrazza.

MOTTURA (EDISON): SCENARIO 100% NON È POSSIBILE, SERVONO I REATTORI

“Edison sta investendo attivamente sulla transizione e sulla sicurezza energetica del nostro paese, lavoriamo a fianco dei clienti finali nel percorso sulla decarbonizzazione ma stiamo anche lavorando su tutte quelle che sono le tecnologie di generazione elettrica che ci possono accompagnare nel percorso di transizione. All’interno di questo ambito stiamo analizzando tutte le tecnologie nucleari” ha detto Mottura. “La fusione potrà rivoluzionare il settore energetico perché produce energia a zero emissioni con poche emissioni” ma “gli ostacoli scientifici e tecnici sono ancora enormi”, ha aggiunto Mottura.

I vantaggi? Il nucleare “utilizza combustibili disponibili e abbondanti in natura, è una tecnologia sicura che produce energia costante ha una ridotta produzione di scorie e non emette gas climalteranti. Di fronte a questo abbiamo delle sfide ancora molto importanti come il controllo della stabilità del plasma che ha temperature dieci volte più alte di quelle del sole, la seconda sfida è quella di sviluppare materiali che sono in grado di contenere il plasma” infine “riuscire a industrializzare una soluzione che la renda economicamente sostenibile”, ha detto il manager di Edison.

“È quindi fondamentale continuare a investire sulla fusione ma ciò richiede un tempo che oggi non è noto e se pensiamo ai nostri orizzonti e ai target che ci siamo dati al 2050, se dovessimo contare unicamente sulla fusione come compagno delle rinnovabili ci prenderemmo un rischio significativo”, ha evidenziato Mottura che spiegato come la tecnologia attuale porti a lavorare piuttosto su reattori tradizionali di piccola taglia. “Saranno verosimilmente disponibili dal 2030, ci sono circa 80 progetti in giro per il mondo”.

“Per cui se vogliamo arrivare agli obiettivi di neutralità carbonica al 2050 non possiamo aspettare e sviluppare il nucleare fin da subito in una logica di staffetta tecnologica, partiamo lavorando sulla fissione e quando sarà disponibile a livello tecnologico, sfrutteremo anche la fusione”, ha affermato ancora il manager Edison. Che ha aggiunto: “Gli small modular reactor possono essere posizionati vicino i distretti industriali dove c’è il grosso della domanda elettrica riducendo gli investimenti di sistema. Iniziando oggi a sviluppare il nucleare con la tecnologia disponibile arriviamo nel percorso di decarbonizzazione a contribuire per il 10% della domanda elettrica il che significa in uno scenario ottimizzato ad avere l’80% di rinnovabili, il 10% dal nucleare e il rimanente con le centrali a gas a cui sarà necessario applicare la cattura della CO2. Facendo questo la stima preliminare della riduzione dei costi di sistema tra uno scenario 100% rinnovabili e lo scenario delineato è pari a 400 mld di euro di costi di investimento fino al 2050 in meno”.

“L’elemento fondamentale degli Smr non è solo la taglia ma anche la modularità che consente di sviluppare tutta la componentistica nella supply chain in cui l’Italia può fare molto bene. Questo riduce i tempi di realizzazione ma anche i costi, sono pensati per una durata di vita di 60 anni con sistemi di sicurezza passivi”, ha osservato Mottura.

Il manager Edison ha quindi concluso evidenziando, in sintesi, i benefici del nucleare a partire dalla decarbonizzazione del mix elettrico a cominciare dalla programmabilità e modulabilità, riduzione dei costi di sistema ma anche decarbonizzazione della fornitura di calore, contributo alla sicurezza energetica e la competitività grazie alla riduzione della dipendenza dalle importazioni di gas e della volatilità del prezzo dell’energia elettrica, e contribuire allo sviluppo industriale del paese, valorizzando la supply chain esistente in Italia e la crescita di Pil e occupazione per 40 miliardi e 400 mila posti di lavoro.

“I prossimi passi sono quindi ricostruire il quadro normativo e regolatorio per abilitare il nucleare creando un’agenzia di sicurezza nazionale”, rafforzare “l’istruzione e la formazione, la collaborazione tra le autorità di sicurezza europee, rafforzare i Technical and scientific support organization, supportare le partnership europee con utilities e industria, infine rafforzare l’eccellenza della filiera italiana”, ha concluso Mottura.

INTERGRUPPO ENERGIA NUCLEARE: INTERLOCUZIONE PROFICUA CON CONFINDUSTRIA, ENEL, ENI E NWECLEO

Uno scambio proficuo quello avuto oggi tra i componenti dell’intergruppo parlamentare per l’energia nucleare e gli esponenti di Confindustria, Enel, Eni e Nwecleo intervenuti durante l’audizione informale avvenuta questa mattina al Senato alla presenza dei parlamentari Silvia Fregolent e Mauro del Barba di Italia Viva, di Luigi Spagnoli delle Autonomie e del deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze.

Dall’incontro con i player del settore è emersa la volontà di intraprendere una collaborazione tra le istituzioni, la ricerca, l’industria, per uno sforzo di sistema affinché il nucleare in prospettiva abbia ruolo all’interno del bilancio energetico italiano, non contrapponendosi, ma accompagnando le rinnovabili sino a raggiungere una piena sostenibilità energetica, in termini ambientali ed economici.
Una collaborazione volta anche a portare alla luce nel dibattito pubblico il rinnovamento sul fronte della tecnologia nucleare affinché non sia più percepita attraverso la lente di informazioni ormai stantie rispetto all’evoluzione intervenuta in questi anni, ma come energia pulita.

È emersa con forza da parte dei partecipanti la necessità di portare nei tavoli europei l’istanza di norme chiare ed efficaci e di un percorso per rafforzare le competenze in Italia anche per quella che sarà la futura autorità che si occuperà di certificazioni e autorizzazioni. Un incontro che ha messo le basi affinché il nucleare torni ad essere un elemento strategico, da affrontare insieme

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