Gran parte del petrolio di tutto il mondo viene effettivamente utilizzato per la produzione di prodotti di uso quotidiano come abbigliamento, pneumatici, dispositivi digitali, imballaggi, detersivi e fertilizzanti.
Malgrado il pianeta stia tentando di abbandonare i combustibili fossili, con la domanda di petrolio dai trasporti e dalla produzione di energia destinata a diminuire, un settore che vestirà un’importanza crescente per l’industria petrolifera nel prossimo futuro sarà quello petrolchimico, che dovrebbe registrare, infatti, una importante crescita sul lungo termine.
GLI ESPERTI STIMANO UNA CRESCITA DI 10 MLN DI TONNELLATE DEL PETROLCHIMICO L’ANNO FINO AL 2050
Quando pensiamo al petrolio, spesso lo immaginiamo come una fonte di energia, tenendo poco conto degli altri modi in cui viene utilizzato. Ma gran parte del petrolio di tutto il mondo viene effettivamente utilizzato per la produzione di prodotti di uso quotidiano come abbigliamento, pneumatici, dispositivi digitali, imballaggi, detersivi e fertilizzanti. Nel 2018, le materie prime petrolchimiche rappresentavano circa il 12% della domanda mondiale di petrolio, secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie). Una cifra destinata ad aumentare notevolmente nei prossimi decenni, visto che gli esperti stimano una crescita di 10 milioni di tonnellate nel settore petrolchimico ogni anno da qui al 2050.
LA PLASTICA ‘PIANO B’ DELL’INDUSTRIA FOSSILE
Per questo motivo le aziende petrolifere stanno investendo sempre di più in progetti petrolchimici, concentrandosi in particolare sulla plastica, la cui domanda dovrebbe aumentare notevolmente nei prossimi anni. L’Agenzia internazionale per l’energia prevede che la plastica derivata dai combustibili fossili guiderà quasi la metà della domanda di petrolio entro il 2050, essendo uno degli ultimi settori rimasti a non essere decarbonizzato. Judith Enck, fondatrice e presidente dell’organizzazione no-profit Beyond Plastics, ritiene infatti che “la plastica sia il piano B per l’industria dei combustibili fossili”.
AMBIENTALISTI PREOCCUPATI
Molti sono preoccupati per l’aumento della produzione di plastica. Le stime suggeriscono che solo il 9% della plastica creata è stato riciclato, con la maggior parte dei prodotti che finiscono nelle discariche. Un numero crescente di persone intervistate in tutto il mondo ha espresso sostegno al divieto della plastica monouso.
Ma ora, gli ingegneri della West Virginia University pensano di poter avere la soluzione. Lavorando a fianco del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti in una partnership pubblico-privato, gli scienziato stanno tentando di aumentare il tasso di riciclaggio delle plastiche monouso e di convertirle in preziosi aromatici utilizzati nella produzione di prodotti petrolchimici. I ricercatori mirano a utilizzare un semplice processo catalitico a microonde per riciclare la plastica monouso in benzene, toluene e xilene (BTX) di alto valore da utilizzare come materiali petrolchimici.
NON TUTTI I GOVERNI D’ACCORDO SUL FOCUS PER I PRODOTTI PETROLCHIMICI
Ma non tutti i governi sono d’accordo con l’idea di Big Oil di concentrarsi sui prodotti petrolchimici, proprio a causa dei processi di decarbonizzazione avviati nelle economie nazionali. Ad Anversa, in Belgio, ad esempio, la società britannica Ineos sta affrontando l’opposizione per la costruzione di un gigantesco impianto di materiale plastico. Il proprietario di Ineos, Sir Jim Ratcliffe, ha annunciato un investimento di 3,4 miliardi di dollari nell’impianto nel 2019, con l’intenzione di espandere il business petrolchimico dell’azienda in Europa.
L’impianto segnerebbe il più grande investimento nel settore petrolchimico in Europa e Ineos prevede che contribuirà con 450 posti di lavoro in loco e 2.250 nelle società associate. La costruzione dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno, ma diverse ONG e la provincia olandese della Zelanda si chiedono se il nuovo “cracker” dell’etilene porterà a un aumento della produzione di plastica monouso e al rilascio di più azoto nell’atmosfera.