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Perché le trivellazioni petrolifere dell’Artico norvegese mettono a rischio l’Europa

Gli ambientalisti si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo: la Norvegia ha tempo fino al 13 aprile per rispondere sulle trivellazioni petrolifere nell’Artico

Finisce in tribunale la lunga battaglia degli attivisti per il clima contro la Norvegia affinché il paese scandinavo interrompa le trivellazioni petrolifere nell’Artico. E non un tribunale qualsiasi ma la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che ha chiesto alla Norvegia di rispondere delle accuse, come sottolinea una nota di Greenpeace.

NEL 2020 RESPINTA UNA CAUSA DEGLI AMBIENTALISTI

Alla fine del 2020, la Corte Suprema norvegese ha votato con una maggioranza di 11 a 4 per respingere una causa intentata da gruppi ambientalisti che avevano citato in giudizio la Norvegia per aver aperto la superficie nell’Artico alle trivellazioni petrolifere anni fa, evidenzia Oilprice.

LA BATTAGLIA LEGALE ERA COMINCIATA GIA’ NEL 2016

Nel 2016, le organizzazioni ambientaliste, tra cui la sezione norvegese di Greenpeace e Natur og Ungdom (Natura e Gioventù), hanno portato il governo norvegese in tribunale per l’assegnazione delle licenze di trivellazione petrolifera nell’Artico, sostenendo che tali licenze del 2015 avrebbero dovuto essere ritirate in violazione della Costituzione norvegese e dell’impegno del paese a rispettare i termini dell’accordo di Parigi sul clima, si legge sempre su Oilprice

INTERESSATA LA CEDU

Dopo che la Corte suprema norvegese aveva annullato la causa, le organizzazioni si erano rivolte nel giugno 2021 alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sostenendo che “consentendo nuove trivellazioni petrolifere nel bek mezzo della crisi climatica, la Norvegia viola i diritti umani fondamentali”, ha argomentato Greenpeace Norvegia.

LA NORVEGIA HA TEMPO FINO AL 13 APRILE PER RISPONDERE

La Corte europea dei diritti dell’uomo chiede ora una risposta al governo norvegese entro il 13 aprile. “La richiesta della Corte al governo norvegese è uno sviluppo significativo, poiché solo un caso su dieci arriva a questo punto. È di grande importanza che queste questioni vengano discusse a livello europeo, dopo il trattamento poco brillante delle questioni relative ai diritti umani da parte della Corte suprema norvegese. Una sentenza della CEDU sarebbe importante non solo per la Norvegia, ma anche per l’applicazione paneuropea della Convenzione europea dei diritti dell’uomo nei casi climatici”, ha affermato Cathrine Hambro, l’avvocato che rappresenta i ricorrenti nel caso in una nota.

RICORSO POTREBBE AVERE IMPATTO SULL’INTERA EUROPA

La CEDU ritiene che tale ricorso possa trasformarsi in un “caso d’impatto”, il che indica che il caso solleva questioni importanti “in grado di avere un impatto sull’efficacia del sistema della Convenzione europea”, o ha “importanti implicazioni per gli ordinamenti giuridici nazionali o per la sistema europeo”, hanno affermato gli attivisti che hanno citato in giudizio il più grande produttore di petrolio e gas dell’Europa occidentale.

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