L’eolico offshore è stato escluso dai primi due bandi provvisori indetti sulla base del decreto FER 2 per gli incentivi alle rinnovabili innovative, poiché non sarebbe sufficientemente competitivo
Oggi, 4 luglio, mentre sto scrivendo queste righe, in Italia prosegue l’ondata di calore provocata dall’anticiclone africano. Sono 18, da nord a sud, le città da bollino rosso per le alte temperature e arriveranno a 20. I pronto soccorso registrano il 20% di ingressi in più e si segnalano anche alcuni decessi. Sull’autostrada A4 Venezia-Milano gli ingressi ai caselli di Verona Sud e Verona Est sono stati chiusi per qualche ora a causa di deformazioni dell’asfalto.
L’ONDATA DI CALORE DI LUGLIO CHE HA COLPITO I PAESI DEL MEDITERRANEO
Come scriveva sulla rivista “Pianeta Terra” di luglio l’analista energetico G.B. Zorzoli, tutte le nazioni europee che si affacciano sul Mediterraneo ne sono colpite, se pur in misura diversa. Nell’ultima settimana in Spagna si sono registrati oltre cento decessi dovuti al caldo torrido, mentre nell’isola greca di Creta le temperature e i venti caldi hanno provocato un maxi-incendio praticamente incontrollabile, con evacuazioni in massa di residenti e di turisti, con gravi danni anche economici.
Inoltre, temperature insolitamente alte possono surriscaldare alcuni componenti delle infrastrutture elettriche, come cavi e trasformatori, per di più sollecitati dal picco dei consumi di condizionatori, ventilatori e deumidificatori.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO FA AUMENTARE IL LIVELLO DEL MARE
Ne conseguono pertanto svariati blackout locali. Purtroppo, mi scuso per la battuta, niente di nuovo sotto il sole. Le estati insolitamente calde sono ormai la norma nel Vecchio Continente: il 2024 è stato il più caldo mai registrato, superando il 2023, che a sua volta aveva superato i record del 2022 e del 2021.
Anche se non ne avvertiamo l’effetto in presa diretta, non meno preoccupante è il tasso annuo di innalzamento delle acque, cresciuto dai 2,2 millimetri del 1993 ai 3,3 del 2014. Con queste medie, i centimetri sarebbero circa 30 a fine secolo.
L’aumento del livello del mare con questi ritmi è infatti dovuto al recente scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e in Antartide, combinato con l’incipiente dilatazione termica degli oceani a seguito del riscaldamento globale.
E per un Paese come il nostro, caratterizzato da circa 7.914 chilometri di coste, in buona parte a vocazione turistica, la conseguente progressiva riduzione degli arenili si tradurrebbe in un danno economico irrecuperabile.
NEL MEDITERRANEO LA TEMPERATURA MEDIA È AUMENTATA DI 1,5°C
È evidente la correlazione fra l’ondata di calore e la crescita della temperatura globale, che nel Mediterraneo, per la sua conformazione un hotspot del cambiamento climatico, registra un aumento della temperatura media di circa 1,5°C rispetto all’era preindustriale, mentre la media globale è di circa 1°C.
Oltre che con lo scontato negazionismo climatico dobbiamo fare i conti con scelte non coerenti con questo trend da parte dei decisori politici. L’agenda comunitaria per la lotta ai cambiamenti climatici ha infatti perso slancio.
GREEN DEAL, NEUTRALITÀ CLIMATICA E NEUTRALITÀ TECNOLOGICA
Varato nel 2019, il Green Deal europeo puntava alla neutralità climatica grazie a paralleli e contestuali interventi in tutti i settori: agricoltura, industria, trasporti, settore edilizio e smart city. L’esito delle ultime elezioni europee è stato però caratterizzato da un peso crescente dei raggruppamenti politici meno propensi a collocare tra le priorità il cambiamento climatico, obbligando la Commissione europea a scendere a compromessi su una serie di norme ambientali.
Non a caso, nel lessico comunitario ha acquisito cittadinanza il binomio “neutralità tecnologica”, un eufemismo per contrabbandare la proposta di affidarsi esclusivamente a scelte dettate dal mercato, in palese contraddizione con le politiche climatiche, introdotte proprio per accelerare la transizione energetica rispetto alla velocità determinata dalle logiche del mercato.
LA SITUAZIONE DELL’EOLICO OFFSHORE IN ITALIA
Questo orientamento regressivo ha trovato applicazione in Italia, escludendo l’eolico offshore dai primi due bandi provvisori indetti sulla base del decreto Fer2 per gli incentivi alle rinnovabili innovative, cioè proprio la tecnologia con maggiore tasso di innovazione (trattandosi di impianti offshore flottanti), perché non sarebbe sufficientemente competitiva.
Oltre a frapporre ostacoli al contributo che questa soluzione può dare al processo di decarbonizzazione, la sua esclusione dai primi bandi FER 2 impedisce alle imprese italiane di stare al passo con i suoi sviluppi su scala mondiale.
ANEV: “SERVE UN QUADRO CHIARO PER FAR PARTIRE LA FILIERA INDUSTRIALE DELL’EOLICO OFFSHORE”
Infatti, secondo il “Global Offshore Wind Report 2025” del Global Wind Energy Council, nel 2024 è stato effettuato il “commissioning” di impianti eolici flottanti per una capacità totale pari a 41,8 MW e alla fine dello stesso anno erano globalmente installati 278 MW, di cui 101 MW in Norvegia, 78 MW nel Regno Unito, 40 MW in Cina, 27 MW in Francia, 25 MW in Portogallo, 5 MW in Giappone e 2 MW in Spagna.
Viceversa, come sottolinea un recente comunicato dell’ANEV, l’offshore “attende di avere un quadro chiaro e sostenibile di crescita necessario a far partire una filiera industriale solida. Per far sì che ciò accada andrebbe definito un percorso che definisca da subito i passi che dovranno portare a realizzare nei prossimi anni i primi progetti, al fine di far partire un comparto che potrebbe avere sviluppi significativi per il nostro Paese”.