Advertisement Skip to content
Dighe

Perché l’Italia ha un (grosso) problema con le dighe

Secondo The European House Ambrosetti, “la necessità di modernizzazione e manutenzione è necessaria per garantire la sicurezza e l’efficienza delle dighe”, ed è “quanto mai urgente garantire la certezza normativa sulle concessioni idroelettriche, per consentire gli investimenti degli operatori”

Tra concessioni idroelettriche scadute, dighe vetuste e lungaggini burocratiche, non sembra esagerato affermare che l’Italia ha un serio problema con l’acqua.

LE CONCESSIONI IDROELETTRICHE SCADUTE

Da un’analisi svolta da The European House Ambrosetti è emerso che il 17% delle concessioni idroelettriche è già scaduto e il 68% è in scadenza nel 2029, il che potrebbe comportare un cambio di operatori per l’86% delle concessioni. Gli oltre 4.300 impianti italiani garantiscono circa il 20% della produzione totale di energia elettrica e costituiscono oltre il 40% della generazione rinnovabile. Per queste strutture, vecchie e che necessitano di investimenti, gli operatori sono disposti ad offrire 15 miliardi di euro complessivi.

I RICORSI DI EDISON E A2a

Dopo l’Abruzzo, anche in Lombardia è iniziato lo scontro sulle concessioni scadute. Contro le prime delibere di indizione della procedura di riassegnazione approvate nel dicembre scorso dalla Regione si sono scagliate Edison e A2a. Il 26 febbraio – ultimo dei 60 giorni utili – i due gruppi hanno presentato ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. L’oggetto del contendere sono le concessioni “Codera-Ratti”, che serve la centrale di Campo (Sondrio) e “Dongo” (Como) – che sono state accorpate in un’unica concessione con oltre 19 MW di potenza complessiva – e la concessione “Resio” (Brescia), da 4 MW. In gioco, però, vi sono le altre concessioni scadute nel 2023 e quelle che scadranno nei prossimi anni: il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha escluso una proroga alle concessioni a causa della possibile perdita della quinta rata del PNRR.

I DATI SULLE DIGHE ITALIANE

La questione delle concessioni idroelettriche è inevitabilmente collegata alla situazione delle dighe del nostro Paese. Il Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia” di The European House Ambrosetti spiega che Lombardia (77 dighe), Sardegna (59) e Sicilia (46) sono le regioni con il maggior numero di grandi dighe, con una capacità rispettivamente di 4, 2,5 e 1,1 miliardi di metri cubi, pari ad oltre il 50% della capacità totale. Le dighe più vecchie si trovano in Liguria (92 anni di media), Valle d’Aosta (84) e Piemonte (82), mentre le più giovani sono quelle di Molise (35 anni), Puglia (41 anni) e Calabria (50 anni).

NELLE DIGHE ITALIANE OLTRE 6 MILIARDI DI MC DI ACQUA NON SFRUTTATA

Delle grandi dighe italiane, quasi 6,5 miliardi di metri cubi di acqua non vengono sfruttati a causa di mancanza di manutenzione e questioni burocratiche. Il nostro Paese conta 532 grandi invasi, che potenzialmente potrebbero raccogliere fino a 13,8 miliardi di metri cubi d’acqua. A questi vanno poi aggiunti i circa 800 mmc dei piccoli invasi, ma in media il 33% del loro volume (che corrisponde a 4,3 mmc) si riduce a causa dei detriti che si accumulano nel fondale (il cosiddetto “interrimento”). Infine, al mancato accumulo d’acqua per interrimento si sommano altri 1,9 mmc di capacità di raccolta già disponibili nel nostro attuale sistema infrastrutturale di dighe, che però non sono mai stati autorizzati.

Secondo The European House Ambrosetti, “la necessità di modernizzazione e manutenzione è pressante per garantire la sicurezza e l’efficienza di queste infrastrutture cruciali. In questo senso, è quanto mai urgente garantire la certezza normativa circa le concessioni idroelettriche, al centro del dibattito recente con il Decreto Energia, per garantire gli investimenti degli operatori”.

MONTI (EDISON): PRIORITARIO RILANCIARE LA PRODUZIONE IDROELETTRICA

A fine febbraio l’ad di Edison, Nicola Monti, parlando in Commissione Ambiente al Senato, aveva affermato che, per quanto riguarda le concessioni idroelettriche, “la produzione è il 50% di quella rinnovabile in Italia ed è l’unica fonte rinnovabile programmabile. Per questo ha un valore strategico. Ciononostante, l’Italia si è impegnata a fare delle gare per i rinnovi delle concessioni. Nessun altro Paese europeo le sta facendo, perché non ci sono più. Sono state cancellate le procedure di infrazione, questo già qualche anno fa, ma l’Italia si è presa degli impegni nel capitolo concorrenza del PNRR per portare avanti delle gare. Ecco la necessità di dare continuità agli investimenti per rilanciare la produzione idroelettrica, secondo noi è assolutamente prioritaria rispetto al vincolo di fare delle gare”.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su