Piuttosto che puntare ad un prezzo specifico del petrolio o a una quota di mercato da recuperare dai produttori non OPEC+, la considerazione chiave per il gruppo, sia nel 2025 che nel 2026, è la piena conformità e la compensazione per la sovrapproduzione storica
Il 2025 sarà un altro anno ricco di sfide e dilemmi per l’OPEC+. Il gruppo dei maggiori esportatori di petrolio più la Russia è pronto a iniziare ad allentare i tagli alla produzione di petrolio ma, ancora una volta, dovrà fare i conti con molte incertezze ed essere pronto a reagire ad eventi imprevedibili, su tutti i timori sulla domanda e le incertezze sull’offerta.
GLI SCENARI CHE L’OPEC+ VIVRÀ NEL 2025
L’alleanza tra l’OPEC e una dozzina di produttori non OPEC guidati dalla Russia quest’anno osserverà attentamente diversi fattori importanti per i mercati petroliferi globali: se la domanda di petrolio della Cina rimbalzerà, dopo i consumi e le importazioni poco brillanti dello scorso anno; come la nuova amministrazione statunitense affronterà Cina, Russia e Iran e se il nuovo presidente USA Donald Trump sceglierà di imporre delle tariffe non solo alla Cina, ma anche ai principali partner commerciali e alleati.
Tutto questo è al di fuori del controllo dell’OPEC+. C’è però qualcosa che il gruppo può – o quantomeno dovrebbe – controllare: il livello di conformità con i propri limiti di produzione di petrolio.
LA QUESTIONE DELLA CONFORMITÀ
Piuttosto che puntare ad un prezzo specifico del petrolio (preferibilmente superiore agli 80 dollari al barile) o a una quota di mercato da recuperare dai produttori non OPEC+, la considerazione chiave per l’alleanza, sia nel 2025 che nel 2026, è la piena conformità e la compensazione per la sovrapproduzione storica. Questa l’opinione di Bassam Fattouh e Andreas Economou dell’Oxford Institute for Energy Studies (OIES). “Questi criteri sono essenziali per la coesione del gruppo e affinché l’accordo abbia gli effetti desiderati sugli equilibri di mercato e sulla definizione delle aspettative di mercato. Il raggiungimento di questi criteri fornirà inoltre all’OPEC+ maggiore flessibilità per gestire le attuali incertezze di mercato”, hanno spiegato Fattouh e Economou.
LE STRATEGIE DELL’OPEC+ E DEI PRODUTTORI IN ECCESSO
All’inizio del dicembre scorso, l’OPEC+ ha deciso di posticipare l’inizio dell’allentamento dei tagli di 2,2 milioni di barili al giorno da gennaio ad aprile 2025. Il gruppo ha anche esteso il periodo in cui avrebbe annullato tutti questi tagli all’anno successivo, fino a settembre 2026. L’alleanza ha ribadito l’importanza del rispetto dei tagli e della tempestiva compensazione per i produttori che non hanno rispettato le quote assegnate.
I produttori in eccesso dell’OPEC+ – l’Iraq (OPEC) e la Russia e il Kazakistan (non-OPEC+) hanno ancora del lavoro da fare per allinearsi. Tutti e tre si sono impegnati a compensare la precedente sovrapproduzione con dei tagli più profondi. Russia, Iraq e Kazakistan lo scorso luglio hanno presentato i loro piani di compensazione alla segreteria dell’OPEC per i volumi di greggio in eccesso per i primi sei mesi del 2024. La sovrapproduzione cumulativa in questi sei mesi è stata di circa 1,184 milioni di barili al giorno per l’Iraq, 620.000 barili al giorno per il Kazakistan e 480.000 barili al giorno per la Russia.
Il piano della Russia prevede che Mosca compensi principalmente la sua sovrapproduzione nei mesi da marzo a settembre a causa delle condizioni più difficili dell’inverno. Ora il periodo di compensazione è stato esteso fino alla fine di giugno 2026.
LE INCERTEZZE SU DOMANDA E OFFERTA
Questo cambiamento nelle tempistiche di conformità e compensazione potrebbe alterare gli equilibri di mercato, in un momento in cui sono in gioco molti altri fattori. A causa della decisione dell’OPEC+ di posticipare l’inizio delle aggiunte di fornitura ad aprile 2025, secondo gli analisti quest’anno il surplus di mercato potrebbe non essere così grande come si temeva in precedenza.
Le prossime mosse del gruppo dipenderanno da una serie di fattori di mercato. L’OPEC e l’OPEC+ sono orgogliosi di essere proattivi nella gestione degli equilibri del mercato petrolifero, ma nel 2025 potrebbero dover essere reattivi ancora una volta. La fornitura da Russia e Iraq è già sotto pressione. Prima di lasciare posto a Trump, l’amministrazione Biden ha appena sanzionato le esportazioni di petrolio, i commercianti e le petroliere russe con le sanzioni più pesanti di sempre, e ciò ha fatto salire i prezzi del petrolio oltre gli 80 dollari al barile in soli due giorni.
IL RUOLO DELLE SANZIONI USA SUL PETROLIO RUSSO
L’amministrazione Trump inizierà formalmente il suo mandato all’inizio della prossima settimana, e si prevede che presto seguiranno delle sanzioni più espansive da parte di Trump all’Iran. India e Cina stanno già cercando di reperire forniture alternative, poiché sono riluttanti a trattare con petroliere, commercianti e assicuratori sanzionati dagli USA. Se le forniture russe e iraniane diminuissero in modo sostanziale, gli altri produttori OPEC+ potrebbero decidere di restituire più barili prima, piuttosto che dopo.
LE FORNITURE DI PETROLIO E LE POLITICHE DEGLI STATI UNITI
Tuttavia, anche le forniture non OPEC+ sono destinate a crescere quest’anno, guidate da Stati Uniti, Brasile, Guyana, Canada e Argentina. Questa crescita potrebbe essere sufficiente a soddisfare la crescita prevista della domanda globale di petrolio e il mercato potrebbe ritrovarsi in surplus con ulteriori barili OPEC+.
Inoltre, le politiche commerciali dell’amministrazione Trump (cioè le sanzioni) potrebbero rallentare la crescita economica in Cina, Stati Uniti e in altre grandi economie, potenzialmente intaccando la crescita della domanda globale di petrolio nel breve e medio termine. La geopolitica e le scelte di politica estera e commerciale della nuova amministrazione statunitense avranno un impatto sull’ordine mondiale e sull’economia, e l’OPEC+ dovrà muoversi con attenzione tra tutti questi fattori per continuare ad essere una forza rilevante nel mercato petrolifero.