UBS taglia le stime di prezzo del petrolio ma prevede un recupero nel terzo trimestre dell’anno
L’Arabia Saudita e i suoi vicini produttori del Golfo, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait, stanno discutendo di un potenziale taglio della produzione di petrolio di 300.000 barili al giorno in risposta alla domanda depressa dovuta all’epidemia di coronavirus. Si tratta di una novità considerando che negli ultimi anni le decisioni sulla produzione sono state prese sempre nell’ambito dell’Alleanza Opec+ con la Russia, secondo quanto ha riferito il Wall Street Journal.
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UNA ROTTURA RISPETTO AL FORMATO OPEC+
Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait sono rispettivamente il primo, il terzo è il quarto più grande produttore di petrolio al mondo è insieme costituiscono oltre la metà della capacità produttiva dell’Opec. Le discussioni su un taglio proveniente da un gruppo ristretto di paesi costituisce una sorta di rottura rispetto al formato Opec+ a cui i sauditi si sono affidati negli ultimi quattro anni.
Dall’inizio del 2017, quando l’Opec e i suoi partner non-Opec guidati dalla Russia hanno iniziato i loro tagli alla produzione per sostenere i prezzi l’Arabia Saudita ha sempre agito di concerto con la Russia nell’assunzione formale delle decisioni sulle politiche di produzione. Finora, la Russia è sempre stata d’accordo con i tagli, sebbene abbia sempre annunciato la sua posizione sempre all’ultimo momento possibile.
Tuttavia, l’epidemia di coronavirus che ha minato la domanda di petrolio sembra aver incrinato l’alleanza russo-saudita mentre i partner sembrano in contrasto su come rispondere alla crisi della domanda di petrolio nel mercato chiave della crescita petrolifera, la Cina.
LA RUSSIA ANCORA NICCHIA
Mentre l’Arabia Saudita sta spingendo per tagli più profondi nel secondo trimestre dell’anno per attutire il colpo alla domanda di petrolio, la Russia al momento si sta mostrando riluttante a tagliare più in profondità e sta chiedendo tempo per rivedere la proposta del comitato tecnico congiunto (JTC) del gruppo Opec+ e sta evitando da settimane una risposta diretta.
Giovedì scorso, il ministro russo per l’energia Alexander Novak ha evitato una risposta specifica e ha ribadito che la Russia non ha ancora preso una decisione e continua a discutere con i suoi partner.
Nel frattempo, il ministro dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, secondo quanto riferito da Bloomberg citando fonti anonime che avevano ascoltato i commenti del ministro saudita in un evento chiuso alla stampa, ha paragonato l’impatto del coronavirus sulla domanda a una “casa in fiamme”. Quando la tua casa è in fiamme, “puoi trattarla con una manichetta da giardino e rischiare di perdere l’edificio, oppure chiamare i vigili del fuoco”, ha riferito il ministro.
UBS TAGLIA LE STIME DI PREZZO DEL PETROLIO
Nel frattempo la banca d’investimento svizzera UBS ha ridotto le previsioni di prezzo del Brent per il 2020 ma ha dichiarato di stimare una ripresa del mercato dal terzo trimestre.
Il Brent avrà probabilmente una media di 56 dollari al barile nel primo trimestre e 60 dollari al barile nell’arco dell’intero anno, con una revisione al ribasso, rispettivamente, di 6 e 3,50 dollari al barile rispetto alle stime precedenti, ha detto UBS.
LA DOMANDA CINESE IN CALO
Probabilmente la domanda di petrolio cinese avrà una media di 12,1 milioni di barili al giorno nel primo trimestre, 1,3 milioni di barili al giorno o il 10% al ribasso rispetto alla stima precedente, ha affermato UBS.
Nel complesso, la banca svizzera ha ridotto le previsioni sulla domanda globale di petrolio del 2020 di 450.000 barili al giorno, pari allo 0,4%, per riflettere in gran parte i diffusi divieti di viaggio in Cina per contenere il virus.
“COVID-19 ha aggiunto una dimensione negativa ai mercati petroliferi -ha dichiarato l’analista UBS Jon Rigby in una nota -. Sono i primi giorni, ma la domanda di petrolio almeno nel primo trimestre vedrà un drammatico calo in Cina mentre l’attività economica si interromperà e probabilmente gli effetti di ricaduta sull’attività globale”.
RECUPERO NEL TERZO TRIMESTRE
Nel corso dell’anno, tuttavia, gli effetti più deboli della controversia commerciale Usa-Cina, la stabilizzazione della domanda, le azioni previste dall’Opec per ridurre la produzione e il rallentamento della crescita degli Stati Uniti porteranno a un rafforzamento del mercato petrolifero, ha affermato UBS. Di conseguenza, la banca ha previsto prezzi Brent in recupero oltre i 60 dollari al barile nel terzo trimestre, ma “vicino al limite inferiore durante l’anno”.
A fine gennaio, S&P Global Platts Analytics aveva previsto un Brent a 65 dollari al barile a giugno e 64 in media per il 2020.