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Petrolio

Petrolio: Brent di slancio e Wti in frenata. Ecco perché

L’impennata della produzione di shale statunitense in un momento in cui l’Opec+ sta mantenendo l’offerta bassa, ha ampliato i prezzi tra i due benchmark petroliferi. Ma il divario è destinato a sparire con l’aumento dei volumi di export Usa

Nelle ultime settimane sui mercati petroliferi, si è andata via via accentuando una differenza nei movimenti di prezzo dei due benchmark petroliferi – Brent e Wti – tradottasi in un gap di circa 10 dollari al barile rispetto ai 6-8 di gennaio. Differenza che riflette, principalmente, la leggera divergenza nei fondamentali tra Stati Uniti e resto del mondo.

LO SHALE USA UNA LOCOMOTIVA CHE NON FRENA

petrolio usaLo shale statunitense continua a crescere ad un ritmo sostenuto, con una produzione di 12,1 milioni di barili al giorno, in crescita di quasi 600 mila barili giornalieri rispetto ai livelli di ottobre. L’Eia, l’ente statunitense dell’energia, ha recentemente rivisto al rialzo le previsioni di produzione statunitense a 12,4 milioni di barili giornalieri quest’anno, rispetto ai precedenti 12,1 attesi per il 2019.

A MARZO SI ATTENDONO ALTRI 84 MILA BARILI AL GIORNO AGGIUNTIVI DAGLI USA

Molte aziende americane attive nello shale mostrano segni di debolezza, e stanno lottando per trasformare il loro lavoro in profitto, tagliando le spese di fronte alla pressione degli investitori. Malgrado ciò però, la crescita della produzione continua, in gran parte guidata dalle grandi compagnie petrolifere. Nell’ultimo Drilling Productivity Report dell’Eia, l’agenzia si aspetta che i maggiori bacini di shale statunitense aggiungano altri 84 mila barili di petrolio al giorno a marzo. Naturalmente, avverte Oil Price, “c’è un certo sfasamento tra i principali movimenti di prezzo e gli effetti sulle perforazioni e la produzione. Quindi la crescita della produzione potrebbe rallentare nel corso dell’anno”. Ma finora, pur con questa cautela, i numeri della produzione di greggio Usa continuano a sorprendere. Tanto che proprio in settimana, la stessa Eia ha segnalato un balzo a sorpresa delle scorte di petrolio di 7 milioni di barili. In parte si tratta di un’anomalia dovuta ad un rimbalzo delle importazioni dopo il calo della settimana precedente. Tuttavia, anche questo dato certifica una produzione in continua ascesa.

L’ALTA PRODUZIONE USA E I TAGLI OPEC+ SI TRADUCONO NEL GAP BRENT-WTIpetrolio brent

Nel frattempo però, i tagli dell’Opec+ stanno rendendo più severe le condizioni del mercato petrolifero in tutto il mondo. Il cartello ha messo al bando più di 1,2 milioni di barili al giorno, e l’Arabia Saudita sta addirittura procedendo oltre, puntando a una riduzione della produzione di 0,5 milioni di barili al giorno al di sotto del suo limite massimo richiesto, per attestarsi sui 9,8 milioni di barili giornalieri entro questo mese. Da questo andamento complessivo, deduce quindi Oil Price, il mercato risulta “ben rifornito negli Stati Uniti, ma più stretto altrove”. E questo si traduce in un gap di prezzo tra Brent e WTI che si è ampliato a 10 dollari al barile, rispetto ai 6 a 8 dollari di gennaio”.

L’AMPLIAMENTO DELLA DIVERGENZA CAUSATO DA ALTRI FATTORI

La divergenza tra Brent e Wti si è ampliata anche a causa di alcune particolari movimenti di trading nel mercato. Bloomberg, ad esempio, ha riferito che a febbraio una serie di superpetroliere che stavano trasportando petrolio dagli Stati Uniti all’Asia, sono tornate indietro vuote, non caricando, com’era solito in passato, greggio dal Medio Oriente diretto negli Usa. “Ciò che sta guidando questa situazione è un mercato petrolifero statunitense che sembra relativamente ribassista, con le stime della produzione interna che tendono ad aumentare”, ha detto a febbraio a Bloomberg Warren Patterson, responsabile della strategia per le materie prime alla ING Bank NV di Amsterdam. “Allo stesso tempo, i tagli dell’Opec stanno sostenendo i prodotti internazionali come il Brent, creando un incentivo all’esportazione”.

LE INTERRUZIONI DI PRODUZIONE IN IRAN E VENEZUELA STANNO AMPLIFICANDO QUESTA TENDENZA

Non solo. Le interruzioni di produzione in Iran e Venezuela stanno amplificando questa tendenza. “Il Brent continua a beneficiare dei tagli di produzione dell’Opec+ e delle interruzioni involontarie delle forniture in Venezuela e Iran. Un aumento inaspettatamente pronunciato delle scorte di petrolio statunitense non è riuscito a mettere sotto pressione il prezzo”, ha scritto Commerzbank in una nota del 7 marzo. “In effetti, il Brent è salito di nuovo a oltre 66 dollari al barile” mentre il WTI “è un po’ in ritardo, ampliando il divario di prezzo a 10 dollari al barile” ha evidenziato Oil Price.

L’AUMENTO DEI VOLUMI USA PORRÀ FINE ALLE DIVERGENZE BRENT-WTI MA CI VORRÀ TEMPO

L’aumento dei volumi delle esportazioni di petrolio degli Stati Uniti compenserà comunque anche le differenze tra WTI e Brent. “È prevista una maggiore capacità di esportazione per la costa del Texas. Ma ci vorrà del tempo. Nel frattempo, l’impennata della produzione di shale statunitense in un momento in cui l’Opec+ sta mantenendo l’offerta fuori mercato, ha ampliato i prezzi tra i due benchmark petroliferi”, ha concluso Oil Price.

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