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Petrolio

Petrolio: Brent scende sotto i 89 dollari, ma per marzo si prevede un aumento delle scorte

Domani alla riunione Opec+ verrà confermato l’aumento di 400.000 barili anche per il mese di marzo

Prezzi del petrolio in calo di quasi l’1%, pur rimanendo vicino ai massimi da 7 anni, a causa dalle aspettative di un aumento delle scorte statunitensi. Il greggio ha appena vissuto la sesta settimana consecutiva di rialzo per l’indice generale Bloomberg Commodity (+1,7%), al livello massimo dal 2014 grazie al forte rialzo del settore energetico (+7,5%).

I PREZZI

Il Brent perde lo 0,96%, a 88,4 dollari al barile, mentre il Wti cala dello 0,93%, a quota 87,3 dollari. Per gli analisti però dovrebbe trattarsi di una breve pausa, visto che alla riunione Opec+ di domani si dovrebbe concordare di procedere con un aumento di 400.000 barili anche per il mese di marzo. Una cifra giudicata però troppo bassa rispetto alle attese della domanda.

I MOTIVI DELLA VARIAZIONE

I prezzi del petrolio stanno continuando a beneficiare delle tensioni tra l’Occidente e la Russia e della forte domanda globale, oltre agli effetti legati all’ondata di gelo che degli ultimi giorni sta colpendo il nordest degli Stati Uniti.

COME SI STA MUOVENDO OPEC, IL CARTELLO PRINCIPALE DEL PETROLIO

Nonostante il prezzo del petrolio sia molto elevato, non sembra infatti esserci intenzione di aumentare ulteriormente la produzione, probabilmente anche per l’attuale difficoltà da parte di alcuni membri (tra cui la Russia) nel rispettare gli aumenti già decisi.

LE PREVISIONI

Il petrolio potrebbe correre verso i 100 dollari al barile. Le scorte, infatti, in alcune delle principali economie mondiali sono scese ai livelli più bassi in quasi un decennio. La volontà di far salire queste scorte potrebbe portare il greggio sopra i 100 dollari, secondo gli analisti. “C’è una crescente accettazione del fatto che il mercato petrolifero abbia pochi ammortizzatori rimasti, se non nessuno”, sostiene la società di consulenza per la ricerca Energy Aspects.

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