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Gas

Petrolio e gas, major in difficoltà. Eccesso di offerta e bassi prezzi le cause

Molti analisti hanno poche ragioni per pensare che i prezzi del gas riprenderanno a salire, con il crollo che dovrebbe durare fino all’inizio del 2020

Major petrolifere in difficoltà a causa di un mix di eccesso di offerta e prezzi bassi delle materie prime. L’ultima in ordine di tempo ad annunciare una svalutazione è stata Royal Dutch Shell che per il quarto trimestre ha in conto 1,7-2,3 miliardi di dollari di perdite di valore.

I MOTIVI DELLA FLESSIONE

Ma come mai sta accadendo ciò? Secondo quanto riporta Oilprice.com “la svalutazione è il risultato delle cattive ‘prospettive macroeconomiche’, come ha riferito Shell in un comunicato stampa, che fa riferimento al rallentamento dell’economia globale, alla debole crescita della domanda e ai prezzi relativamente bassi del gas, del petrolio e dei margini di raffinazione”. Tanto ad aver messo nero su bianco che “si prevedono ulteriori svalutazioni dei pozzi dell’ordine di 100-200 milioni di dollari rispetto al quarto trimestre 2018”, ha dichiarato Shell che ha visto il prezzo delle azioni a Londra scendere dell’1 per cento dopo l’annuncio.

COME VA SHELL

Shell non ha offerto molti dettagli, ma ha lasciato intendere che molti dei suoi settori sarebbero stati colpiti da un peggioramento delle prospettive. “I margini dei cracker chimici e intermedi dovrebbero essere materialmente più bassi rispetto al terzo trimestre del 2019, a causa del persistente debole contesto macroeconomico”, ha detto per esempio Shell che ha anche ammesso il mantenimento del Capex 2019 a livello più basso della sua guidance, tra 24 e 29 miliardi di dollari.

SULLA STESSA LINEA CHEVRON

L’annuncio di Shell è arrivato a poco più di una settimana da quello di Chevron che ha anch’essa annunicato una “svalutazione di 10-11 miliardi di dollari. All’epoca – ha spiegato Oilprice.com -, gli analisti avevano avvertito che Chevron non sarebbe stata sola, e che ci sarebbero stati più oneri legati alle aziende che anni fa avevano pagato in eccesso gli asset, solo per vedere il mercato deteriorarsi. Nel frattempo, l’industria – almeno nel complesso – non è riuscita a dimostrare che può trarre profitto dalla perforazione delle argilliti. Da ottobre, Repsol, BP, Equinor e Halliburton hanno svalutato un totale di 20 miliardi di dollari di asset”.

Come suggerisce la svalutazione di Chevron, il segmento dell’industria petrolifera e del gas che sta probabilmente lottando di più “è quello dei perforatori di shale gas sugli Appalachi che rappresenta una grossa fetta della svalutazione della Chevron. Il motivo – si legge ancora – è che i prezzi del gas sono crollati nel 2019” e gli investitori “hanno perso la pazienza” determinando una frenata della crescita produttiva.

GLI ANALISTI CREDONO CHE I PREZZI DEL GAS TORNERANNO A SALIRE

Guardando al futuro, “molti analisti hanno poche ragioni per pensare che i prezzi del gas riprenderanno a salire, con il crollo che dovrebbe durare fino all’inizio del 2020. Secondo il Wall Street Journal, la ExxonMobil e la BP sono le più esposte, ciascuna con circa il 12% della produzione totale proveniente dal gas statunitense. Chevron e Shell hanno solo il 5% circa della loro produzione totale proveniente dai giacimenti di gas americani. Il WSJ ha riferito che potrebbero essere in arrivo anche altre svalutazioni da parte delle maggiori compagnie petrolifere”.

SUL PETROLIO LA SCOMMESSA È RIALZISTA

Nel frattempo, il mercato sembra essere entusiasta dell’accordo OPEC+. Le scommesse rialziste sui futures petroliferi sono aumentate nella settimana successiva all’annuncio di Vienna. Si scommette su un rilancio. Secondo Oilprice.com Baker Hughes ha riferito venerdì che il conteggio delle piattaforme petrolifere è aumentato di 18 per la settimana che si è conclusa il 20 dicembre, dopo essere aumentato di 4 la settimana precedente. “L’enorme salto delle piattaforme petrolifere è forse un segno che i perforatori percepiscono un punto di inflessione nel mercato, con i prezzi in leggero aumento. Resta da vedere se si tratta di un trend duraturo, ma gli E&P potrebbero ancora una volta lanciare sul campo altre piattaforme in risposta a un aumento dei prezzi. Hanno ripetutamente promesso che ‘questa volta sarà diverso’, impegnandosi a produrre un flusso di cassa positivo tramite un piano di perforazioni aggressive”, ha concluso Oilprice.com

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