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Libia

Petrolio e gas, tutte le ultime novità sulla Libia

La Noc, intanto, ha apprezzato la decisione di estendere fino al 30 aprile 2021 le misure contro l’esportazione illegale di petrolio dalla Libia contenute nella risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

Mentre il coronavirus continua a devastare i mercati petroliferi, facendo scendere i prezzi del petrolio in modo più violento e brusco rispetto allo scoppio della SARS del 2003, l’attuale situazione della Libia è stata in qualche modo sottostimata. Una volta percepita come il jolly dei tagli alla produzione OPEC +, la produzione di petrolio libica è precipitata da sei volte a meno di 0,2 miliardi di barili in meno di due settimane con lo stop all’export imposto dal maresciallo Khalifa Haftar che continua a strangolare l’economia libica.

LO STOP AI DEPOSITI E AI PORTI

Con l’entrata in vigore del regime di forza maggiore nei terminali libici per l’esportazione, le capacità di stoccaggio in porti come Es Sider o Ras Lanuf (dove le possibilità di stoccaggio aggregate non superano i 2mmbbls) sono terminate, costringendo anche i produttori di petrolio a fermare la produzione. La domanda è: può andare peggio di così?

La storia su come sia sia giunti all’attuale situazione di forza maggiore libica è abbastanza semplice. Quando il destino della Libia si è improvvisamente trasformato in uno dei principali temi della politica eurasiatica, con Putin ed Erdogan contrapposti e due vertici internazionali piuttosto rappresentativi convocati per risolvere il problema, il maresciallo Haftar ha deciso di prendere la palla al balzo e forzare la mano. Quando il documento russo-turco su un cessate il fuoco immediato a partire da metà gennaio è stato cancellato, con Fayez Serraj (il capo del governo di accordo nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite) d’accordo, Haftar lo ha chiaramente respinto ed è tornato in Libia. Sospettoso sull’esito della successiva Conferenza di Berlino, ha dichiarato la forza maggiore in tutti i principali porti della Libia. Solo i terminal di Bouri e Farwah sono attualmente operativi.

I PROBLEMI DELLA NOC

Dato che la Noc, la compagnia petrolifera statale libica, non si è schierata, cercando di presentarsi come un’entità che serve gli interessi del popolo libico indipendentemente dal leader politico, il suo Ceo Mustafa Sanalla ha avvertito più volte delle molteplici conseguenze che il forcing di Haftar causerà. Sanalla ha paragonato il blocco a “dare fuoco alla propria casa”, sostenendo che in questo modo si priva la Libia delle entrate di petrolio e gas, si fa crollare il dinaro libico, spingendo tutte le compagnie straniere fuori dal paese e danneggiando le infrastrutture a tal punto da rendere necessari mesi se non anni per ripristinarle. A sostegno di ciò, Noc ha iniziato a pubblicare un bollettino sulle perdite che si registrano ogni giorno.

Se si prendono in considerazione i livelli di produzione osservati prima del 17 gennaio, la perdita cumulativa della produzione di petrolio libica ha superato i 20 milioni di barili al 10 febbraio, portando le perdite finanziarie a quota 1,3 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, Noc è stata costretta a chiudere la raffineria di Zawiya da 120mila barili gironalieri il 10 febbraio, lasciando effettivamente la parte orientale del paese senza rifornimento di carburante (i territori controllati da Haftar possono invece ancora avvalersi del carburante fornito dalla raffineria di Ras Lanuf). Ma lo stop non riguarda solo i territori sotto il controllo del GNA: con tutti i porti fermi e la produzione frenata, le centrali elettriche a Bengasi e dintorni hanno dovuto chiudere per via della mancanza di gas.

LA RIPRESA DELLE ESPLORAZIONI BLOCCATA SUL NASCERE

I tempi del blocco da parte di Haftar non avrebbero potuto essere peggiori per Noc dopo che nel periodo 2015-2017 le nuove scoperte erano state praticamente ferme e l’attività di perforazione era appena iniziata a riprendersi gradualmente, con 9 pozzi esplorativi perforati nella sola seconda metà del 2019 (ma nessuno nel primo semestre del 2019). È interessante notare che tutti i pozzi esplorativi erano situati all’interno del territorio controllato da Haftar, nessuno nell’ovest del paese se non si considera il campo offshore di Mellitah.

LA QUALITA’ DEI GREGGI

In realtà, anche se potrebbe essere un po’ inverosimile pensare che altri paesi mediterranei produttori possano approfittare delle turbolenze libiche, la verità è che la situazione del paese nordafricano ha alleviato le conseguenze del panico del mercato indotto dal coronavirus a livello regionale, aumentando i prezzi del greggio dolce leggero.

“Il rivale Saharan Blend è salito al massimo da 9 anni con il prezzo di vendita ufficiale di febbraio fissato con un premio di 2,46 al barile rispetto al Brent e gli scambi correnti che hanno registrato un premio di circa 2,9 dollari anche per il Brent, con un aumento di quasi 1 dollaro al barile nelle ultime 3 settimane. L’impatto è stato ancora più palpabile con l’Azeri Light/BTC che è salito di quasi 1,5 dollari al barile a un premio di 6,5-6,9 dollari al barile rispetto al Brent stesso. Anche l’Urals mediamente acido che viene commerciato nel Mediterraneo è aumentato di 0,5 dollari al barile rispetto al 17 gennaio”, sottolinea Oil Price.

“Sebbene la Libia non sia ancora scesa al livello più basso possibile – se venissero riforniti solo i campi offshore e le forniture di condensato, le sue esportazioni scenderebbero a soli 70 mila barili giornalieri – è improbabile che un ulteriore calo possa alterare il mercato dei dolci leggeri mediterranei, in quanto entrambi i suoi gradi offshore, Bouri e Al-Jurf, sono greggi pesanti con un contenuto di zolfo relativamente elevato”, ha aggiunto ancora Oil Price.

NESSUNA DECISIONE SUI CONFINI MARITTIMI TRA DI MAIO E HAFTAR

L’unica soluzione alla crisi libica insomma è la politica, ma la soluzione sembra ancora lontana visto che al momento non sono previsti nuovi vertici e anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu è in ritardo nell’esercitare pressioni sulle parti in conflitto mentre il Segretario generale dell’Onu Guterres parla ancora una volta di un ruolo maggiore dell’Unione Africana nella mediazione tra le parti. Nulla di fatto nemmeno dall’incontro tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica. Secondo Al-Arabiya nell’incontro si sarebbe discusso di confini marittimi ma la Farnesina ha poi smentito.

NOC: BENE STOP A EXPORT ILLEGALE

La Noc, intanto, ha apprezzato la decisione di estendere fino al 30 aprile 2021 le misure contro l’esportazione illegale di petrolio dalla Libia contenute nella risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. ”La Noc ha accolto con favore l’adozione della Risoluzione 2509 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che autorizza misure contro l’esportazione illecita di greggio e di altri prodotti petroliferi dalla Libia, continuando a permettere agli Stati membri di monitorare le navi in mare aperto”, ha detto la Noc in una nota.

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