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Petrolio

Petrolio, tornano a salire le esportazioni degli Stati Uniti

Anche a luglio, la principale destinazione per le esportazioni di petrolio dagli Stati Uniti è stata la Cina. Seguono Canada e Paesi Bassi

Dopo quattro mesi continui di discesa, a luglio le esportazioni di petrolio degli Stati Uniti hanno ripreso a crescere, superando i 3,2 milioni di barili al giorno. A giugno si erano fermate a 2,75 milioni; a luglio dell’anno scorso erano di 2,7 milioni.

I MAGGIORI ACQUIRENTI

Anche a luglio, come nei tre mesi precedenti, la Cina è stata la principale destinazione per l’export americano, sebbene il volume sia diminuito: 578mila barili al giorno a luglio, contro i 657mila a giugno e gli 1,26 milioni (un record) a maggio.

Dopo la Cina, gli Stati Uniti hanno esportato petrolio soprattutto verso il Canada (425mila barili al giorno) e i Paesi Bassi (330mila).

I RAPPORTI CON LA CINA

Nonostante il record di maggio, quest’anno le esportazioni petrolifere americane verso la Cina sono state caratterizzate da un’estrema volatilità. Ad aprile sono state di appena 114mila barili al giorno e a marzo di 108mila; a gennaio e febbraio sono state pari a zero.

Ci si aspettava una crescita importante delle esportazioni verso la Cina già dall’inizio dell’anno, dopo la firma dell’accordo commerciale di “fase 1” tra Washington e Pechino che prevedeva – tra le altre cose – l’acquisto da parte cinese di prodotti energetici americani.

Dopo un inizio lento, però, adesso Pechino sta incoraggiando le proprie compagnie statali ad aumentare le importazioni dall’America – scrive Argus –, in modo da poter esibire i risultati davanti alle autorità di Washington, a prescindere dagli attacchi del presidente Donald Trump.

ANCORA INCERTEZZA SUI PREZZI

Venerdì scorso i prezzi del petrolio sono scesi di oltre il 3 per cento, andando così a chiudere la peggiore settimana da giugno. Il West Texas Intermediate – il riferimento per il mercato americano – è sceso sotto i 40 dollari al barile (39,7), mentre il benchmark internazionale Brent è arrivato a 42,6 dollari.

C’è ancora tanta incertezza sulla ripresa della domanda petrolifera. Sul WTI, in particolare, avrà pesato un rapporto delle autorità americane che ha mostrato un nuovo calo per la domanda domestica di benzina.

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