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Petrolio

Petrolio, per i paesi produttori del Golfo 490 mld di debiti entro il 2023

Deficit statali accumulati a seguito del crollo del prezzo del petrolio e della crisi del coronavirus

I paesi produttori di petrolio del Golfo persico sono destinati a trovarsi sommersi da un mare di debiti: entro il 2023, infatti, sono le previsioni di S&P Global Ratings, potrebbero dover affrontare 490 miliardi di dollari di deficit statali accumulati a seguito del crollo del prezzo del petrolio e della crisi del coronavirus.

I SEI PAESI DEL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE DEL GOLFO

I sei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gulf Cooperation Council – GCC)-Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (EAU) – comprendono i maggiori produttori Opec, Arabia Saudita, EAU e Kuwait. Questi paesi sono stati colpiti dalla doppia ‘botta’ sferrata dei bassi prezzi del petrolio e dalla pandemia COVID-19 di quest’anno, che ha messo a dura prova la tenuta fiscale dei conti e ridotto i margini governativi dei loro fondi sovrani.

L’ARABIA SAUDITA HA GIA’ TRIPLICATO L’IVA

Il crollo dei prezzi e la ridotta domanda di petrolio nella pandemia hanno già costretto il primo esportatore mondiale di petrolio, l’Arabia Saudita, a triplicare l’imposta sul valore aggiunto (IVA) e a sospendere le indennità per il costo della vita come parte di un nuovo ciclo di dolorose misure di austerità per salvare le finanze del Regno.

LE PREVISIONI DEL FMI

La scorsa settimana, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dichiarato che il crollo dei prezzi e i tagli alla produzione colpiranno duramente gli esportatori di petrolio in Medio Oriente e Nord Africa (la cosiddetta area MENA), con il reddito combinato del petrolio per questi paesi che quest’anno dovrebbe crollare di 270 miliardi di dollari rispetto al 2019.

Il forte calo dei prezzi del petrolio all’inizio di quest’anno si aggiunge alle avversità riscontrate dalle economie dei produttori di petrolio mediorientali che hanno visto una contrazione delle loro economie dovuta al blocco per contenere la pandemia, ha osservato il Fmi nel suo ultimo aggiornamento sulla regione.

Sempre secondo le previsioni ufficiali di fine giugno del Fmi, le economie del solo Golfo sono destinate a subire una contrazione combinata del 7,6% quest’anno a causa del crollo del prezzo del petrolio.

Si tratta di una brusca revisione al ribasso rispetto a una precedente previsione dell’istituto internazionale, che aveva previsto per le economie del Golfo una crescita negativa del 2,7 per cento.

“Il settore petrolifero subirà una forte contrazione di circa il 7,0 per cento e sarà accompagnato da un calo anche nel settore non petrolifero”, ha dichiarato Jihad Azour, direttore del dipartimento per il Medio Oriente e l’Asia centrale del Fondo Monetario Internazionale, in occasione di un recente webinar.

PREVISIONI CONFERMATE ANCHE DAL SONDAGGIO TRIMESTRALE DI REUTERS

A confermare le stime c’è anche il sondaggio trimestrale di Reuters secondo cui le economie del Golfo si contrarranno bruscamente quest’anno per poi riprendersi nel 2021. Il Pil dell’Arabia Saudita dovrebbe ridursi del 5,2% quest’anno prima di rimbalzare alla crescita del 3,1% l’anno prossimo. Il Prodotto interno lordo del Kuwait dovrebbe contrarsi del 6,1% nel 2020, il massimo tra i paesi della regione, prima di crescere del 2,5% l’anno prossimo. Anche le prospettive del Qatar, Oman e Bahrein sono peggiorate, con gli analisti che prevedono riduzioni, rispettivamente del 4%, 4,7% e 4,4% del Pil.

“Mentre l’attività si sta riprendendo in gran parte della regione mentre le restrizioni di blocco si stanno allentando, il ritmo della ripresa nel secondo semestre dell’anno e oltre potrebbe deludere, in particolare con il coronavirus destinato a persistere”, ha dichiarato Oxford Economics in una nota di ricerca.

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