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Pniec, ecco gli scenari per il phase out del carbone

Secondo il Pniec, il phase out dal carbone, programmato entro il 2025, sarà possibile sempreché siano per tempo realizzati gli impianti sostitutivi e le necessarie infrastrutture, e una significativa accelerazione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nei processi di lavorazione

“L’Italia intende accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono del carbone per la generazione elettrica a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, per la parte residua, sul gas. La concretizzazione di tale transizione esige ed è subordinata alla programmazione e realizzazione degli impianti sostitutivi e delle necessarie infrastrutture”. Recita così il Pniec, il Piano energia e clima, nell’ultima versione resa nota dal ministero dello Sviluppo economico, per il quale si attende solo il via libera definitivo di Bruxelles.

PHASE OUT CARBONE SOLO CON IMPIANTI SOSTITUTIVI E INFRASTRUTTURE NECESSARIE

Sul carbone, in particolare, uno dei temi più dibattuti degli ultimi tempi – vedi la questione Sardegna – “l’Italia attuerà le politiche e misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas a effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo. Per i settori coperti dal sistema di scambio quote EU ETS – innanzitutto il termoelettrico e l’industria energivora – oltre a un livello dei prezzi della CO2 più elevato rispetto a quello degli ultimi anni, contribuiranno il phase out dal carbone, programmato entro il 2025, come accennato nei limiti e sempreché – è la novità dell’ultima versione – siano per tempo realizzati gli impianti sostitutivi e le necessarie infrastrutture, e una significativa accelerazione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nei processi di lavorazione. Il phase out dal carbone potrà essere implementato attraverso, tra l’altro, la realizzazione di unità termoelettriche addizionali alimentate a gas, necessaria anche in considerazione dell’incremento delle quote di rinnovabili nella generazione elettrica per il mantenimento dell’adeguatezza del sistema; non sono al momento previsti sviluppi infrastrutturali a gas dall’estero ma solo un temporaneo incremento dei consumi di gas”.

IL TAVOLO TECNICO SUL CARBONE

D’altronde, come ricorda lo stesso Pniec, “il ministero dello Sviluppo Economico ha avviato un tavolo di lavoro tecnico sul tema del phase out del carbone dalla produzione elettrica, poi articolato per aree di mercato elettrico oltre a un tavolo specifico per la Sardegna, con coinvolgimento di tutte le Regioni interessate, oltre che degli operatori e delle parti sociali. Le attività sul tema, ancora in corso, sono finalizzate a individuare condizioni, percorsi accelerati e modalità per il phase out, mantenendo in sicurezza il sistema e prospettando soluzioni per far fronte alle esigenze occupazionali conseguenti al phase out”.

IL TIMING

“L’Italia ha programmato la graduale cessazione della produzione elettrica con carbone entro il 2025, con un primo significativo step al 2023, compensata, oltre che dalla forte crescita dell’energia rinnovabile, da un piano di interventi infrastrutturali (in generazione flessibile, reti e sistemi di accumulo) da effettuare nei prossimi anni – sottolinea il Pniec -. La realizzazione in parallelo dei due processi è indispensabile per far sì che si arrivi al risultato in condizioni di sicurezza del sistema energetico. Nonostante l’apporto limitato della generazione termoelettrica da carbone in Italia in termini comparati con altri Paesi europei (apporto che rimane comunque superiore ai 30 TWh/anno e superiore ai livelli dei primi anni 2000), si ritiene evidente che la dimensione della decarbonizzazione possa e debba andare di pari passo con la dimensione della sicurezza e dell’economicità delle forniture, così come è nello spirito di questo Piano integrato”.

I NUMERI DELLO STOP AL CARBONE (E DI CHI LO SOSTITUIRA’)

Parlando di numeri “dagli scenari considerati è previsto un fabbisogno di 49 Mtep di gas naturale (circa 60 GSm3) al 2030 con un picco di consumi intorno al 2025 dovuto alla fuoriuscita del carbone dal mix di generazione elettrica”.

Infatti, “ferma restando la necessità di accelerare la crescita delle energie rinnovabili, nell’ambito degli interventi complessivi (accumuli, reti, generazione flessibile, altre opere di rete) da realizzare per il target 2030, alcune modifiche infrastrutturali risultano in particolare connesse allo scenario di phase out dal carbone e in particolare, da avviare nella finestra 2020-2025”. Tra queste “nuova capacità a gas per circa 3 GW, di cui circa il 50% sostanzialmente connesso al phase out, coerentemente con la pianificazione e la regolamentazione (paesaggistica e ambientale) regionale, e nuovi sistemi di accumulo per 3 GW nelle aree centro – sud, sud e Sicilia”, il “rinforzo della rete di trasmissione nel Polo di Brindisi per sicurezza di esercizio (già autorizzata dal MiSE e dal MATTM e in corso di realizzazione)”, la “nuova dorsale adriatica per almeno 1 GW di capacità di trasporto” e l’installazione “di almeno 3000 MVAR di nuovi compensatori sincroni, in particolare nelle zone sud e centro – sud, per far fronte a quelle che saranno le conseguenti esigenze sorgenti di regolazione di tensione”. Infine, “in correlazione con il phase out dal carbone in Sardegna, è in corso di valutazione una nuova interconnessione elettrica Sardegna – Sicilia – Continente, insieme a nuova capacità di generazione a gas o capacità di accumulo per 400 MW localizzata nell’isola, nonché l’installazione di compensatori per almeno 250 MVAR”.

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