Dalle correzioni tecniche al Pnrr all’impennata della spesa per il superbonus fino al via libera definitivo alla proposta Ue sul packaging e sui rifiuti di imballaggio: ecco cosa dicono i giornali si oggi
L’Italia ha inviato delle correzioni tecniche alla Ue per sul Pnrr mentre sul superbonus la spesa rischia di sfondare quota 150 miliardi di euro. Infine il Consiglio Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di regolamento sul packaging e sui rifiuti di imballaggio che però non soddisfa appieno l’Italia.
PNRR, L’ITALIA INVIA LE CORREZIONI TECNICHE ALLA UE
“Il governo invia alla Commissione europea una nuova richiesta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). In particolare, sono state trasmesse a Bruxelles le istanze per correggere alcuni elementi tecnici del Piano, in base a quanto già approvato nella cabina di regia tenuta dall’esecutivo lo scorso 22 febbraio (in quell’occasione è stata, tra l’altro, illustrata la quarta relazione sullo stato di attuazione del Pnrr). ‘La revisione è il risultato di interlocuzioni svolte nel quadro della continua e proficua collaborazione tra il governo italiano e la Commissione europea. La revisione — spiega il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto — consentirà la corretta attuazione del Piano così come modificato lo scorso dicembre’”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “(…) Fitto arriva a Bruxelles sulla scia dell’aggiornamento dei dati di spesa relativi al Pnrr, illustrati meno di due settimane fa dal governo. L’Italia ha speso finora 45,6 miliardi di euro di risorse del Piano, in particolare nel 2023 sono stati utilizzati 21,1 miliardi, a fronte tuttavia dei 40,9 indicati l’anno precedente nella Nadef. Il ritmo di spesa dei fondi fatica, insomma, a trovare l’accelerazione auspicata (…)” ha proseguito il quotidiano.
SUPERBONUS, LA SPESA TOTALE VERSO I 150 MILIARDI
“Centocinquanta miliardi. Per ora. I numeri aggiornati venerdì dall’Istat con i conti annuali delle amministrazioni pubbliche permettono di rivedere le cifre del Superbonus: senza ambire a un consuntivo definitivo, perché il contatore promette di muoversi ancora. Il dato certo è il rigonfiamento del deficit 2023, e di conseguenza l’aumento del debito extra che si spalmerà sui prossimi anni: i calcoli del Mef la primavera scorsa vedevano un carico medio da 23,4 miliardi l’anno nel 2024/26, ma da allora sotto i ponti del Superbonus è passata molta acqua, sotto forma di crediti ulteriori che possono portare l’ipoteca annua in zona 30 miliardi; fino agli sgoccioli della legislatura”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. (…) In realtà, come i tecnici avevano previsto quando avevano letto il testo del decreto, i cancelli non si sono chiusi; a tenerli aperti sono state soprattutto le deroghe che garantivano il vecchio trattamento alle Cilas presentate entro il 17 febbraio. E tutto lascia pensare che i numeri definitivi si muoveranno ancora: i crediti d’imposta impiegano un tempo tecnico di qualche settimana per piovere nelle tabelle del monitoraggio mensile dell’Enea, che a gennaio contemplano 7,6 miliardi di costi in più rispetto a dicembre. È la corsa di fine anno, che ha dimensioni ancora in parte indefinite, almeno nei dati ufficiali. C’è un altro fattore che però impone di non ritenere chiusa la storia del Superbonus: il 110%, prima di tutto, non è finito, perché è ancora in vigore (fino a fine 2025) per gli immobili danneggiati dai terremoti e per le Rsa, mentre la cessione del credito è ancora possibile (ora con sconto al 70%) per i lavori nei condomini che avevano presentato le Cilas in tempo utile. Da qui non possono arrivare i numeri ciclopici visti finora, ma il panorama rimane tutt’altro che fermo (…)”, prosegue il quotidiano.
IMBALLAGGI: AL VIA LE NUOVE NORME UE, ITALIA SODDISFATTA A METÀ
“Il Consiglio Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di regolamento sul packaging e sui rifiuti di imballaggio (Ppwr). ‘Questo regolamento mira a ridurre i rifiuti causati dagli imballaggi, rendendoli più sostenibili, garantendo al contempo i più elevati standard di gestione dei rifiuti’, scrive la presidenza belga di turno. Lo scorso dicembre l’Italia è stato l’unico tra i ventisette Stati membri ad aver votato contro l’adozione del mandato negoziale del Consiglio Ue sul regolamento imballaggi. Mentre nel testo del Parlamento, votato a novembre, erano state numerose le aperture alle richieste delle filiere italiane”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “Nel merito, l’intesa conferma la richiesta di un calo dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% nel 2035 e del 15% entro il 2040, come previsto nella proposta iniziale della Commissione europea. Saranno vietati dal 1° gennaio 2030 (la Commissione prevedeva prima) alcuni formati di imballaggi in plastica monouso, come quelli per frutta e verdura fresca non trasformata, imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, porzioni individuali (come condimenti, salse, panna, zucchero), e prodotti in miniatura per i prodotti da toilette negli alberghi e e la pellicola per le valigie negli aeroporti. I divieti vengono limitati ai soli imballaggi in plastica, non valgono se questa è compostabile, (…)”, prosegue il quotidiano.
“I distributori finali di bevande e cibi da asporto nel settore dei servizi di ristorazione saranno obbligati a offrire ai consumatori la possibilità di portare il proprio contenitore. Dovrebbero inoltre impegnarsi a offrire il 10% dei prodotti in un formato di imballaggio riutilizzabile entro il 2030. Il 90% dei contenitori per bevande monouso in plastica e metallo (fino a tre litri) dovrà essere raccolto separatamente entro il 2029 con sistemi di deposito cauzionato (…)”, si legge ancora sul quotidiano.