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Ok da Commissioni a “emendamento no Ponte”, la bozza dell’energy release, scaduta Via-Vas Mase. Che c’è sui giornali

Commissioni Camera approvano l'”emendamento no Ponte” della Lega, 20 TWh a prezzi calmierati per energivori nell’energy release, scaduta Commissione Via-Vas del Mase. La rassegna stampa Energia

Le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera hanno approvato l'”emendamento no ponte” al dl Sicurezza, presentato dalla Lega, che prevede un’aggravante per i Nimby. L’emendamento propone una pena maggiore per una “violenza o minaccia” a un pubblico ufficiale “commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica la pena è aumentata”. Sarà necessario attendere l’approvazione del dl Sicurezza per sapere se l’emendamento riuscirà a diventare legge dello stato. Contratti per differenza a due vie per la cessione anticipata di energia elettrica a prezzi contenuti per imprese energivore, contributi fino a un massimale di 300.000 euro a copertura dei costi sostenuti per le garanzie che le aziende dovranno produrre per sottoscrivere i contratti. Sono alcuni delle misure presenti nel decreto “energy release”, che disciplina la vendita a prezzi calmierati di elettricità agli energivori, anticipate dal Sole 24 Ore. Mancano i tecnici per valutare gli impianti e le infrastrutture da realizzare. Infatti, è scaduto l’8 luglio il periodo di proroga della Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

ENERGIA, 20 TWH A PREZZI CALMIERATI PER ENERGIVORI

“Contratti per differenza a due vie per la cessione anticipata di energia elettrica a prezzi contenuti da parte del Gse alle imprese energivore a fronte dell’impegno di queste ultime a realizzare nuova capacità di generazione green entro 40 mesi dalla sottoscrizione delle intese. E ancora, contributi fino a un massimale di 300mila euro a copertura dei costi sostenuti per le garanzie che le aziende dovranno produrre per sottoscrivere i contratti (…) Sono questi i punti principali dell’ultima bozza del decreto “energy release”, chiamato a disciplinare la vendita a prezzi calmierati di elettricità agli energivori, anche in forma aggregata, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare e che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni alla firma del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Dal quale ieri, invece, è giunto l’ok a un altro decreto che contiene le condizionalità green alle quali dovranno uniformarsi gli energivori beneficiari delle agevolazioni in bolletta destinate a finanziare lo sviluppo delle rinnovabili”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Un provvedimento «che rappresenta un punto di equilibrio – ha commentato ieri Pichetto Fratin – tra la necessità di garantire competitività a chi opera in settori esposti a forte concorrenza internazionale e quella di proseguire sulla strada della decarbonizzazione: offriamo insomma alla imprese energivore un orizzonte di efficacia e certezza nelle scelte di investimento». (…) le imprese devono adottare almeno una delle seguenti condizionalità: attuare gli interventi di efficientamento energetico previsti dalla diagnosi che abbiano un “tempo di ritorno” inferiore ai tre anni e un costo non eccedente quello dell’agevolazione; coprire almeno i 30% dei consumi con energia prodotta da fonti che non emettono carbonio; investire almeno al 50% dell’agevolazione in progetti che riducono le emissioni di gas serra”, continua il giornale.

“Un altro strumento adottato di recente è l’assegnazione del daspo urbano, applicato in alcuni casi in Valsusa contro contestatori no Tav più vivaci o in Sicilia contro i no Muos. Un altro strumento cui si avvalgono di recente i questori è il mancato preavviso della manifestazione. L’articolo 17 della Costituzione è chiarissimo nello stile pulito e senza ambiguità con cui scrivevano i Padri Costituenti: i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi; per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso; delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica. Questo dice, con chiarezza sublime, la Costituzione. Però l’articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps), normativa del 1931 rimasta in italico fascistissimo vigore, punisce con ammenda e arresto chi non notifica il preavviso e irroga la detenzione fino a un anno per la manifestazione vietata dalle autorità. (…) Dopo anni di ricorsi al Tar e al Consiglio di stato, appelli del no firmati da architetti e professori di liceo, proteste di cittadini, solamente pochi mesi fa l’Agsm di Verona è riuscita ad ottenere il via libera per costruire l’impianto”, continua il giornale.

ENERGIA, APPROVATO DA COMMISSIONI EMENDAMENTO CONTRO NIMBY

“La solita voglia di vietare, costringere, controllare, impedire. Le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera hanno approvato un emendamento al disegno di legge Sicurezza che prevede un’aggravante per cui “se la violenza o minaccia” a un pubblico ufficiale “è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica la pena è aumentata”. L’emendamento è stato presentato dalla Lega. E’ stato subito soprannominato “emendamento no-ponte”, perché l’obiettivo dell’aggravante sono i comitati Nimby e i contestatori che si oppongono alla costruzione di grandi infrastrutture, come è il caso del progetto del ponte di Messina. Solamente il tempo dirà se saranno realizzate le due ipotesi, cioè se l’emendamento riuscirà a diventare legge dello stato e se il ponte di Messina riuscirà a superare la fase della teoria applicata. La proposta è stata sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza ed è passata con una riformulazione che in parte ne mitiga gli effetti. Nella versione iniziale, il testo prevedeva che la pena fosse aumentata fino a due terzi. Nella versione riformulata si prevede l’aumento fino a un terzo, che può essere bilanciato dalle circostanze attenuanti”, si legge su Il Foglio.

“Le opposizioni hanno contestato l’emendamento. (…) La risposta è un luogo comune ormai liso ma sempreverde: “Le leggi ci sono, basterebbe usarle”. Per governare le nuove contestazioni, le leggi già disponibili sono state ripescate dopo anni di dimenticanza e polvere sul fondo dei cassetti della questura, come le norme antiterrorismo, le leggi sulla sicurezza nazionale e le leggi contro la criminalità organizzata. In altri casi, vengono inventate sanzioni nuove, come è avvenuto in gennaio con la nuova legge 6/2024 contro gli “ecovandali” che inasprisce le pene”, continua il giornale.

ENERGIA, GOVERNO SENZA TECNICI COMMISSIONI VIA-VAS

“È scaduto l’8 luglio il periodo di prorogatio della Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e, come previsto, non è ancora pronta una nuova. Niente commissione significa niente tecnici che si esprimono su ciò che, di grande e meno grande, deve essere realizzato in Italia. I termini “Via-Vas” infatti significano “Valutazione di Impatto Ambientale” e “Valutazione Ambientale Strategica” e si tratta del gruppo di persone che per conto del ministero valuta l’impatto ambientale delle opere, degli impianti e delle infrastrutture da realizzare. Il ponte sullo Stretto di Messina è ormai l’esempio più noto, ma ci sono anche le opere per Milano-Cortina 2026. In sintesi: niente commissione, paralisi sulle pratiche”, si legge sul Fatto Quotidiano.

“(…) Abbiamo chiesto se la commissione fosse pronta e cosa accade ora, la risposta è stato un link alla trascrizione dell’audizione in Senato del 4 luglio quando il ministro Pichetto Fratin ha dichiarato che a quella data erano stati “nominati 41 componenti” e che “le restanti nomine sono in corso di perfezionamento”. (…) “procedere rapidamente alla nomina” anche “degli ulteriori componenti per garantire il plenum. La lista dei nomi, a quanto risulta al Fatto, è arrivata meno di una settimana fa alla Corte dei Conti, a cui occorreranno almeno due settimane per la registrazione, carichi di lavoro permettendo”, continua il giornale.

“La commissione Via-Vas prevede, inoltre, 70 membri, numero potenziato dallo stesso Pichetto Fratin proprio per assicurarsi una maggiore efficacia. Mancherebbero però ancora all’appello quasi 30 componenti mentre quelli già identificati non possono essere operativi fino alla conclusione dell’iter presso i giudici contabili, a cui tocca anche valutare se ci siano elementi ostativi alla nomina. In più, senza un presidente designato (per il quale dovrà esserci decreto ad hoc) è difficile poi che ci possa essere la convocazione di una plenaria che dia il via ufficiale ai lavori, di fatto insediando la nuova Commissione. (…) Tutto questo senza entrare nel merito dei curricula selezionati finora: alcuni erano già commissari da quattro anni, altri sono stati nominati nel 2023 da Pichetto stesso e altri ancora, come il Fatto ha raccontato, arrivano da ambienti politici contigui sia al ministro forzista che ai sottosegretari di Lega e FdI. È difficile mettere tutti d’accordo”, continua il giornale.

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