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Gasdotto Power Of Siberia 2

Power of Siberia 2, per il nuovo gasdotto Putin dovrà aspettare i tempi della Cina

La Cina non sembra aver fretta di impegnarsi. Una reticenza che, secondo gli analisti, mostra quanto, in tempo di guerra, sia diventato debole il potere contrattuale della Russia

Il primo ministro russo, Michail Misustin, questa settimana ha lasciato la Cina senza ottenere ciò che Mosca attende già da diverso tempo: un chiaro impegno da parte di Pechino sul Power of Siberia 2, il grande progetto di gasdotto per trasformare i flussi di energia attraverso l’Asia.

Concepito oltre 10 anni fa per aiutare la Russia a “rivolgersi ad est”, il gasdotto attraverso la Mongolia verso la Cina era un modo per diversificare le vendite di gas, rafforzare le entrate e dare al Cremlino più peso diplomatico. Il progetto ha assunto una nuova urgenza dopo l’invasione dell’Ucraina, con Mosca che è alla ricerca di nuovi sbocchi per il gas che scorreva verso l’Europa, prima che l’Occidente imponesse le sue sanzioni.

Il problema per Mosca è che la Cina – che dopo l’invasione dell’Ucraina è diventata un partner economico cruciale – non sembra aver fretta di impegnarsi. Una reticenza che, secondo gli analisti, mostra quanto in tempo di guerra sia diventato debole il potere contrattuale di Mosca, che a che fare con il suo vicino economicamente più potente.

LE DIFFERENZE TRA I 2 GASDOTTI “POWER OF SIBERIA”

Un altro gasdotto russo, il Power of Siberia, è stato lanciato nel 2019 e dovrebbe raggiungere la sua capacità massima di 38 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2024. Questo gasdotto, però, si basava sullo sviluppo di nuovi giacimenti di gas nella Siberia orientale, che non avevano mai inviato il combustibile in Europa. rendendolo meno utile alla strategia di diversificazione di Mosca.

Il PS-2, invece, mira a rifornire la Cina di gas proveniente dalla penisola nord-orientale di Yamal, che storicamente serviva il mercato europeo attraverso diversi gasdotti, tra cui il Nord Stream, le cui forniture si interruppero a causa di controversie con l’Ue già prima che il gasdotto venisse sabotato, nel settembre 2022.

I RAPPORTI TRA RUSSIA E CINA SUL POWER OF SIBERIA 2

La ricerca di alternative è passata dall’essere una scelta strategica da parte della Russia alla sua unica opzione: “Pechino ha una storia di prolungamento dei negoziati per ottenere un accordo migliore, e questo è caso in cui su negoziato il Power of Siberia 1”, ha affermato Alicja Bachulska, esperta di politica cinese presso il Consiglio europeo per le relazioni estere. “Poiché l’aggressione della Russia contro l’Ucraina si è trasformata in una guerra di lunga durata – ha spiegato Bachulska – Pechino ritiene che la sua posizione negoziale nei confronti di Mosca possa solo rafforzarsi. Prendersi il suo tempo potrebbe consentire alla Cina di assicurarsi un prezzo inferiore per il gas attraverso il gasdotto”.

I colloqui sino-russi sul gasdotto si erano intensificati nei mesi precedenti la guerra: durante le Olimpiadi di Pechino, Vladimir Putin e Xi Jinping hanno firmato un contratto di 25 anni per la rotta dell’estremo oriente e “hanno parlato anche del PS-2”, ha affermato Tatiana Mitrova, ricercatrice presso il Center on Global Energy Policy della Columbia University. Da allora, però, mentre la Russia ha ripetutamente sottolineato la sua disponibilità a lanciare il nuovo gasdotto, Pechino è rimasta molto silenziosa. Durante una visita al Cremlino del marzo scorso, Jinping ha aggirato la questione PS-2, mentre Putin ha parlato del piano come se fosse già affare fatto, dicendo che “praticamente tutti i parametri sono stati finalizzati”.

GLI INTERESSI DELLA CINA SUL GAS ASIATICO

Secondo Gergely Molnar, analista del gas dell’AIE, “la Cina, attenta a non dipendere troppo da un singolo fornitore, è stata attiva nell’assicurarsi contratti di gas naturale per quantità maggiori di quelle di cui ha effettivamente bisogno. Pechino fa affidamento sulla Russia per poco più del 5% della sua fornitura di gas”. Insieme agli aumenti pianificati dell’offerta attraverso le rotte esistenti dalla Russia, l’accordo sul PS-2 aumenterebbe tale quota a circa il 20% entro i primi anni ’30.

La Cina ha davvero da guadagnare dal gasdotto. Vuole diversificare le fonti energetiche del Paese, in particolare le forniture via terra dalla Russia e dall’Asia centrale, che sarebbero più sicure delle rotte marittime, in caso di tensioni geopolitiche o militari con l’occidente. “Il trasporto di gas è più sicuro attraverso la Russia, attraverso il trasporto terrestre, rispetto al lontano Medio Oriente”, ha affermato Lin Boqiang, direttore del China Institute for Studies in Energy Policy dell’Università di Xiamen.

Ci sono però delle complicazioni geopolitiche per concordare l’accordo, sullo sfondo della guerra in Ucraina. Secondo alcuni esperti di politica cinese, però, una partnership energetica più profonda con la Russia è solo questione di tempo: “nessuno dovrebbe aspettarsi che la Cina tagli il suo accesso al petrolio e al gas russi”, ha affermato Victor Gao, vicepresidente del Centro per la Cina e la globalizzazione di Pechino. “Questo tipo di commercio è normale, è un commercio pacifico”. Gao ha aggiunto che l’enorme commercio di energia tra Russia e Cina “alla fine porterà ad una riconfigurazione dell’approvvigionamento di petrolio e gas nel mondo, e l’occidente non dovrà sorprendersi per questo”.

I PROBLEMI E LE SPERANZE DELLA RUSSIA SUL NUOVO GASDOTTO

Per la Russia, la costruzione della PS-2 è l’unico modo per compensare almeno una parte del mercato Ue che ha perso, un mercato che rappresentava la maggior parte del gas prodotto dalla penisola dello Yamal. Questo, però, significa che non ci sono motivi particolari per la Cina per accettare subito il nuovo gasdotto.

La Cina, infatti, è stata impegnata nello sviluppo di altre forniture via terra: in un vertice con i Paesi dell’Asia centrale della scorsa settimana, Xi Jinping ha sostenuto la costruzione del cosiddetto “Line D pipeline”, che sarebbe il quarto gasdotto della Cina nella regione a portare gas dal Turkmenistan.

Nel 2022 circa 35 miliardi di metri cubi di gas sono stati esportati in Cina attraverso tre gasdotti dal Turkmenistan, rispetto ai 16 mld di mc inviati dalla Russia tramite il Power of Siberia. Anche con il gasdotto PS-2 in atto, la Russia non sarebbe in grado di eguagliare quello che ha perso nelle vendite europee. Anche il prezzo di questo gas sarebbe inferiore: il gas inviato attraverso il Power of Siberia 1 – alle condizioni stabilite quando la posizione negoziale della Russia era molto più forte – ha un prezzo ben al di sotto del tasso di mercato europeo.

Sergei Vakulenko, ex direttore strategico di Gazprom, ha detto che la Russia non riesce nemmeno ad eguagliare il prezzo che la Cina paga per le importazioni di gas da altri fornitori. Dati questi fattori, il PS-2 genererebbe circa 12 miliardi di dollari all’anno per Gazprom, di cui lo Stato riceverebbe circa 4,6 miliardi di dollari in dazi e tasse. Questa somma – equivalente a meno della metà delle entrate energetiche mensili medie della Russia nel 2023 – difficilmente sarebbe trasformativa.

Il Cremlino però è alla disperata ricerca di entrate aggiuntive, mentre il suo deficit di bilancio e i suoi costi di guerra aumentano e le sue vendite di gas in Europa diminuiscono. Secondo Mitrova, della Columbia University, “questo gas non ha nessun altro posto dove andare”.

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