“L’idrogeno – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin – è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e che devono portarci al net zero al 2050″
Orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica: così è delineata la Strategia Nazionale dell’Idrogeno, realizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e presentata nella sede del GSE, a Roma.
LA STRATEGIA NAZIONALE SULL’IDROGENO PRESENTATA AL GSE
All’iniziativa di presentazione della Strategia, nell’Auditorium del Gestore dei Servizi Energetici, hanno partecipato assieme al ministro Pichetto Fratin, il Presidente del GSE Paolo Arrigoni e il Capo del Dipartimento Energia del MASE Federico Boschi, che ha illustrato la strategia. Presenti, il delegato del presidente di Confindustria per l’Energia Aurelio Regina, il direttore esecutivo dell’Unità di Decarbonizzazione di Snam, Piero Ercoli, il direttore della Divisione Energia di Arera, Massimo Ricci, e il presidente di H2IT, Alberto Dossi.
SERVE UN MIX DI FONTI, TRA CUI L’IDROGENO
La Strategia nazionale si articola attraverso una matrice che vede tre possibili scenari sviluppati su un orizzonte temporale di lungo periodo. La strategia stima una “domanda nazionale” tra 6 e 12 Mtep con una corrispondente necessità di elettrolizzatori variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW a seconda delle condizioni di contesto. Nel testo è chiarito che per decarbonizzare i consumi servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della “Carbon Capture Storage”, di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare. Solo così, è spiegato, si potrà soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi.
Se dunque – si legge nel testo – nei prossimi decenni ogni alternativa troverà uno spazio applicativo, sono indicati come le variabili che incidono sull’idrogeno la decarbonizzazione degli usi finali (trasporto pesante, settore marittimo e aereo), l’integrazione del sistema energetico, la realizzazione di una filiera forte e competitiva.
ITALIA HUB ENERGETICO DEL MEDITERRANEO
Altri aspetti da considerare sono l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo “Italia hub energetico nel Mediterraneo”, su cui molto incide l’attività di cooperazione, un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni ma di contribuire concretamente alla loro riduzione, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti.
“Nel medio e lungo periodo – viene spiegato nella Strategia – lo sviluppo di una produzione ‘large scale’ e di una infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione”, e altrettanto “una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo”. Viene citato nel documento il progetto “Southern Hydrogen Corridor”, di cui la dorsale italiana è parte integrante, che “renderà l’Italia un hub europeo dell’idrogeno, favorendo i flussi di importazione”.
PICHETTO: OGGI CONDIVIDIAMO LA NOSTRA VISIONE CON IMPRESE E INDUSTRIE
“L’idrogeno – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin – è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e devono portarci al net zero al 2050. La nostra strategia si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche. Oggi il governo vuole condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione interistituzionale”.
PICHETTO: SULL’IDROGENO DISTINGUERE TRA REALTA’ E SOGNI
“Dobbiamo capire cosa riusciamo a fare per la produzione nazionale di idrogeno verde – ha aggiunto il minsitro Pichetto -, perché devo avere energia verde e al momento abbiamo ancora i due terzi della nostra energia che non è verde. Dobbiamo sempre distinguere tra realtà e sogni. Abbiamo anche la CCS in Adriatico in fase sperimentale che potrebbe aiutarci a catturare la CO2. Con la creazione di un’Italia hub dell’idrogeno, più andiamo avanti con un mix di energie che siano da un lato pulite dall’altro economicamente compatibili più facciamo del bene per le nostre imprese e per le nostre famiglie”.
BOSCHI (MASE): DOBBIAMO DARE TRAIETTORIE CREDIBILI E AGGIUSTABILI NEL TEMPO
“Per recuperare il ritardo rispetto agli altri Paesi europei era necessario iniziare a mettere insieme delle azioni. L’idrogeno è un vettore che dovrà unirsi ad altre soluzione nella strategia di decarbonizzazione, per questo è importante iniziare a lavorare in modo coordinato su tutti i vettori della decarbonizzazione: idrogeno, rinnovabili elettriche, efficienza energetica, biometano, CCS”. Lo ha dichiarato il Capo Dipartimento Energia del MASE, Federico Boschi, che ha aggiunto: “il lavoro prevede di dedicare delle risorse adeguate da pare del Ministero, Arera e gli attori della filiera. La prima cosa da fare è capire la domanda potenziale di idrogeno da qui al 2050 e le sue possibili evoluzioni, anche in ragione delle prospettive degli altri vettori di decarbonizzazione. Poi abbiamo analizzato l’offerta di idrogeno e, in seguito, ragioneremo sulle azioni politiche di supporto per un vero e proprio mercato dell’idrogeno. Sono già state introdotte delle misure di supporto al mercato dell’idrogeno e prossimamente emaneremo un decreto tariffe idrogeno, che dovrà tener contro dell’evoluzione dell’idrogeno e dei suo costi di produzione. Germania, Francia e Spagna hanno degli obiettivi più ambiziosi sula capacitò degli elettrolizzatori al 2030, ma noi dobbiamo trovare un modo per produrre idrogeno in modo economico, perché non abbiamo le stesse risorse degli altri Paesi. Dobbiamo dare delle traiettorie credibili, verificabili e aggiustabili nel corso del tempo”, ha conlcuso.
IDROGENO, ARRIGONI: LA STRATEGIA CONSOLIDA IL RUOLO DELL’ITALIA COME HUB ENERGETICO
Per il presidente del GSE, Paolo Arrigoni, “l’idrogeno è un vettore importante nella strategia di decarbonizzazione basato sulla neutralità tecnologica che, insieme al biometano, dovrebbe sostituire il gas, perché non tutte le utenze sono elettrificabili. Al 2030 l’Ue pone il consumo di 20 mln di tonnellate (metà prodotta internamente all’Ue e metà da importazione). Il PNRR ha stanziato oltre 3,5 miliardi di euro per finanziare le hydrogen valley, le stazioni di rifornimento per la mobilità, per incentivare decarbonizzazione dei settori hard to abate e per il trasporto ferroviario”.
“Oggi – ha aggiunto Arrigoni – viene presentata questa strategia che è il frutto del lavoro di un tavolo che si è insediato nel gennaio scorso e che ha visto collaborare con passione esponenti istituzionali e attori della filiera. Qualche giorno fa l’ACER ha affermato che gli obiettivi al 2030 sull’idrogeno rinnovabile non si raggiungeranno a causa dei rischi sulla domanda e dei costi elevati, oltre ai ritardi sugli elettrolizzatori e sugli idrogenodotti. Ciononostante, la strategia sull’idrogeno serve a cogliere le opportunità che ci sono in Europa, ad aumentare la sicurezza energetica del nostro Paese e a consolidare il ruolo dell’Italia come hub energetico nel Mediterraneo”.
DOSSI (H2IT): LA STRATEGIA è UNA GUIDA ABILITANTE PER SBLOCCARE GLI INVESTIMENTI
“Questa strategia è un momento storico, la attendiamo dal 2020. È una guida abilitante per sbloccare gli investimenti sull’idrogeno – che sono investimenti ingenti e importanti – e abilitare tutta la filiera. È un momento importante perché è anche un avvicinamento tra il soggetto pubblico e il privato: il governo crede nella filiera dell’idrogeno e ha deciso di puntarci. La strategia dimostra che l’Italia può avere un ruolo chiave per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, anche grazie alla sua posizione geografica: prima eravamo ai confini dell’Europa, oggi invece siamo in una posizione centrale, perché con i Paesi del Nordafrica potremo avere energia a basso costo e importazioni di idrogeno”. Così il presidente di H2IT, Alberto Dossi.
“Questo documento – ha aggiunto – deve rappresentare un punto di partenza, non di arrivo. Ora è fondamentale trasformare le linee guida in azioni concrete: servono strumenti di breve, medio e lungo periodo che accompagnino le imprese nella realizzazione dei progetti già finanziati, che supportino la domanda attraverso incentivi mirati e sostengano tutto il comparto della componentistica legato all’idrogeno. Sarà cruciale garantire regole certe e sinergie tra i diversi Ministeri per assicurare il successo delle iniziative. H2IT, come ha sempre fatto dalla sua nascita, è pronta a collaborare con le istituzioni, anche attraverso i suoi oltre 170 soci, per tradurre questa visione in un piano operativo efficace, consapevole che l’idrogeno rappresenta una delle chiavi principali per la decarbonizzazione, l’indipendenza energetica e la competitività tecnologica del nostro Paese. Con il supporto giusto, possiamo contribuire in maniera decisiva a fare dell’Italia un leader europeo in questo settore e a raggiungere i traguardi sfidanti indicati dalla strategia stessa”.