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Carburanti

Prezzi dei carburanti (di nuovo) in aumento. Cosa dicono esperti e associazioni

I prezzi della benzina, del gasolio e degli altri carburanti, dal 1 gennaio 2023, sono schizzati – di nuovo – alle stelle. Diversi gli esponenti del governo Meloni e appartenenti all’opposizione che hanno ricondotto gli aumenti alla speculazione. Ma non solo, gli aumenti scatenano l’ira delle associazioni di categoria e dei gestori. Ecco cosa dicono

Dal 1 gennaio si è verificato, ancora una volta, un aumento notevole dei prezzi carburanti rispetto ai numeri di dicembre. Tra le principali cause la fine dello sconto sulle accise per benzina e gasolio – introdotto il 22 marzo 2022 e tagliato a dicembre -.

La prossima settimana convocata una riunione tra il ministro Urso e le associazioni dei consumatori che esortano il governo a ripristinare il taglio delle accise.

PREZZI DEI CARBURANTI (DI NUOVO) IN AUMENTO

Secondo le elaborazioni di Quotidiano energia, in modalità servito, il prezzo medio praticato della benzina è di 1,965 euro (1,779 euro al 29 dicembre) e quello del gasolio di 2,023 (rispetto a 1,844).

Per quanto riguarda il prezzo medio praticato della benzina in modalità self-service è di 1,821 euro al litro, contro gli 1,627 euro del 29 dicembre. Il prezzo medio del gasolio (o diesel), in modalità self, è di 1,879 euro al litro, contro gli 1,693 di fine dicembre.

URSO CONVOCA LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI

In prima linea sulla questione rincari il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che durante un’intervista per il quotidiano Il Corriere della Sera, dichiara: “Abbiamo coordinato una duplice azione per stroncare la speculazione. Il ministro dell’economia Giorgetti con la Guardia di Finanza che ha gli strumenti più efficaci. Per quanto mi riguarda, avevo già chiesto nelle scorse settimane a Mr Prezzi un costante monitoraggio con la collaborazione della GdF per realizzare un modello di controllo più efficiente ed evidenziare subito ogni anomalia e ogni tentativo di speculazione, come sembra siano emersi in alcuni casi eclatanti e non giustificabili in questi giorni. La prossima settimana riunirò le associazioni dei consumatori per confrontarci sugli strumenti più idonei”.

“(…) L’Italia ha centrato i 55 obiettivi, richiesti dall’Europa, con un grande lavoro fatto dal Ministro Fitto. Ma il Pnrr va rivisto anche alla luce dell’Iniziativa RepowerEu, dell’innalzamento del costo delle materie prime e del livello di attuazione dei programmi di coesione, in un confronto positivo con la Commissione sulla base del regolamento dello stesso Pnrr», afferma Urso che aggiunge: “Non siamo i soli a chiedere una revisione del Pnrr e soprattutto non siamo affatto isolati in Europa. Anzi. L’Italia conta oggi più di prima, come dimostrano sia il caso della “minimun tax” sia quello del “price cap” sul gas. In entrambi i casi è stata proprio l’autorevolezza del premier Meloni a sbloccare i negoziati: suo l’intervento diretto nei confronti del premier polacco per rimuovere il veto di Varsavia. Peraltro sia il governo ceco, che ha presieduto l’ultimo semestre, sia il governo svedese, che presiede il nuovo, sono in piena sintonia politica con noi e questo la dice lunga su come stia cambiando la politica europea”,

LE ACCISE INCIDONO COSI TANTO?

Intervistato da La Repubblica, Salvatore Carollo, esperto di prezzi delle materie prime, ha ricordato il ruolo delle accise nel rincaro dei carburanti. “L’Italia, si sa, ha una tassazione dei combustibili per trasporto tra le più alte in Europa”, ha detto. “È una tassa facile, che i governi usano per costituire i flussi di cassa, benché incida molto su trasporti, merci, materie prime, generi alimentari e agricoli”. Le accise, fa notare La Repubblica, sono tuttavia alte da anni.

I COMMENTI DAL MOVIMENTO 5 STELLE

“Il governo Meloni ha colpevolmente sottovalutato le conseguenze dirette e indirette dello stop degli sconti sulle accise. Cittadini, artigiani e imprenditori pagano un prezzo di benzina e diesel alle stelle e questo si aggiunge all’inflazione e ai rincari nel settore dell’energia che da mesi colpiscono gli italiani. Lo scaricabarile del Ministro Urso verso il collega Giorgetti non risolve il problema e dimostra quanta confusione ci sia nel governo nella lotta alla speculazione. In Italia ci sono ben 6,5 milioni di lavoratori con contratti scaduti e non adeguati all’attuale costo della vita, il record lo detiene il settore della vigilanza privata dove le retribuzioni sono ferme da ben sette anni. Il governo si svegli e metta in campo una efficace road map per aumentare i salari e difendere il potere d’acquisto dei lavoratori. I rincari sulla benzina sono solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, così in una nota Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.

“Dopo l’iniziale taglio dello sconto sulle accise, e il suo successivo azzeramento, il Governo scopre che c’è un intollerabile aumento del prezzo della benzina. E cerca l’ennesima fuga dalle responsabilità, tentando di far credere che è colpa della speculazione di qualche distributore. E pensare che qualche tempo fa la stessa Giorgia Meloni, all’epoca dall’opposizione, proponeva la totale cancellazione delle accise sui carburanti. Siamo all’ennesimo voltafaccia di chi, contrariamente a quanto sbandierato per anni, ha preferito sposare una Manovra restrittiva, con un intervento contro il caro bollette per soli tre mesi, e si è arreso allo smantellamento del taglio delle accise, che in questo momento avrebbe continuato ad aiutare contro l’impatto dell’inflazione. La realtà è che l’Esecutivo, in una foga austeritaria senza giustificazioni, non ha nessuna intenzione di rinunciare nemmeno a una parte dei circa 25 miliardi che arrivano dal gettito delle accise sulla benzina: gli italiani se ne stanno accorgendo con la più totale amarezza”, dichiara in una nota il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S.

RINCARI PREZZI CARBURANTI: IL PD INCOLPA IL GOVERNO MELONI

“Ben vengano i controlli contro la speculazione che annuncia il governo Meloni per far fronte al caro benzina. Ma sul fronte dei tagli alle accise richiesti dal partito democratico, peraltro in continuità con quanto deciso dall’esecutivo precedente, il governo Meloni ha fatto orecchie da mercante. E ha contraddetto la propaganda sul taglio totale delle accise sui carburanti millantata in anni e anni di opposizione. Oggi le associazioni dei consumatori dico che il costo per ogni automobilista salirà in media di duecento euro all’anno. A questo si aggiunga quanto poco la legge di bilancio del governo Meloni abbia fatto per chi è maggiormente in difficoltà, per chi non ha la possibilità di far fronte al caro bollette. Ecco, l’esecutivo Meloni non ha fatto e non sta facendo la sua parte mentre insopportabili disuguaglianze continuano a crescere. Credo che sia un dato che parla da solo”. Così il senatore Bruno Astorre, segretario regionale del Pd del Lazio, a Radio Immagina, la web radio dem nel corso del filo diretto con gli ascoltatori.

FORZA ITALIA: NON SI TRATTA DI SPECULAZIONE, MA È ARITMETICA

“Come rappresentante della maggioranza, difendo la scelta difficile di non prorogare gli sconti sulle accise. In manovra, infatti, con le poche risorse che c’erano si è privilegiato il contrasto del caro bollette. Dunque, non essendoci più lo sconto, dal 1 gennaio il prezzo dei carburanti è aumentato. Non c’è speculazione, purtroppo è aritmetica, al prezzo che c’era fino al 31 dicembre, si aggiungono i 18 centesimi di accise e Iva e si ottengono gli aumenti. Detto ciò, non è certo un problema che ha provocato questo governo. L’Italia, purtroppo, ha da sempre tasse molto alte sui carburanti. Quelle sul gasolio sono le più alte al mondo, quelle sulla benzina sono tra le più alte al mondo. Non è che a San Marino, dove molti si recano a fare il pieno, ci siano dei gestori più virtuosi di quelli italiani: semplicemente ci sono meno tasse”, dichiara a Controcorrente, su Rete 4, il deputato e responsabile Energia di Forza Italia Luca Squeri.

CARBURANTI: L’APPELLO DI ANGAC

“E ci risiamo di nuovo. È diventato stancante rivedere un film visto e rivisto che ha un’unica trama: quella di trovare il capro espiatorio su cui riversare le responsabilità e le speculazioni sul caro carburante”. Scrive il Presitente di Angag, Associazione Nazionale Gestori Autonomi Carburanti, Balia Giuseppe, in una nota. “Abbiamo visto e sentito di tutto in questi giorni. Un polverone di notizie e con chiunque parli, sono diventati tutti analisti di mercato e opinionisti. Noi di Angac vi anticipiamo la fine così evitiamo che i polveroni dettati da una certa stampa volutamente ignorante dalla politica pressata dalle lobby petrolifere e da alcune associazioni dei consumatori faccia da spunto. Ebbene – continua la nota – la colpa ricadrà, in maniera chirurgica, come già accaduto nel passato, alla parte più debole della filiera: il benzinaio. La parte più debole è sempre la più bersagliata. Tutti puntano sui controlli per venire a capo delle speculazioni. Eppure la volta scorsa la stessa strategia dei controlli adottata dal Governo Draghi a cosa ha portato? Ah vero! Alla mancata comunicazione dei prezzi al Ministero da parte del povero gestore (un fatto più formale che sostanziale) ed un’istruttoria da parte dell’antitrust sul paese di Livigno per ipotesi di cartello da parte delle piccole aziende del luogo. Ma una speculazione dichiarata dal Ministro all’epoca, può essere che sia stata letta male dagli organi di controllo? Angac, forte dell’esperienza dei controlli scorsi, auspica che il nuovo Governo sia più diretto e incisivo sulla verità e faccia per una volta e per sempre chiarezza”.

“(…) È da tempo che Angac denuncia nello specifico, anche formalmente agli organi ministeriali, la palese illegalità presente ad ogni livello nel comparto distribuzione carburanti (contrattualistica, mercato tutt’altro che libero …). E sarebbe ora che gli organi preposti ai controlli intervengano veramente sui veri soggetti che speculano sui consumatori e sugli stessi gestori di impianto senza scorciatoie e senza proclami”, conclude il Presidente.

FEGICA: GESTORI INNOCENTI SUL BANCO DEGLI IMPUTATI

“Quando diventa difficile dare riposte nel linguaggio di tutti i giorni con il quale i cittadini fanno i conti tutti i giorni, allora il Governo si rifugia in un’improbabile ‘caccia alle streghe’, cercando il colpevole delle malefatte sul prezzo dei carburanti. Ovviamente, la scelta più facile è quella di partire dall’ultimo anello della catena: i Gestori che con un margine di 3 cent per litro (ed un prezzo fissato dalle compagnie) sono i guardiani della fede pubblica”. E’ quanto afferma, in un comunicato, Fegica, l’associazione di categoria dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti sulla questione dei rincari dei prezzi.

“(…) Questo settore o si riforma seriamente (e le Organizzazioni di Categoria sono state le uniche ad avanzare, a più riprese, proposte concrete) o, inevitabilmente la sicurezza della mobilità (e la qualità dei carburanti) andrà verso il tracollo. Ed ancora per almeno un ventennio i carburanti fossili saranno indispensabili. I Gestori degli impianti stradali ed autostradali di distribuzione carburanti, se vogliamo essere chiari, ne hanno le tasche piene di promesse non mantenute e di essere costretti a recitare la parte dell’imputato, del giudice, del boia e dell’impiccato ogni volta che la politica non sa quali risposte dare. Caro Governo, esci dalla comunicazione fine a se stessa e, se ritieni che questo sia un settore strategico per l’economia e la mobilità, batti un colpo. Noi siamo pronti – come è sempre accaduto – a fare la nostra parte: ma non ci si può chiedere di tacere soprattutto se, ancora una volta, sarà la nostra Categoria a dover salire, da innocente, sul banco degli imputati”.

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