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Russia

Profitti dimezzati per i colossi energetici russi: il Cremlino costretto a rivedere il bilancio per finanziare la guerra

La drammatica contrazione dei ricavi della Russia, che ha colpito giganti come Rosneft, Gazprom e Lukoil, emerge dai loro stessi bilanci semestrali e dai dati ufficiali dell’agenzia statistica Rosstat.

I profitti delle compagnie petrolifere e del gas russe, spina dorsale dell’economia del paese, sono crollati di oltre il 50% nella prima metà dell’anno, mettendo a dura prova le finanze del Cremlino e costringendo il governo a rivedere il bilancio 2025 per continuare a finanziare la guerra in Ucraina. La tempesta perfetta è stata scatenata da un mix letale di fattori: il calo del prezzo del petrolio sui mercati mondiali, il rafforzamento del rublo, le sanzioni internazionali, gli attacchi dei droni ucraini alle raffinerie e l’aumento della produzione deciso dall’OPEC.

Questa drammatica contrazione dei ricavi, che ha colpito giganti come Rosneft, Gazprom e Lukoil, emerge dai loro stessi bilanci semestrali e dai dati ufficiali dell’agenzia statistica Rosstat. La crisi ha costretto il governo russo a rivedere al ribasso le previsioni di entrate energetiche di 32,7 miliardi di dollari, triplicando il deficit di bilancio previsto per l’anno in corso.

ROSNEFT ACCUSA L’OPEC, GAZPROM PAGA IL RAFFORZAMENTO DEL RUBLO

I vertici delle aziende russe non nascondono il loro disagio. Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft e alleato di lunga data di Vladimir Putin, ha annunciato un crollo dell’utile netto del 68% (a 3 miliardi di dollari) e ha puntato il dito direttamente contro la strategia dell’OPEC+: “Il calo dei prezzi del petrolio è dovuto principalmente alla sovrapproduzione. La ragione principale è l’aumento attivo della produzione da parte dei paesi OPEC, tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iraq e Kuwait”.

Anche Gazprom ha visto l’utile netto scendere del 6% a 12,2 miliardi di dollari, attribuendo il calo principalmente al rafforzamento del rublo e ai bassi prezzi del petrolio. Il gigante del gas, che nel 2023 ha registrato la sua prima perdita dal 1999 a causa del crollo delle vendite in Europa, sta cercando disperatamente nuovi mercati, ma le trattative con la Cina per un nuovo gasdotto rimangono difficili.

UN CROLLO A CASCATA: DA LUKOIL A SURGUTNEFTEGAZ

La crisi ha colpito l’intero settore. Lukoil, secondo produttore russo, ha visto i suoi profitti dimezzarsi. Surgutneftegaz, quarto produttore, è addirittura andata in perdita per 452,7 miliardi di rubli, penalizzata dal rublo forte che ha svalutato la sua enorme riserva di valuta estera.

Complessivamente, secondo i dati Rosstat, il settore petrolifero e del gas, che rappresenta un terzo del bilancio statale, ha perso il 50,4% dei suoi profitti. Il 45% delle aziende del settore ha chiuso il semestre in perdita.

IL GOVERNO RIVISITA IL BILANCIO, IL DEFICIT TRIPLICA

Di fronte a questo crollo delle entrate, il governo russo è stato costretto a correre ai ripari. I parlamentari della Duma hanno approvato una revisione del bilancio 2025, tagliando le previsioni di entrate complessive di circa 22,6 miliardi di dollari. Il buco è alimentato da un crollo di 32,7 miliardi nelle entrate stimate dal settore energetico.

Nonostante ciò, la Russia intende aumentare la spesa, attingendo alle riserve del suo fondo sovrano. Di conseguenza, il deficit di bilancio previsto per quest’anno è triplicato, passando dallo 0,5% all’1,7% del PIL (da 14,8 a 47,8 miliardi di dollari). Nella versione originale del bilancio, il 40% di tutta la spesa era destinato a difesa e sicurezza per sostenere la guerra in Ucraina.

PROSPETTIVE FUTURE: IL FONDO SOVRANO A RISCHIO

Il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha assicurato che tutto ciò che è previsto nel bilancio “sarà attuato indipendentemente dalle condizioni esterne”. Tuttavia, gli economisti lanciano l’allarme: il fondo sovrano del paese è sotto crescente pressione e potrebbe esaurirsi entro il 2026.

In controtendenza, gli analisti di Kasatkin Consulting prevedono che il mercato russo dei servizi per i giacimenti petroliferi raggiungerà un record storico nel 2025, crescendo del 4% a 2,6 trilioni di rubli, un segnale che, nonostante la crisi dei profitti, l’attività estrattiva continua a ritmi sostenuti per massimizzare i volumi di vendita.

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