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Rientra l’allarme gas, ripartono i flussi dall’Austria

Il sistema gas italiano rimane comunque uno tra i più sicuri al mondo grazie alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, agli stoccaggi e ai piani di emergenza elaborati dal Mise

 

Rientra l’allarme per le forniture di gas italiane all’ingresso del Tarvisio dopo l’esplosione nell’impianto di distribuzione di Baumgarten an der March, in Austria, una cinquantina di chilometri a nord-est di Vienna. Nella notte sono ripartiti i flussi dal gasdotto Trans Austria Gasleitung (Tag) gestito dall’operatore Gas Connect dopo che per tutta la giornata si era paventato lo spettro di una crisi per il nostro paese. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ma anche Snam rete gas e l’ad di Eni, Claudio Descalzi si erano comunque spesi per rassicurare gli italiani che non ci sarebbero stati problemi grazie ad una “maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali in sotterraneo”, spiegava una nota del Mise. In base al Regolamento europeo e al Piano nazionale che scatta in occasioni come queste, il ministero ha comunque dichiarato lo stato di emergenza tutt’ora in vigore escludendo misure “non di mercato” che intervengono solo in casi più gravi. “Abbiamo riserve per andare avanti 5-6 giorni in caso di chiusura totale delle forniture”, si era pronunciato lo stesso Calenda durante la puntata di Porta a Porta prima della ripresa dei flussi.

accordoPer il Ceo di Snam Alverà l’Italia ha il sistema gas più sicuro del mondo. Descalzi: Serve diversificare

“Il sistema gas italiano è tra i più sicuri al mondo grazie alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, all’ampia disponibilità di stoccaggio e ai piani di emergenza elaborati dal Mise, molto apprezzati in Europa”, ha chiarito in una nota il Ceo di Snam, Marco Alverà in serata, poco prima del riavvio del gasdotto austriaco. Sul fronte degli immagazzinamenti di gas l’Italia ha infatti una posizione invidiabile grazie alle sue riserve di 12 miliardi di metri cubi – di fronte a consumi di 70 miliardi di metri cubi – che arrivano a 17 miliardi considerando anche i cosiddetti “stoccaggi strategici”, utilizzabili in caso di crisi di sistema. Parole precedute e ribadite da quelle del numero uno di Eni Descalzi secondo cui l’Italia sarebbe in grado di resistere “per giorni o settimane” a eventuali interruzioni di gas pur ammettendo, comunque, la necessità di superare “la fragilità” del sistema puntando sulla diversificazione di gasdotti e Gnl. “È un problema normale quando l’Italia come l’Europa punta tutto sull’import di gas”. Il nostro paese, infatti, ha spiegato Descalzi, “importa il 90% di gas mentre l’Europa oltre il 70%”. Conseguenza di queste interruzioni sarà un aumento dei prezzi del gas, ha ammesso il manager: non a caso oggi il prezzo all’ingrosso in Italia è quasi raddoppiato dopo il blocco della fornitura, sovrapponendosi in uno scenario di aumento dei prezzi dovuto alla congiuntura economica, al freddo e alla eccessiva dipendenza del nostro paese dall’estero. Il solo nodo di transito del Tarvisio copre poco più del 30% del fabbisogno italiano, del quale l’Eni ha circa l’80% e con l’incidente l’import si è ridotto di 57 milioni di metri cubi. Il numero uno del Cane a sei zampe aveva comunque annunciato che il nostro paese avrebbe attinto, oltre che agli stoccaggi, al combustibile “algerino e libico” e al “gas del Nord Europa”.

Botta e risposta a distanza tra Calenda ed Emiliano sul TapCalenda Ilva

Botta e risposta in giornata anche tra il ministro dello Sviluppo economico e il governatore della Puglia sul progetto del Trans Adriatic Pipeline in corso di realizzazione nella regione. “Se avessimo il Tap, non dovremmo dichiarare l’emergenza per questa mancanza di fornitura”, aveva dichiarato Calenda dopo aver appreso la notizia dell’incidente. Rincarando la dose: “In Puglia c’è chi fa la guerra al Tap, alcuni intellettuali hanno invitato al sabotaggio, con il governatore Emiliano che ha fatto ricorso al Tar pure su questo e lo ha perso”. In serata la replica di Emiliano, che ha parlato di “decisione incosciente del Governo” nell’autorizzare il gasdotto sulla scorta di quando successo in Austria: “L’incidente” è avvenuto “in una stazione di compressione e distribuzione gas di tipologia analoga alla stazione che verrà realizzata nel Progetto Tap”, le parole del governatore che ha annunciato un esposto alla Procura “per salvaguardare l’incolumità pubblica”. Un ministro, ha aggiunto ancora Emiliano, “si dovrebbe preoccupare prima delle persone e della loro salute e sicurezza e poi del resto”.

I russi di Gazprom erano pronti per ridistribuire il flusso di gas

Ripresa degli approvvigionamenti a parte, la situazione era sotto controllo anche per Gazprom Export, la divisione del colosso russo che si occupa delle forniture all’estero. L’azienda in una nota aveva riferito di essere a conoscenza dell’incidente dell’hub austriaco e di essere al lavoro per garantire la ridistribuzione del flusso di gas “facendo del suo meglio per assicurare le forniture ai suoi clienti su questa rotta”. Mentre una fonte da Mosca vicina al dossier aveva riferito ad askanews che non ci sarebbero stati problemi con il freddo “alla luce delle scorte sulle quali Austria e Italia possono contare” e della veloce riparazione del terminale austriaco. Dopo l’incidente comunque, anche la Commissione europea si era attivata rimanendo in contatto con tutti gli Stati membri nell’ambito del Gas Coordination Group europeo creato per monitorare da vicino situazione come queste.

La rete italiana: un hub europeo del gas a tutti gli effetti

Fra gasdotti esistenti, quelli progettati e in fase di esecuzione e la grande capacità di stoccaggio, l’Italia può definirsi a ragione un hub europeo del gas. Tra le infrastrutture esistenti e operanti il nostro paese annovera innanzitutto il Tag, ovvero l’infrastruttura oggetto dell’allarme di queste ore: il gasdotto trasporta il gas russo in Italia passando attraverso l’Austria con una capacità di 40,2 miliardi di metri cubi l’anno. Poi c’è il Transitgas: situato in Svizzera è lungo complessivamente 293 Km e trasporta gas olandese e norvegese verso l’Italia per circa 18 miliardi di metri cubi. Il Green Stream è invece un’opera sottomarina lunga 520 km e collega la Libia con la Sicilia, garantendo un flusso di 8 miliardi di metri cubi all’anno. Infine c’è il TTPC – che fa parte della dorsale Transmed che dall’Algeria arriva fino alla Pianura Padana – composto da due linee che si sviluppano dalla frontiera tra Tunisia ed Algeria fino alle coste del Mediterraneo, dove si connettono al gasdotto sottomarino TMPC: la capacità è di 33,5 miliardi di metri cubi l’anno. In fase di realizzazione ci sono invece il Tap, il gasdotto transadriatico che collegherà la Grecia alle coste meridionali dell’Italia passando attraverso l’Albania, l’IGI Poseidon sempre tra Grecia e Italia per il trasporto di gas naturale proveniente dalla zona del Mar Caspio, del Caucaso e del Medio Oriente e il Galsi, tra Algeria, Sardegna e Italia. Infine il nostro paese può contare anche su alcuni rigassificatori come quello Eni di Panigaglia, in provincia di La Spezia, che ha un’operatività di 2 miliardi di metri cubi l’anno, quello offshore al largo di Rovigo, che ha una capacità di 8 miliardi di metri cubi l’anno, e il terminale di rigassificazione OLT al largo di Livorno con una capacità di rigassificazione pari a 3,75 miliardi metri cubi l’anno. Proprio quest’ultimo, a seguito dell’attivazione del piano di emergenza da parte del ministero dello Sviluppo Economico, “in deroga alle disposizioni del Codice di Rigassificazione in vigore” aveva messo nuovamente a “disposizione lo slot di discarica n. 9 del 21/12/2017” per il mese di dicembre.

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