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Ue

Rinnovabili, ecco perché la Corte dei Conti Ue bacchetta Bruxelles e Stati

La relazione speciale dell’organismo si concentra sul mancato collegamento tra fonti pulite e sviluppo rurale

La politica europea sulle fonti rinnovabili non assicura in maniera esplicita un collegamento tra fonti pulite e sviluppo rurale. A lanciare l’allarme è la Corte dei Conti europea che punta il dito contro le istituzioni comunitarie e i paesi membri per non aver sfruttato le possibili sinergie tra i due mondi.

SECONDO LA CORTE DEI CONTI UE PER INCENTIVARE LE RINNOVABILI È FONDAMENTALE ANCHE L’APPORTO DEL FEASR

Sen rinnovabiliSecondo la relazione speciale della Corte dei Conti Ue “sia la produzione che il consumo di energia da fonti rinnovabili nell’Ue sono aumentati, ma sono ancora necessari ulteriori sforzi per raggiungere i valori-obiettivo fissati dall’Ue, ossia per far sì che il 20% del consumo finale di energia dell’Ue (cifra che salirà almeno al 27 % entro il 2030) riguardi energia ricavata da fonti rinnovabili. L’utilizzo di energia da fonti rinnovabili – prosegue l’organo europeo – è cruciale se l’Ue vuole ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra al fine di rispettare l’accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici. Aumentare l’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili potrebbe altresì ridurre la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili e dall’energia importata, contribuendo così alla sicurezza del proprio approvvigionamento energetico. Per incentivare la produzione e l’uso di energia da fonti rinnovabili, sono disponibili numerosi programmi di finanziamento Ue e nazionali: una delle fonti di finanziamento dell’Ue è il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)”.

POTENZIALI SINERGIE TRA RINNOVABILI E SVILUPPO RURALE SOSTENIBILE RIMANGONO IRREALIZZATE

La Corte dei Conti europea ha esaminato il collegamento tra energia da fonti rinnovabili e sviluppo rurale indagando sull’intero quadro delle politiche europee e le modalità con le quali vi sono stati integrati aspetti specifici relativi allo sviluppo rurale. Sulla base del lavoro di audit svolto, la Corte ha concluso “che vi sono potenziali sinergie tra la politica in materia di energia da fonti rinnovabili ed il FEASR per promuovere uno sviluppo rurale sostenibile, ma che, fino ad ora, dette sinergie rimangono per lo più irrealizzate”. Sebbene numerosi studi raccomandino un approccio attivo per realizzare le potenziali sinergie, la Corte ha constatato che la politica dell’Ue in tema di energie rinnovabili “potrebbe stabilire in modo più esplicito le condizioni per collegare con successo energie rinnovabili e sviluppo sostenibile”. La Corte europea riconosce che alcuni strumenti nel quadro d’intervento in materia di energie rinnovabili “potrebbero potenzialmente migliorare detta situazione”. Ma al momento “né l’attuale quadro di sostenibilità per la bioenergia né quello proposto (riferiti alla produzione e all’uso della biomassa) forniscono una base adeguata per tutelare a sufficienza le aree rurali contro rischi ambientali e socio-economici identificati e per massimizzarne il potenziale per uno sviluppo ancora più sostenibile”.

DEBOLEZZE NEL SISTEMA DI MONITORAGGIO DELLE SPESE FEASR PER LE RINNOVABILI

Gli specifici fondi disponibili per lo sviluppo rurale possono svolgere, dunque, un ruolo nel conseguimento dei valori-obiettivo Ue e nazionali in materia di rinnovabili, “ma ciò dovrebbe essere complementare allo sviluppo sostenibile delle aree rurali dell’Ue”, sottolinea la Corte lusemburghese che evidenzia come la commissione europea non abbia fornito “sufficienti chiarimenti o orientamenti in proposito, e non ha neanche spiegato in che modo il FEASR dovrebbe integrare i regimi di finanziamento Ue e nazionali esistenti”. Di conseguenza, la maggior parte degli Stati membri visitati dagli auditor della Corte – Austria, Bulgaria, Francia (Bassa Normandia), Italia (Toscana) e Lituania che hanno analizzato sul posto 29 progetti relativi alle Fer dei periodi di programmazione 2007-2013 e 2014-2020 – “non ha assegnato priorità a quei progetti per le energie rinnovabili in grado di apportare un contributo allo sviluppo rurale sostenibile”. Per di più, prosegue l’organo di controllo, “la Commissione non dispone di informazioni esaurienti sulla spesa FEASR per le energie rinnovabili nel periodo di programmazione rurale 2007-2013, né sulle modalità con le quali detta spesa si inserisce nella spesa complessiva dell’Ue per l’energia da fonti rinnovabili. Vi sono anche limitate informazioni su quello che è stato ottenuto con i fondi spesi. Nonostante alcuni miglioramenti apportati durante il periodo di programmazione 2014-2020, permangono debolezze nel sistema di monitoraggio, principalmente a causa di complicazioni nell’esercizio di programmazione e della ristretta portata degli indicatori principali”. A giudizio della Corte, insomma, la maggior parte dei progetti visitati hanno avuto successo, “grazie al loro impatto economico ed ambientale positivo sullo sviluppo rurale. Tuttavia, a causa delle debolezze nelle procedure di selezione dei progetti applicate dagli Stati membri, il finanziamento dei progetti ha apportato un beneficio economico ai responsabili dei progetti, ma ha avuto scarso impatto ulteriore sulle aree rurali”.

LE RACCOMANDAZIONI DELLA CORTE DEI CONTI UE:  TENERE CONTO DEI BISOGNI DELLE AREE RURALI DEL DEFINIRE I PIANI ENERGIA E CLIMA

rinnovabiliDa queste considerazioni scaturiscono una serie di raccomandazioni da parte della Corte lussemburghese a cominciare dal fatto che nel definire la propria futura politica in materia di energie rinnovabili, “la Commissione e gli Stati membri dovrebbero tener conto delle circostanze e dei bisogni delle aree rurali, in particolare nel definire i piani nazionali integrati per l’energia e il clima”. La Commissione Ue, assieme ai co-legislatori, inoltre, “dovrebbe definire il futuro quadro d’intervento per la bioenergia in modo che fornisca migliori salvaguardie contro l’utilizzo non sostenibile di fonti di biomassa a fini di produzione di energia”. Sempre Bruxelles dovrebbe specificare “la finalità ed il ruolo del sostegno del FEASR agli investimenti in energia da fonti rinnovabili”. E “dovrebbe chiedere agli Stati membri di fornire, nelle rispettive relazioni annuali sull’attuazione del 2019, informazioni pertinenti su quanto conseguito, nel contesto dei programmi di sviluppo rurale, dai progetti relativi a energie rinnovabili”. Infine sempre l’esecutivo europeo “dovrebbe ribadire agli Stati membri la necessità di applicare procedure di selezione pertinenti, al fine di concedere sostegno solo a progetti solidi relativi a energie rinnovabili, apportanti un chiaro beneficio in termini di sviluppo rurale sostenibile”.

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