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Scioperi, tutti i dati 2024 del Garante: “Serve controllo su astensioni mascherate”

Le astensioni collettive effettuate sono state 1080 (1129 nel 2023), con una cifra che riflette la mera somma aritmetica degli scioperi effettivamente attuati, sia a livello nazionale che nelle varie aree geografiche del Paese

Lo scorso anno le astensioni collettive dal lavoro sono state 1.080 astensioni, in lieve diminuzione ma la soglia resta comunque elevata malgrado la dimensione locale, se non addirittura aziendale, per oltre l’80% degli scioperi proclamati ed effettuati. Quelli generali sono stati invece 17 in aumento rispetto all’anno precedente ma con percentuali di adesioni basse. È la fotografia scattata dalla Relazione annuale della Commissione di garanzia sugli scioperi sull’attività svolta nel 2024, illustrata a Montecitorio dalla prof.ssa Paola Bellocchi, presidente dell’Autorità. Secondo la quale è necessaria una rigorosa politica di controllo su astensioni spontanee o mascherate e un diverso ruolo dell’informazione per non alimentare l’effetto annuncio.

LO SCORSO ANNO 1.080 ASTENSIONI, LIEVE DIMINUZIONE MA SOGLIA RESTA ELEVATA

“Nel 2024, i dati complessivi sull’andamento del conflitto rivelano una lieve diminuzione del ricorso allo sciopero rispetto all’anno precedente, pur mantenendosi su una soglia elevata. Le astensioni collettive effettuate sono state 1080 (1129 nel 2023), con una cifra che riflette la mera somma aritmetica delle azioni di sciopero effettivamente attuate, sia a livello nazionale che nelle varie aree geografiche del Paese” si legge nella Relazione annuale della Commissione di garanzia sugli scioperi sull’attività svolta nel 2024, illustrata a Montecitorio da Bellocchi.

“Oltre l’80% degli scioperi proclamati ed effettuati – ha evidenziato il Garante – hanno una dimensione locale, se non addirittura aziendale: su questi micro-conflitti, gli sforzi della Commissione si sono concentrati sul rigoroso rispetto degli strumenti di prevenzione previsti dalla legge, particolarmente utili per la composizione di tali vertenze”.

“La Regione dove si sciopera di più è risultata la Lombardia (82 giornate di sciopero), seguita da Lazio e Campania (65 scioperi in ciascuna Regione) e dall’Emilia Romagna (58 astensioni). Le Regioni dove si sciopera di meno sono anche le più piccole in termini di forza lavoro, ossia la Valle d’Aosta (2 scioperi) e la Basilicata (4). Certamente si tratta di un dato elevato, considerato anche il potere vulnerante che lo sciopero conserva ancora nel settore dei servizi pubblici. Anche se in Italia si sciopera sempre meno che negli altri Paesi europei, le agitazioni si concentrano sui servizi pubblici più vulneranti e soprattutto nel settore dei trasporti, dove il panorama sindacale appare frammentato, turbolento e ad alto tasso di conflittualità, ed è forse questo il motivo per cui la percezione – ha sottolineato la presidente Bellocchi – è che si scioperi tanto”.

“La segnalazione preventiva per eventuali illegittimità rimane, a tutt’oggi, tra gli interventi principali dell’Autorità: nell’anno in esame – si legge ancora nella Relazione – la Commissione è intervenuta 391 volte, alle quali sono seguite 289 revoche di azioni di sciopero e 77 adeguamenti, con un tasso di osservanza delle regole pari al 94%. L’elevato tasso di osservanza delle regole spiega la bassa percentuale di apertura di procedimenti di valutazione del comportamento che, nel 2024, sono stati 26 dei quali 16 si sono conclusi con una valutazione negativa e conseguente applicazione delle sanzioni”.

“Nell’anno in esame si sono tenute presso l’Autorità ben 51 audizioni, oltre 4 al mese. Si tratta di un dato significativo del dialogo con le parti sociali e del loro coinvolgimento nell’attività istituzionale dell’Autorità. Questo quadro, sommariamente delineato (per il quale si rinvia al volume allegato a questa Relazione, ove i dati sono più analiticamente esposti) conferma, pur nell’elevato ricorso allo sciopero nei servizi pubblici essenziali, un alto tasso di osservanza della normativa”, ha evidenziato la presidente Bellocchi.

NEL 2024 SONO STATI 17 SCIOPERI GENERALI, NUMERI IN AUMENTO MA PERCENTUALI DI ADESIONI BASSE

Il 2024 “ha registrato un aumento degli scioperi generali nazionali (17, rispetto agli 11 del 2023), che hanno interessato complessivamente 8 giornate” si legge nella Relazione annuale della Commissione di garanzia sugli scioperi sull’attività svolta nel 2024. “L’episodio più rilevante”, si evidenzia nel testo, “è stata la concentrazione di ben quattro scioperi generali proclamati, autonomamente, dalle Confederazioni Cub e Sgb, Cgil e Uil, Cobas, Adl Cobas, Sial Cobas, Clap ed USI fondata nel 1912, per l’intera giornata del 29 novembre 2024”.

“Su tale tipologia di sciopero e sull’ampio utilizzo di esso, con le incisive deroghe alle normative previste nei singoli servizi pubblici, è in corso una riflessione interna al Collegio” e “le evidenze disponibili (crescita del numero degli scioperi generali; percentuali di adesioni basse) confermano l’esigenza di una revisione della disciplina vigente, per migliorarne l’applicazione e rafforzarne l’effettività. La necessità di riconsiderare l’equilibrio fissato dalla Commissione oltre vent’anni fa (con la delibera 03/134, del 24 settembre 2003) nasce, in particolare, dal rilievo “di sistema” che lo sciopero generale riveste nella gestione della legge n. 146 nella sua interezza”.

“La proclamazione di uno sciopero generale ha necessariamente – per l’ampiezza e la trasversalità dei settori coinvolti, estesi all’intero mondo del lavoro – effetti di sovraccarico sull’intero calendario degli scioperi e riflessi problematici sulla funzionalità dei servizi pubblici essenziali”, ha spiegato la presidente Bellocchi, secondo la quale “qualunque sciopero generale (compresi quelli, che si ripetono ogni anno, sorretti da motivazioni volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di elevato spessore civile e sociale, come gli scioperi generali dell’8 marzo o del 1° maggio) impedisce ad altri sindacati, in virtù della regola della rarefazione oggettiva che obbliga a rispettare l’intervallo minimo tra astensioni, di esercitare il diritto di sciopero nella data prescelta o, comunque, in una data utile a mantenere un efficace legame temporale con la vertenza di riferimento. Gli interventi della Commissione, attraverso le valutazioni di impatto ex ante, hanno cercato di attenuare tali criticità applicative”.
“Una riflessione ulteriore – ha inoltre evidenziato – riguarda le dinamiche di erogazione di taluni servizi la cui garanzia, in termini di adeguatezza, dovrebbe essere commisurata alla percentuale di adesione dei lavoratori allo sciopero, stimata sulla base di tutte le serie storiche di informazioni disponibili. Tale questione è particolarmente rilevante nel caso degli scioperi generali, in ragione della qualità e consistenza dei settori (e dei diritti degli utenti) coinvolti. Tali scioperi registrano livelli di adesione quasi sempre bassi ma, già solo per il fatto di essere annunciati, spesso producono effetti vulneranti analoghi a quelli procurati da scioperi collegati a grandi vertenze e con maggiore partecipazione dei lavoratori”.

“La Commissione, a tal proposito, ha svolto una certa opera di sensibilizzazione verso amministrazioni e aziende erogatrici, per far sì che la previsione delle soglie di servizio da garantire agli utenti sia commisurata all’effettiva consistenza dello sciopero in termini di adesioni; quindi, anche oltre le prestazioni indispensabili previste dalla legge e dalle discipline di settore come limite minimo al di sotto del quale non è consentito scendere. Si tratta di sfide che possono essere affrontate con successo – ha concluso la presidente Bellocchi – solo attraverso una banca dati conoscitiva adeguata”.

RINNOVI CONTRATTI COLLETTIVI E SICUREZZA LAVORATORI TRA CAUSE CONFLITTO: “LE AGGRESSIONI AI LAVORATORI SONO UN FENOMENO IN CRESCITA”

“Nel settore dei servizi pubblici essenziali, il conflitto collettivo si relaziona ad una molteplicità di situazioni congiunturali e/o strutturali che riguardano la sicurezza dei lavoratori, i contratti collettivi applicati, la stabilità occupazionale. Le dinamiche di erogazione di taluni servizi nei quali si è fatto ampiamente ricorso ad esternalizzazioni (appalti e subappalti), generano una proliferazione di contratti collettivi (il c.d. dumping contrattuale) che hanno comportato fenomeni di ampia diffusione di lavoro povero e intensificazione dei conflitti”. Inoltre, “il sistema di appalti e subappalti ha, altresì, dato luogo al verificarsi di forme di inadempimenti degli enti pubblici che, in qualità di stazioni appaltanti, non riescono ad erogare i canoni pattuiti all’azienda appaltatrice. Tutto ciò spesso comporta la mancata erogazione delle retribuzioni ai dipendenti, che rimane una delle cause principali di insorgenza del conflitto in taluni settori (Igiene ambientale; Comparto Regioni e Autonomie Locali), di fronte alla quale risulta difficile richiedere l’osservanza di regole sullo sciopero ai lavoratori” si legge sempre nella Relazione annuale della Commissione di garanzia sugli scioperi sull’attività svolta nel 2024.

In generale, “una delle più tradizionali cause di insorgenza del conflitto continua ad essere rappresentata dai mancati rinnovi contrattuali” e “una prolungata situazione di incertezza, a seguito delle scadenze contrattuali, costituisce causa di insorgenza del conflitto anche in forme spontanee ed anomale, spesso fuori dal controllo delle organizzazioni sindacali”. “Nel corso del 2024, il rinnovo contrattuale più atteso era quello relativo alla mobilità nei due settori, ad elevata densità conflittuale, dell’autoferro e delle attività ferroviarie. Sull’autoferro – ha ricordato la presidente Bellocchi – è stata raggiunta un’intesa preliminare a fine 2024, divenuta esecutiva nei primi mesi di quest’anno. Per i ferrovieri le trattative di rinnovo del contratto, scaduto a fine 2023, sono ancora in corso”.

“Anche la sicurezza sul lavoro resta un tema centrale delle vertenze sindacali nell’anno di riferimento. Le aggressioni ai lavoratori sono un fenomeno in crescita – viene puntualizzato nel documento -. Nell’ambito scolastico e nell’ambito sanitario non hanno generato conflitti, mentre si sono intensificati gli scioperi di protesta contro le aggressisono intensificatiaggiante. Nei numerosi episodi valutati nel corso del 2024, ciascuno dei quali ha richiesto una approfondita istruttoria, la Commissione – in considerazione della complessità e delicatezza della materia trattata – ha sempre riconosciuto i presupposti legittimanti la proclamazione ai sensi dell’art. 2, comma 7, della legge n. 146 per beneficiare della disciplina di favore prevista per gli scioperi di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori (in deroga all’obbligo di preavviso minimo e di indicazione della durata massima, con l’unica garanzia delle fasce orarie per gli utenti)”.

“Al tempo stesso, la Commissione ha ritenuto di dover fare appello al senso di responsabilità dei sindacati affinché contenessero l’azione di protesta entro limiti di durata ragionevoli, senza eccessivo pregiudizio per gli utenti, in ragione della difficoltà di organizzare i minimi di servizio e darne tempestiva comunicazione all’utenza, che l’assenza del preavviso impedisce di programmare”, ha infine sottolineato la presidente della Commissione di garanzia.

SERVE RIGOROSA POLITICA DI CONTROLLO SU ASTENSIONI SPONTANEE O MASCHERATE: “IL RISPETTO FORMALE E SOSTANZIALE DELLA LEGGE N. 146 NON PUÒ ESSERE PER ALCUNA RAGIONE AGGIRATO”

È necessario “continuare a fare trasparenza su forme di protesta in violazione della legge, mascherate dall’apparente esercizio di un altro diritto”. E “anche se su tali forme di conflitto esiste una tendenza di lungo termine, nel complesso in calo”, il Garante degli scioperi “attribuisce grande importanza di principio alla questione degli scioperi spontanei o mascherati e persegue una rigorosa politica di controllo in materia (non solo a seguito di denunce e/o segnalazioni presentate da operatori economici, ma anche di propria iniziativa, con autonome istruttorie le cui fonti sono spesso notizie di stampa), nella convinzione che il rispetto formale e sostanziale della legge n. 146 non possa essere per alcuna ragione aggirato” si legge ancora nella Relazione.

“Tanto più che la punibilità di astensioni cosiddette spontanee dei lavoratori (senza che si possa dimostrare il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali), sconta una strutturale debolezza della legge n. 146, – si evidenzia inotre nella Relazione – con l’assenza di una tipizzazione delle sanzioni individuali che il datore di lavoro deve irrogare nell’ambito del proprio potere disciplinare, a seguito di indicazione della Commissione. È questo un aspetto che, in un eventuale aggiornamento della legge n. 146, meriterebbe di essere chiarito dal legislatore”.

RUOLO INFORMAZIONE SFIDA APERTA, NON ALIMENTARE EFFETTO ANNUNCIO: “NON ENFATIZZARE MEDIATICAMENTE A PRIORI I DISAGI PROVOCATI DA UNO SCIOPERO”

“Uno dei tasselli di maggiore importanza nel sistema di attuazione della legge n. 146, di cui costituisce l’imprescindibile completamento, è il ruolo dell’informazione, che è tuttora una sfida aperta” si legge nella Relazione.
“Affinché l’attività della nostra Autorità sia ancora più efficace, è necessario che essa sia portata a conoscenza, come espressamente previsto nella legge, dell’opinione pubblica. Il servizio pubblico radiotelevisivo, nonché i giornali quotidiani che si avvalgono di finanziamenti o agevolazioni, tariffarie o fiscali, sono tenuti a dare “informazioni complete” sugli scioperi, la loro durata, le misure predisposte e le eventuali revoche. Ciò significa evidenziare in maniera più puntuale i servizi minimi e le fasce orarie di garanzia previste dalla legge e, soprattutto, evitare di alimentare il cosiddetto effetto annuncio – ha sottolineato la presidente Bellocchi – , con il rischio di enfatizzare mediaticamente a priori i disagi provocati da uno sciopero, a prescindere dalla sua consistenza, ovvero senza valutare l’impatto reale prodotto dalla percentuale di adesione dei lavoratori e dalle dimensioni delle organizzazioni sindacali proclamanti”.

“Si è sovente constatato come i mezzi di informazione tendano a trattare gli scioperi proclamati nei servizi essenziali più o meno alla stessa stregua, senza adoperarsi verso una più attenta indagine riguardante l’effettiva capacità dei soggetti proclamanti di vulnerare il servizio pubblico interessato. Tutto ciò – si puntualizza nella Relazione annuale dell’Autorità di garanzia – non fa che incrementare quell’effetto annuncio che, come è noto, gioca un ruolo fondamentale nella percezione dello sciopero da parte dei cittadini. È importante richiamare tutti, ciascuno nella specificità del proprio ruolo, a un senso di responsabilità comune per garantire una corretta comunicazione nei confronti dei cittadini, gli utenti finali da tutelare”.

 

 

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