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Sicurezza elettrica, per l’Europa un conto da 11 miliardi di euro: “Sistemi inefficienti e poco puliti”

Nel 2024 solo il 29% dei sussidi è andato a tecnologie a basse emissioni. Il gas resta centrale, mentre i costi raddoppiano dal 2020 e l’Italia spicca, con la Polonia, per gli alti ricavi riconosciuti dai meccanismi di capacità.

Un sistema elettrico che tiene le luci accese in tutta Europa, con blackout per mancanza di risorse quasi azzerati, ma al prezzo di 11 miliardi di euro all’anno. Una cifra enorme, spesa nel 2024 per un mosaico frammentato e poco coordinato di quasi 40 diverse misure nazionali di sicurezza, che si rivelano ancora inefficienti e poco orientate alla transizione ecologica. È la fotografia scattata da ACER, l’Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori dell’energia, nel suo “Rapporto di Monitoraggio 2025 sulla sicurezza dell’approvvigionamento elettrico dell’UE”.

MECCANISMI “SPORCHI”: SOLO UN TERZO DEI SUSSIDI ALLE TECNOLOGIE PULITE

Il dato più allarmante del report è la lentezza con cui i cosiddetti “meccanismi di capacità” – gli strumenti con cui gli Stati pagano le centrali per essere pronte a produrre energia nei momenti di bisogno – si stanno decarbonizzando. Nel 2024, solo il 29% dei 6,5 miliardi di euro spesi in questi meccanismi è andato a tecnologie a basse emissioni. Oltre il 70% dei pagamenti ha quindi sostenuto altre tecnologie, con il gas naturale che la fa da padrone, destinato a rimanere il principale beneficiario dei contratti a lungo termine fino al 2035 e a coprire ancora il 30% della domanda di picco.

COSTI IN CRESCITA: IL CASO DI ITALIA E POLONIA

Il sistema, oltre che poco “verde”, si dimostra anche inefficiente e costoso. I costi totali dei meccanismi di capacità sono più che raddoppiati dal 2020, passando da 2,6 a 6,5 miliardi di euro. L’analisi di ACER evidenzia enormi differenze tra i Paesi, con i prezzi d’asta per la capacità che possono variare anche di dieci volte da uno Stato all’altro. In questo contesto, spicca il caso dell’Italia che, insieme alla Polonia, garantiscono alle centrali a gas livelli di remunerazione tra i più alti d’Europa proprio attraverso i meccanismi di capacità, sollevando un’importante questione che, secondo l’agenzia, merita un ulteriore approfondimento.

IL NODO DEL COORDINAMENTO: LA CHIAVE PER RISPARMIARE FINO AL 70%

Secondo l’ACER, la chiave per ottimizzare il sistema e ridurre i costi risiede in un maggiore coordinamento europeo. L’agenzia stima che una migliore cooperazione transfrontaliera potrebbe ridurre la necessità di installare nuova capacità fino al 70%. Attualmente, invece, la pianificazione avviene per lo più in modo isolato a livello nazionale. Questa debolezza si manifesta anche nella preparazione alle crisi: solo il 10% dei piani nazionali prevede misure coordinate per assistere i Paesi vicini in caso di emergenza.

LE RACCOMANDAZIONI DI ACER PER CAMBIARE ROTTA

Per correggere queste storture, l’agenzia dei regolatori formula una serie di raccomandazioni precise agli Stati membri. Innanzitutto, rendere i meccanismi di capacità più “puliti”, aprendo alla partecipazione delle risorse energetiche distribuite, come le batterie, e garantendo la massima trasparenza sui sussidi ai combustibili fossili. Poi, renderli più efficienti attraverso una pianificazione coordinata a livello UE e una revisione del disegno delle aste, soprattutto dove i prezzi risultano costantemente elevati. Infine, ACER chiede di allineare meglio le misure di capacità con quelle di flessibilità e di rafforzare la cooperazione regionale nella gestione dei rischi, per costruire un sistema elettrico europeo davvero sicuro, sostenibile ed efficiente.

ACER-2025-Security-of-EU-electricity-supply

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