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Centrale Snam Sulmona: il Comune ricorre al Consiglio di Stato

Fatti, polemiche, confronti e ultime novità sulla centrale Snam di Sulmona

Persi i due ricorsi al Tar di Regione Abruzzo e Comune di Sulmona contro la decisione di Gentiloni del 2018 che autorizzava la Centrale di compressione gas di Sulmona e quattro linee di collegamento alla rete Snam esistente. E’ salvo quindi il decreto ministeriale del 2018 che stabilisce la pubblica utilità dell’opera riconoscendone altresì l’urgenza e indifferibilità e che prevede i lavori di costruzione dell’impianto dovranno iniziare entro due anni dalla data di emanazione e concludersi entro tre anni dal loro inizio.

Stiamo parlando della centrale Snam (la rete pubblica dei metanodotti che porta il gas nelle nostre case) di compressione e spinta che sarà costruita fra Case Pente, Case San Mariano e Colle Savente, in un’area di 12 ettari. La centrale comprende tre turbocompressori meccanici da 11 megawatt l’uno, alti 10 metri, oltre a tre caldaie e a un camino di 14 metri. Il metanodotto invece correrebbe invece per 687 chilometri da Massafra a Minerbio, passando appunto per il Centro Abruzzo. Solo il primo tratto, al momento, è stato realizzato, quello pugliese da Biccari a Massafra. Un gasdotto del diametro di un metro e 20, situato a 5 metri di profondità, che dalla provincia di Taranto risalirà lungo l’Appennino, per arrivare alle porte di Bologna.

TAR: CENTRALE SI DEVE FARE

Firmato a dicembre 2017 da Calenda, ancora non sappiamo se si farà. O meglio, si deve fare. Perchè appunto il Tar ha rigettato i ricorsi avversi degli enti locali. Ma il Sindaco, perso al Tar, ha gia annunciato che ricorrerà al Consiglio di Stato.

IL COMUNE SI OPPONE

Il comune di Sulmona chiede che non vengano autorizzati i tratti appenninici della «Rete Adriatica»; e che non venga rilasciata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per l’esercizio della centrale di compressione prevista a Sulmona; che venga effettuata una nuova Valutazione di Impatto Ambientale (Via) sui tratti appenninici del mega gasdotto e della centrale, essendo inconcepibile una VIA senza scadenza, cioè «eterna»; che, sull’ intera opera, venga effettuata la Valutazione Ambientale Strategica (Vas).

A scrivere il ricorso per conto del Comune il prof. Alfonso Celotto, che fino a qualche mese fa è stato capo di gabinetto del ministro della Salute Giulia Grillo. Celotto protagonista dell’iniziativa ha pubblicamente esaminato la sentenza del Tar Lazio, illustrando le prospettive che emergono per il ricorso al Consiglio di Stato. Da parte di tutti i presenti (Comune, comitati cittadini, Legamebiente e WWf) è stata ribadita la volontà di proseguire la lotta sul piano giudiziario e su quello politico, con il ricorso in secondo grado. Unanime anche la volontà di continuare a contrastare su ogni tavolo progetti a loro avviso assurdamente spezzettati con procedimenti autorizzativi che non hanno mai potuto esaminare gli impatti complessivi. Unica nota stonata -sottolineano- la totale assenza di rappresentanti del governo regionale.

IL RICORSO DEL PD

La Regione infatti all’epoca guidata dal governatore del Partito Democratico Luciano D’alfonso aveva fatto ricorso contro la decisione del Governo dello stesso Pd. Il Presidente del Pd affermava di avere “argomenti resistenti per fare cambiare idea al Governo: La centrale Snam non si può fare per tutti gli elementi riguardanti la fragilità idrogeologica, anche dal punto di vista sismico Poi c’è un regime del suolo, giuridicamente parlando, che non consentirà l’occupazione di quei sedimi circa la realizzazione della rete” così giustificò il suo ricorso contro la decisione del governo del suo partito.

LA REGIONE ORA VUOLE LA CENTRALE?

Ma ora che la Regione è passata al centrodestra col Presidente Marco Marsilio, la posizione in linea con quella della Lega dovrebbe essere più sviluppista, anche se ancora non si sono formalmente espressi.

Per questo il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, ha chiesto un chiarimento da parte della Regione: “Ritengo sia importante comprendere in maniera chiara da che parte stia la Giunta regionale e cosa intenda fare riguardo questo progetto, per il quale un intero territorio e l’Abruzzo stesso avevano espresso fortemente contrarietà con tutti gli atti e in tutti i modi in questa lunga e annosa battaglia”, ha detto Annamaria Casini.

“È da sottolineare l’assenza del governo regionale che, nel porgere le scuse, ha comunicato che sta valutando se proseguire il ricorso in secondo grado. Occorre che la Regione sciolga rapidamente la riserva sulla sua posizione perché, prima ancora che tecnica, riteniamo che la scelta sia politica in relazione alla volontà o meno di ascoltare le ragioni e le posizioni di un intero territorio” ha affermato il Sindaco.

Dello stesso avviso WWF e Legambiente: “la Regione scenda in campo ufficialmente proseguendo nella linea già avviata dalla passata maggioranza. Non sono in ballo in questa circostanza visioni politiche diverse ma un concetto di base: il rispetto per le scelte della popolazione e dei suoi rappresentanti locali che non può essere calpestato da presunti interessi economici”.

LA POSIZIONE DELLA PEZZOPANE

E’ invece ufficialmente contraria alla centrale la senatrice del Pd già Sindaco dell’Aquila Stefania Pezzopane. Anche lei come l’ex Presidente Luciano D’alfonso contro il suo stesso Partito.

La Pezzopane ha presentato un’interrogazione in cui chiede a Lega e pentastellati di differenziarsi dal Pd: “È’ un anno ormai che governano Lega e M5S e su metanodotto dove sta il cambiamento? La Snam è ormai operativa e a seguito del No del Tar al ricorso contro la realizzazione della centrale di compressione che dovrebbe sorgere a Sulmona, in provincia dell’Aquila, in località Case Pente, chiediamo al Governo cosa intenda fare di questa opera e se intenda dare precisa indicazione di delocalizzare il tracciato, tenuto conto che i reiterati ricorsi sono mirati alla delocalizzazione di un’opera – il gasdotto SNAM – RETE ADRIATICA e la relativa centrale di decompressione a Sulmona – che non comportano alcun vantaggio per il territorio, ma anzi si ritiene pericolosa un’opera ipotizzata in territori ad altissimo rischio sismico e comunque poco sicura per le popolazioni. Il gasdotto attraversa inoltre Parchi nazionali, Riserve naturali, Aree d’interesse comunitario. Chiediamo con urgenza cosa intenda fare il Governo per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. I ministri competenti sono tutti del M5S, ambiente, infrastrutture e anche giustizia (pronunciamenti TAR) e nulla hanno da dire? Ci dicano chiaramente cosa intendono fare a tutela delle popolazioni e dei territori che in questi anni anche attraverso nette prese di posizione di regione Abruzzo ed enti locali, hanno manifestato contrarietà alla realizzazione dell’opera, considerando anche le proteste odierne da parte dei cittadini e ambientalisti contro il progetto del gasdotto”.

ANCHE IL M5S OSTACOLA CENTRALE

Altrettanto fa la consigliera regionale pentastellata Di Girolamo chiamando a osteggiare la centrale proprio gli alleati leghisti: “I contraenti di governo vogliono le opere e bloccano l’azione di lotta contro centrale e gasdotto, impedendo persino le risposte alle nostre interrogazioni. Dove sono i leghisti nazionali, regionali e locali? Noi ci assumiamo le nostre responsabilità e ci aspettiamo che anche gli altri lo facciano”.
A sostegno della battaglia e a premere perché anche la Regione ricorra al Consiglio di Stato, c’erano poi i consiglieri regionali Marianna Scoccia, Giorgio Fedele e il candidato governatore del Pd ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini.

I detrattori sono contrari poiché lo considerano un progetto “assolutamente inutile poiché l’Italia non necessita di ulteriori approvvigionamenti di gas in quanto i consumi interni sono notevolmente inferiori alla capacità di importazione già esistente. Tale progetto si configura come un inammissibile spreco di denaro pubblico che verrebbe a gravare sui cittadini. La Snam, che ambisce a diventare l’Hub del Gas del sud Europa, ne ricaverebbe lauti profitti mentre tutti i costi e i rischi verrebbero scaricati sulle popolazioni dei territori attraversati dal mega gasdotto”.

Come era per Tap, si dicono contrari perché inutile, ma l’utilità la decide il richiedente, e in questo caso il Ministero che ne ha riconosciuto utilità e anche urgenza e indifferibilità. Mentre poi per Tap lamentano la presenza di una multinazionale che porta gas estero quindi con guadagni per gli altri Paesi, qui invece che parliamo di un progetto totalmente italiano e pubblico, lamentano che, rivendendo il gas all’estero, potrebbe guadagnarci lo Stato. Cioè tutti noi. Insomma tutto e il contrario di tutto pur di osteggiare lo sviluppo.

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