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Terre solidali in reti inclusive, tutti i dettagli dell’iniziativa della Fondazione Snam

Parte il primo bando dell’iniziativa “Tesori – Terre Solidali in Reti Inclusive” della Fondazione Snam nelle Marche con la partnership di Confagricoltura. L’approfondimento di Energia Oltre

Agricoltura sociale ancora al centro dei programmi di Fondazione Snam. Dopo aver firmato un accordo di collaborazione con Confagricoltura a inizio dicembre 2017 per la promozione, lo sviluppo e la realizzazione di progetti sociali, parte il primo bando dell’iniziativa “Tesori – Terre Solidali in Reti Inclusive, dedicato a progetti di agricoltura sociale che favoriscano l’innovazione, l’inclusione e generino un impatto positivo sulle comunità locali.

AL VIA BANDO PER TERRENI SNAM NELLE MARCHE

L’iniziativa promossa oltre che da Fondazione Snam con la partnership di Confagricoltura anche da Rete Fattorie Sociali scade il prossimo 3 aprile 2018, ricorda Italia Oggi, ma si rivolge “a una vasta platea di soggetti, dagli enti del terzo settore alle start-up innovative a vocazione sociale (Siavs), e riguarda la valorizzazione di terreni di proprietà di Snam nelle Marche. Ai vincitori verranno concessi terreni in comodato d’uso gratuito per dieci anni, fondi in denaro e borse di studio per il master online in agricoltura sociale organizzato dall’Università di Roma Tor Vergata”. Inoltre, si legge sempre su Italia Oggi, “nella selezione dei progetti da sostenere saranno privilegiati quelli che sapranno coniugare gli aspetti dell’inclusione e sostenibilità con l’innovazione e la sperimentazione, affinché i terreni diventino piattaforme per favorire l’innovazione e la diffusione dei principi di economia circolare, della riutilizzazione e valorizzazione degli scarti, della ricerca di modelli di produzione e di consumo sempre più efficienti e rispettosi dell’ambiente”.

RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA AL PRIMO POSTO

Questo genere di interventi non sono una novità per Snam che è presente con le sue infrastrutture in quasi tutte le regioni del Paese, in territori e comunità diversificati per cultura, tradizioni, condizioni economiche, sociali e ambientali. La politica dell’azienda è infatti è sempre stata quella di realizzare nuove infrastrutture e gestire quelle esistenti, cercando di adottare un approccio trasparente, collaborativo e costruttivo per assicurare la compatibilità ambientale degli insediamenti e favorirne l’accettabilità da parte degli stakeholder, attuando così una sempre più stretta relazione tra business e responsabilità sociale d’impresa. Soprattutto nello sviluppo delle infrastrutture, Snam ha un approccio basato su best practice particolarmente avanzate che la società ha sviluppato nel corso degli anni in cui cerca di garantire il contenimento dell’impatto sull’ecosistema vegetazione-fauna con un approccio differenziato, in relazione alle caratteristiche del territorio interessato. In primis con scelte progettuali, in grado di ridurre “a monte” l’impatto sull’ambiente, e poi con la realizzazione di opere di ripristino adeguate e di varia tipologia. Per esempio quando si realizzano gasdotti vengono vagliate le tecniche di scavo da utilizzare, le operazioni di consolidamento del suolo e del ripristino della vegetazione mentre il tracciato viene individuato tra le diverse alternative sulla base di considerazioni relative alla sicurezza del trasporto, alla fattibilità tecnico-economica e all’impatto ambientale. In fase di costruzione vengono utilizzate, invece, tecnologie avanzate di scavo e di posa delle tubazioni che interferiscono il meno possibile con l’ambiente circostante. Anche il periodo dell’anno e le fasce orarie giornaliere scelte per l’esecuzione dei lavori vengono individuati sulla base delle caratteristiche del territorio, del tipo di vegetazione presente e delle specificità della fauna che popola le aree interessate dalle opere.

IL RIPRISTINO DELLA FLORA E DELLA FAUNA DOPO I LAVORI

Stesso discorso nel caso di opere come i metanodotti completamente interrati, in cui il suolo sovrastante viene completamente ripristinato e affidato nuovamente alle attività agricole oppure ripristinato per riavviare li processo di rivegetazione. Il tutto attraverso studi approfonditi del territorio, avvalendosi del supporto specialistico di esperti, studiosi, tecnici e ricercatori dei diversi settori con esami di monitoraggio prima, durante e dopo l’esecuzione dell’opera. Nell’ottica di mantenere inalterati gli equilibri naturali preesistenti. Il ripristino in questi casi non viene effettuato in una mera ottica di reinsediamento del singolo esemplare, ma dell’intera comunità vegetale. Snam utilizza, tra le altre, tecniche di ripristino cosiddette “a isole vegetazionali” e a “protezioni singole” che prevedono la piantumazione di piante protette da recinzioni per preservarle dall’azione degli animali, che spesso si nutrono di germogli o di piante giovani. Le isole vengono collocate in maniera discontinua lungo il corridoio in modo da lasciare aperti dei varchi con funzioni di “corridoi” ecologici per il passaggio della fauna. Il modello, che ha un bassissimo grado di attecchimento scarso o nullo, permette di rivegetare i tracciati delle condotte e di ripristinare la continuità della copertura boschiva. Il compito di Snam non si esaurisce con il ripristino ambientale ma prosegue poi con l’avvio di un piano almeno quinquennale di cura colturale che l’azienda garantisce come parte integrante sia del processo di ripristino sia del monitoraggio ambientale richiesto dalle istituzioni.

COLLABORAZIONE TRA SNAM E FEDERPARCHI

La responsabilità sociale d’impresa di Snam è evidenziata anche nei rapporti di collaborazione con Federparchi e con gli Enti Parco con i quali condivide competenze e best practice al fine di contribuire allo sviluppo e alla tutela dei territori protetti dove spesso passano le condutture dell’azienda. Esempi di opere dove le analisi di monitoraggio e i lavori di ripristino hanno assunto il livello di best practice molto avanzate, caratterizzanti il modo di operare dell’azienda, si trovano nel Parco regionale dei Nebrodi, nel Parco nazionale della Majella, nel Parco regionale delle Prealpi Giulie, ma anche nel Parco lombardo del Ticino, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi.

NEBRODI, MAJELLA E PREALPI GIULIE ESEMPI DI BEST PRACTICE DELL’AZIENDA

Ad esempio nel parco regionale dei Nebrodi, dove nel periodo 2009-2010 passò un metanodotto, i rimboschimenti riguardarono una superficie di circa 16 ettari, con la messa a dimora di circa 20.000 piante forestali di circa 2 anni e di altezza mediamente compresa tra 20 e 40 cm e l’impiego complessivo di circa 11000 piante forestali. Le attività di cura e mantenimento dei rimboschimenti vennero eseguite 2 volte l’anno per i 5 anni successivi alla messa a dimora delle piante con successiva integrazione (risarcimenti) delle piantagioni in caso di non attecchimento. Al parco nazionale della Majella, interessato nel periodo 2004 – 2005 dalla realizzazione del metanodotto posto in parallelo ad un metanodotto già realizzato nei primi anni ’90, il progetto di ripristino vegetazionale previde la messa a dimora, all’interno del Parco, di circa 16.000 piantine forestali. Nel Parco regionale delle Prealpi Giulie il progetto riguardò la realizzazione di un metanodotto per l’importazione del gas proveniente dalla Russia. I lavori vennero studiati limitando il consumo di suolo al minimo ed evitando i lavori nelle ore notturne. La desonorizzazione dei mezzi di lavoro consentì, infine, di contenere i livelli sonori limitando al massimo il disturbo per la fauna.

LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO

Infine la sicurezza. In parallelo ai controlli effettuati a distanza, la rete di tubature è oggetto di verifiche svolte regolarmente in prima persona da tecnici specializzati mentre l’integrità della condotta viene garantita anche dai dispositivi di protezione catodica installati lungo il metanodotto, in grado di contrastare la corrosione nell’acciaio. Inoltre periodicamente, lungo tutta la rete Snam viene fatto “viaggiare” uno strumento d’acciaio denominato “pig” che permette di analizzare il tubo internamente, metro per metro, per migliaia di chilometri. In tema di sicurezza, la rete dei metanodotti Snam ha dimostrato di saper resistere anche agli eventi sismici più importanti. Il sistema infatti, non ha risentito dei sismi verificatisi in Friuli (1976), Irpinia (1980), Umbria e Marche (1997-98), Abruzzo (2009), Emilia (2012), Centro Italia (2016-17). Anche nella letteratura tecnica internazionale non sono riportati casi di danni a tubazioni integre in acciaio, saldate e controllate con le attuali tecniche, per effetto dello scuotimento sismico del terreno.

I NUMERI DI SNAM NEI PARCHI E NELLE RISERVE ITALIANE

Nel corso del 2017 sono stati eseguiti ripristini lungo 203 chilometri di rete, nuovi rimboschimenti su 21 chilometri, cure colturali lungo 59 chilometri e monitoraggi ambientali hanno interessato 388 chilometri di rete.

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