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Perché le società minerarie entrano nel mercato dei fertilizzanti

Il settore dei fertilizzanti è importante per le compagnie minerarie in un’ottica di diversificazione, ma anche per le prospettive di lungo termine

Dopo aver speso miliardi di dollari in nuovi progetti durante l’ultimo boom delle materie prime, stavolta le grandi compagnie minerarie si stanno muovendo con molta più cautela. Non rinunciano comunque a investire, e uno dei settori a cui guardano con più interesse è quello dei fertilizzanti. Ne è una prova la recente acquisizione, da parte di Anglo American, della società britannica Sirius Minerals, che puntava all’estrazione di polialite da un grosso deposito nelle North York Moors, nell’Inghilterra nord-orientale.

IL PROGETTO JANSEN IN CANADA

A breve il gruppo anglo-australiano BHP dovrà prendere una decisione finale su Jansen, un grande progetto sulla potassa in Canada dal costo di circa 5,7 miliardi di dollari. Per ridurre i rischi legati al progetto, BHP ha avviato delle trattative con l’azienda canadese Nutrien (la più grande produttrice di potassa al mondo) in merito all’accesso a infrastrutture come ferrovie e porti.

L’IMPORTANZA DEI FERTILIZZANTI

Il settore dei fertilizzanti è importante per le compagnie minerarie innanzitutto in un’ottica di diversificazione rispetto alle attività tradizionali, che riguardano l’estrazione di metalli come il rame. Ancora più importanti però – scrive il Financial Times – sono le prospettive di lungo termine.

Assieme alle nuove tecniche di coltivazione e di semina, i fertilizzanti saranno determinanti per l’aumento delle rese agricole e della produzione di cibo: la popolazione globale è in aumento, ma i terreni arabili sono limitati. Stando alle previsioni di Scotiabank, il mercato della potassa – un composto chimico ricavato dal potassio e utilizzato nei fertilizzanti – crescerà di 2 milioni di tonnellate all’anno tra il 2022 e il 2030.

LA COMPETIZIONE

L’ingresso nel mercato dei fertilizzanti, tuttavia, non è semplice nemmeno per una grossa società mineraria come BHP per via della competizione da parte di produttori già consolidati in Canada e nell’Europa orientale che dispongono sia di grandi riserve di potassa, sia di reti logistiche sviluppate.

LA DECISIONE DI BHP

BHP dovrebbe prendere una decisione finale su Jansen prima della pubblicazione dei suoi risultati annuali, il prossimo agosto. Ha già investito oltre 4 miliardi sul progetto, situato nella provincia canadese del Saskatchewan, ma dovrà spendere in tutto dai 5,3 ai 5,7 miliardi per portare in attività la miniera di potassio. Dovrà inoltre garantirsi l’accesso a un porto per l’esportazione.

Nel caso in cui venisse approvato, Jansen sarà il più grande investimento di BHP dal 2011, quando il gruppo investì circa 15 miliardi di dollari per l’acquisto della società petrolifera americana Petrohawk Energy.

4,5 MILIONI DI TONNELLATE ALL’ANNO

La costruzione della miniera dovrebbe richiedere circa cinque anni, ma difficilmente raggiungerà la sua piena capacità – 4,5 milioni di tonnellate all’anno – prima del 2030.

UN PROGETTO NECESSARIO?

Il Financial Times fa notare come il progetto di BHP potrebbe rivelarsi non necessario per il mercato della potassa. Al di fuori del Canada, e soprattutto in Russia e in Bielorussia, c’è infatti tanta nuova capacità produttiva in fase di sviluppo che dovrebbe entrare in attività prima di Jansen.

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