Stellantis porta Leapmotor in Ue e oltre, Bonomi chiede dazi per auto cinesi, sì a retroattività Superbonus, speso 17% fondi scuola Pnrr, 10,7 miliardi di deficit in più. La rassegna dei giornali
Stellantis venderà auto elettriche della cinese Leapmotor nell’Unione Europea e non solo, intanto il presidente uscente di Confindustria Confindustria, Bonomi, chiede all’Ue dazi per arginare lo strapotere delle case produttrici asiatiche anche in UE, sulla scia delle misure appena prese da Biden. Bagarre in Commissione Finanze al Senato sul Superbonus ma alla fine la retroattività dal 2024 delle rate passa. Speso solo il 17% dei fondi per la scuola, intanto il Piano guadagna 10,7 miliardi di deficit extra da revisione. La rassegna dei giornali
STELLANTIS PORTA LEAPMOTOR IN UE E OLTRE
“Adesso è proprio vero, Stellantis porterà e venderà auto cinesi in Europa e non solo. «Ad appena 7 mesi di distanza abbiamo il closing dell’accordo vincolante fra Stellantis +2,25% e Leapmotor, che era stato firmato a ottobre. Ma la pianificazione è solo il 10%, il 90% è rappresentato dall’esecuzione. Ora entriamo nella fase operativa» della partnership. Parola di Carlos Tavares , amministratore delegato del supergruppo nato da Psa e Fca a inizio 2021. L’annuncio è arrivato durante la conferenza stampa congiunta con Zhu Jiangming , fondatore e Ceo del produttore cinese. Leapmotor è specializzata in modelli elettrici ma soprattutto produttore di piattaforme modulari e di architetture tecnologiche. A questo si aggiunge la disponibilità di versioni Erev, ovvero Extended range electric vehicle, tecnologia che si traduce nella presenza di un motore termico dedicato esclusivamente alla ricarica delle batterie. Nel 2023 Leapmotor ha prodotto 144mila vetture ma può salire fino a 800mila”, si legge nell’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.
“(…) «Inizieremo portando i veicoli Leapmotor in nove Paesi, compresi Italia, Francia, Belgio, Spagna e Portogallo. Il piano sarà supportato da almeno 200 punti vendita, le concessionarie Stellantis & You saranno parte integrante di questa distribuzione. Dal quarto trimestre entreremo anche in altre regioni importanti, ovvero Sud America, regione cruciale per Stellantis, poi procederemo con Medio Oriente e Africa, quindi con India e Asia Pacifico»”, ha detto il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, stando a quanto si legge sul quotidiano.
“(…) «Il lancio – ha continuato il ceo di Stellantis – sarà condotto in modo potente e aggressivo, ci aspettiamo una spinta significativa alle vendite di Leapmotor fuori della Cina». Per adesso non si parla di produzione, che comunque a tendere rientra nei piani, ma di importazione e distribuzione, oltre all’assistenza post-vendita”, ha detto il Ceo di Stellantis, secondo quanto riporta il Sole 24 Ore.
AUTO, BONOMI CHIEDE DAZI PER LE CINESI IN UE
“Questi sono i temi che ho sempre cercato di portare all’attenzione, ma in Italia si fa molta fatica. Quel che stanno facendo da anni gli Stati Uniti per me è chiaro: da quando Pechino ha lanciato il suo piano `China 2035′ per arrivare al primo posto al mondo nell’industria avanzata e nelle tecnologie, la Casa Bianca ha risposto. Le priorità diventano l’autonomia energetica, il controllo delle terre rare, il ritorno in patria delle produzioni essenziali. Avremmo dovuto farlo anche noi”. Stupisce vedere con Biden un nazionalismo economico di stampo trumpiano: “Non lo chiamerei nazionalismo. Gli Stati Uniti si sono accorti che avevano lasciato un enorme spazio alla Cina, nelle tecnologie di punta ma anche nelle relazioni globali di politica industriale e commerciale. E stanno cercando di riprenderselo. Pechino in questi anni ha costruito relazioni economiche in Africa, con i Brics, in America Latina. Da anni è in corso la reazione americana”, dice Bonomi, Presidente uscente di Confindustria, in un’intervista pubblicata sull’edizione odierna de Il Corriere della Sera.
“Certo questi dazi non possono essere l’unica risposta, ma noi europei dovremmo fare lo stesso: dare segnali chiari e muoverci con efficacia, se ci sono potenze industriali nel mondo che distorcono la concorrenza con pesanti sussidi in tutti i settori nei quali vogliono spingere l’export”. La Commissione Ue ha in corso l’esame del settore auto a batteria della Cina e potrebbe annunciare misure restrittive in luglio: “I dazi Ue verso i prodotti cinesi sono molto più bassi di quelli americani. Io – spiega il presidente uscente – sono per il libero mercato. Questo però non vuol dire che si possa assistere silenti al dumping di prezzo ai nostri danni, perché il campo di gioco è distorto dai sussidi. E quando si parla di mobilità elettrica, bisogna guardare all’impatto su tutta la filiera”, aggiunge Bonomi.
SUPERBONUS, SÌ ALLA RETROATTIVITÁ
“Una giornata ad altissima tensione. Ma anche a caccia dell’intesa. E alla fine la sugar-tax slitta, come chiesto da Forza Italia: 1 luglio 2025 la data su cui la maggioranza trova l’accordo. Ma invece resta la retroattività a partire dal 2024 delle rate spalmate in 10 anni per le spese sostenute con il Superbonus, così come previsto dall’emendamento del governo a firma del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, e contro cui il vicepremier Antonio Tajani e il suo partito si sono battuti per giorni. Nonostante ciò, in commissione Finanze al Senato Forza Italia sceglie di astenersi. L’emendamento passa grazie anche al voto di Italia Viva e del presidente della commissione Massimo Garavaglia (Lega) che dopo il voto, visibilmente alterato, riconosce: «Altrimenti l’emendamento non passava»”, scrive Claudia Voltattorni sull’edizione odierna de Il Corriere della Sera.
“(…)Oggi il decreto Superbonus arriva in Aula al Senato e il governo porrà la questione di fiducia. Ma la tensione resta alta. Antonio Tajani commenta: «I nostri emendamenti sono stati bocciati e resta il Superbonus con effetto retroattivo, penso che sia un errore perché il cittadino perde fiducia nelle istituzioni, ma in Aula saremo leali nei confronti del governo». Italia Viva rivendica il proprio voto decisivo: «Sorpresa – dice il capogruppo al Senato Enrico Borghi -, la maggioranza si spacca e il rinvio della sugar-tax passa solo grazie al nostro voto»”, si legge sul maggiore quotidiano nazionale, che specifica che ieri il Mef aveva ribadito il no a cambiamenti sulla stretta al Superbonus e il ministro Giorgetti ha commentato che il ministro Giorgetti ha ribadito: «Il Superbonus è una misura eccezionale per tempi eccezionali, e da questo tipo di droga economica bisogna uscire, la disintossicazione è dolorosa, ma qualcuno la deve fare».
PNRR, SPESO 17% FONDI SCUOLA, FONDAZIONE AGNELLI: “OCCASIONE PERSA”
“Non è il Pnrr che avevamo immaginato, potrebbe non essere il piano che rivoluzionerà le scuole e l’istruzione italiana come si sperava all’inizio. Non per mancanza di soldi (che ci sono e anche in abbondanza) quanto per l’eterna e incorreggibile riottosità italica di fronte ai cambiamenti. È quello che emerge dall’indagine «Il Pnrr per la scuola e l’università: a che punto siamo?», che nasce da una collaborazione fra Fondazione Agnelli e Fondazione Astrid. Ne sono autori Andrea Gavosto (direttore della Fondazione Agnelli) e Alberto Zanardi (docente di Scienza delle finanze all’Università di Bologna e nel Comitato Scientifico di Astrid)”, si legge sull’edizione odierna de La Stampa.
Ci sono tre problemi principali che riguardano il Pnrr “(…) «Anche dopo la revisione negoziata dal governo Meloni con la Commissione europea a fine 2023, il Pnrr continua a riservare all’istruzione – servizi per l’infanzia, scuole e università – una grande abbondanza di risorse: sono oggi 20,09 miliardi, rispetto ai 20,24 del Pnrr originario», spiega la Fondazione Agnelli in una nota. I problemi principali rilevati sono tre, sintetizza Andrea Gavosto: «Innanzitutto il cambiamento delle riforme in corso d’opera che si sono molto allontanate dalle premesse iniziali, dalla formazione iniziale dei docenti all’orientamento e la formazione professionale. In alcuni interventi sulle materie Stem c’è un grande ritardo di spesa e in altri casi forse le risorse si potevano spendere meglio». A questo punto il Pnrr è un’occasione che «rischia seriamente di essere persa»”, ha detto Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, secondo quanto riporta il quotidiano torinese.
“Considerando tutte le misure relative all’istruzione – si legge nell’indagine – «al 31 dicembre 2023 la spesa effettivamente sostenuta è circa il 17% degli stanziamenti, un tasso di avanzamento finanziario più basso di quello dell’insieme del Pnrr (22%). È un risultato oggi insoddisfacente e che preoccupa per il futuro». La linea di investimento con la più alta percentuale di spesa rispetto alle risorse assegnate (39,3 %) è Scuola 4.0 (nuovi ambienti digitali nelle scuole). Fra le linee di investimento con la più bassa percentuale di spesa, invece, c’è proprio l’Intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali con il 3,5%, «che con un finanziamento Pnrr di 1,5 miliardi dovrebbe giocare un ruolo importante nel contrasto alla dispersione e alla riduzione dei divari di apprendimento, che penalizzano le regioni del Sud»”, conclude il quotidiano.
PNRR, 10,7 MILIARDI DEFICIT EXTRA DA REVISIONE
“Il nuovo Pnrr, riscritto d’intesa con la Commissione europea lo scorso dicembre, comporta circa cinque decimali di Pil di deficit, e quindi anche di debito in più rispetto alla versione originaria. Si tratta di 10,7 miliardi che arrivano dal fatto che il programma rimodulato ha escluso dai finanziamenti Ue 10,6 miliardi di euro di progetti preesistenti, quindi già scontati nei tendenziali di finanza pubblica, per sostituirli con 13,5 miliardi di nuovi interventi. L’impatto lordo sul deficit, calcolato dalla Corte dei Conti nella nuova relazione semestrale delle Sezioni riunite, è il frutto della differenza tra questo peso aggiuntivo e le modifiche intervenute nel quadro di prestiti e sovvenzioni”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 24 Ore.
“La novità rende ancora più imperativa l’esigenza di utilizzare al meglio le risorse prese a debito, come sottolinea sempre più spesso il ministro che al Pnrr ha la delega, Raffaele Fitto, invocando un’attenzione maggiore alla qualità della spesa. Proprio nel nome di una maggiore efficacia nell’attuazione, la revisione del Piano, calcolano sempre i magistrati contabili, ha accresciuto oin maniera sensibile il peso degli incentivi a unità produttive”, continua il quotidiano di Confindustria.