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Stop ad auto a benzina e diesel confermato dall’Europa. E ora che farà il Governo Meloni?

La commissaria Ue Ribera conferma lo stop alle auto endotermiche al 2035. Cosa farà ora il Governo Meloni? La nomina di Fitto alla Vicepresidenza della Commissione sarà sufficiente a far cambiare rotta all’Ue sulle auto?

Ribera chiude definitivamente le porte al retromarcia sullo stop alle auto endotermiche al 2035. “Non è una cosa che stiamo prendendo in considerazione”, poche parole che spengono definitivamente le speranze dell’industria europea ed italiana dell’automotive di ottenere una deroga al bando alle vetture a benzina e diesel. Come risponderà il Governo italiano? Intanto, è partito lo scarica barile nei confronti dell’ax ad di Stellantis, Carlos Tavares.

TAVOLO VON DER LEYEN UN BLUFF

Il tavolo voluto da Ursula von der Leyen per avviare un confronto con i rappresentanti dell’industria automotive europea è un bluff. È la reazione che suscitano le recenti parole di Teresa Ribera, responsabile dell’ambiente della Commissione Europea. Von der Leyen ha raccolto il testimone di Tzitzikostas, riaccendendo le speranze dei Paesi “dissidenti” di modificare il Regolamento europeo sulle emissioni delle auto. Ma le parole di Ribera confermano ancora una volta che spesso a Bruxelles tutto cambia affinché nulla cambi.

“Non è una cosa che stiamo prendendo in considerazione e direi che non è una cosa che praticamente nessuno sta prendendo in considerazione». La questione sul tavolo è come accompagnare l’industria automobilistica europea in un processo di trasformazione in corso e in una corsa industriale globale attivata da anni, mantenendo stabilità sulle tempistiche”, ha affermato ieri la Commissaria Ue.

AUTO, COSA POTREBBE CAMBIARE

Per evitare la desertificazione di un settore da 13 milioni di posto di lavoro, i tecnici di Bruxelles starebbero lavorando a un congelamento delle multe alle case automobilistiche, che potrebbero essere posticipate. Resterebbe inoltre in pista l’opzione di valutare l’introduzione di carburanti alternativi, secondo indiscrezioni di stampa, ma le parole di Ribera la rendono una possibilità sempre più remota.

“La Commissione si concentrerà sulla standardizzazione delle batterie e sulla creazione di infrastrutture di ricarica mentre per quanto riguarda la domanda, esaminerà i programmi di “leasing sociale, come quello fortemente sovvenzionato che si sta sperimentando in Francia”, ha detto al Financial Times Stéphane Séjourné.

CHE FA IL GOVERNO? FLIRTA CON JOHNN ELKANN E ACCUSA TAVARES

Mentre in Europa si discute del futuro dell’industria europea, il Governo italiano si dice ottimista e riallaccia i rapporti con Johnn Elkann. Invece l’ex ad di Stellantis, Carlos Tavares, per diversi mesi il principale interlocutore con il governo italiano, sembra essere diventato il capro espiatorio dei problemi produttivi del gruppo e dell’intero settore. Dopo il suo addio, Matteo Salvini non ha perso l’occasione di puntare il dito contro il presunto mega compenso di uscita (100 milioni di euro) e l’operato di Stellantis.

“L’addio di Tavares? Un grande sollievo. Ha combinato solo disastri per l’Italia e per il gruppo Stellantis nel suo complesso. Reitererò la richiesta alla proprietà, al presidente John Elkann, di riferire subito in Parlamento sui piani industriali dell’azienda. Il Paese non può aspettare fino a metà 2025 il successore di Tavares per tornare al dialogo»”, ha commentato il leader di Azione, Carlo Calenda, lanciando una bordata contro il ministro delle Imprese Adolfo Urso.

“Dovrebbe dimettersi anche Urso che ha detto che Tavares avrebbe prodotto un milione di veicoli, mentre ci fermeremo alla metà. Ha un Piano che si chiama Transizione 5.0 che dovrebbe sostenere gli investimenti e che non sta funzionando. Ha mentito ai lavoratori della Beko sul Golden Power. Non sta facendo e ha fatto assolutamente nulla, tranne cancellare il piano automotive nel momento più difficile per il settore in tutta Europa”, ha aggiunto.

“Ho parlato con Elkann che mi ha comunicato le dimissioni di Tavares. La trattativa con il governo è neutrale, vogliamo fare del nostro meglio per difendere l’occupazione e l’indotto. Abbiamo un altro tavolo convocato a dicembre, speriamo possa essere quello risolutivo”, ha sottolineato Giorgia Meloni, non perdendo occasione per rinnovare la richiesta a Bruxelles di modificare la normativa sulle auto inquinanti.

“Chiediamo all’Ue di rivedere delle norme che rischiano di mettere in ginocchio l’industria europea dell’auto e di riaffermare il principio della neutralità tecnologica, senza chiusure ideologiche e dannose per molte filiere”, ha aggiunto Meloni.

“Anche l’Europa dovrà fare la sua parte, bisogna cambiare alcune regole, penso al blocco della produzione di auto non elettriche a partire dal 2035, quindi c’è un percorso da fare”, ha fatto eco Antonio Tajani. A tal proposito, la settimana scorsa dal ministro Adolfo Urso alla Commissione Ue di anticipare all’inizio del 2025 la revisione della normativa, prevista per la fine del 2026, del Regolamento Ue. Una proposta supportata da altri 7 Paesi. E su una posizione simile è lo stesso Ppe di von der Leyen.

L’ottimismo del Governo si scontra però con le parole di Ribera, che non lasciano molto spazio alle interpretazioni. La nomina di un fedelissimo di Meloni come Raffaele Fitto alla Vicepresidenza della Commissione Europea sarà sufficiente a far cambiare rotta all’Ue sulle auto?

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