Storebrand ha voluto innanzitutto lanciare un messaggio: gli investitori sono sempre più sensibili alla crisi climatica e sempre meno propensi ad investire nel petrolio
La società di servizi finanziari norvegese Storebrand ha recentemente fatto sapere di aver venduto le sue quote di partecipazione in tutta una serie di società – come i colossi petroliferi americani ExxonMobil e Chevron – che ha accusato di opporsi agli sforzi contro il cambiamento climatico oppure di investire in progetti estrattivi ad alte emissioni di gas serra.
COSA HA FATTO STOREBRAND
Storebrand è l’azienda di servizi finanziari più importante della Norvegia: si occupa principalmente di polizze vita e di fondi pensione ma anche di investimenti, gestendo in totale circa 91 miliardi di dollari. Nei giorni scorsi ha detto di aver venduto – tra le altre – le sue quote in ExxonMobil (12,3 milioni di dollari), in Chevron (10,4 milioni), nella compagnia mineraria Rio Tinto (3,8 milioni) e nella società petrolchimica tedesca BASF (2,7 milioni). La somma totale ammonta a 47 milioni di dollari.
L’IMPORTANZA SIMBOLICA DELLA DECISIONE
Non è una grande cifra se paragonata al valore multimiliardario degli asset gestiti da Storebrand. L’importanza della decisione, prima che economica, è infatti simbolica: il CEO di Storebrand Asset Manager, Jan Erik Saugestad, ha detto espressamente che “la cosa più importante” era “mandare un segnale chiaro” alle aziende. Il messaggio è che gli investitori sono sempre più sensibili alla crisi climatica e sempre meno propensi ad investire nei combustibili fossili.
L’AVVERTIMENTO ALLE COMPAGNIE EUROPEE
Saugestad ha anche lanciato un avvertimento alle major petrolifere europee – come la britannica BP, la nederlandese Shell e la norvegese Equinor –, dicendo che non potranno “stare tranquille e continuare a fare affari come al solito”.
L’IMPEGNO DELL’OGCI
Tutte le compagnie petrolifere fin qui menzionate – sia statunitensi che europee – fanno parte della Oil and Gas Climate Initiative (OGCI), organizzazione che promuove il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima e gli sforzi per la riduzione delle emissioni inquinanti.
Lo scorso luglio le compagnie dell’OGCI si sono accordate per diminuire l’intensità di carbonio delle loro attività di circa 20-21 chili di anidride carbonica per barile di petrolio equivalente entro il 2025. Questo significa che le emissioni complessive potranno comunque aumentare, ma dovranno essere “più pulite”, prendendo come riferimento un barile di greggio.