Le idee raccolte dal quotidiano diretto da Claudio Cerasa sul gasdotto che divide Unione europea e Russia
Di tutti i gasdotti è certamente il più noto. Il Nord Stream 2 muove posizioni e idee anche in Italia. Il Foglio, quotidiano fondato da Giuliano Ferrara e diretto da Claudio Cerasa, ha chiesto di parlarne ad Alberto Clò della Rivista Energia, Alessandro Gili dell’Ispi, Massimo Nicolazzi dell’Università di Torino e Giovanni Battista Zorzoli del coordinamento Free.
CLO’ E GILI
“Ci troviamo a essere un vaso di coccio nella morsa Russia-Germania, dovendo anche subire l’aggravio dei costi di trasporto del metano fissati dalle autorità tedesche” dice Clò, per il quale “in caso di conflitto” tra Mosca e Kiev” si interromperà il processo autorizzativo.
Secondo Gili, invece, serve prudenza. “L’attivazione del NS2, aumentando l’offerta diminuirebbe il costo del gas, garantendo il prosieguo della ripresa economica europea e raffreddando l’inflazione”. Ma, secondo il ricercatore dell’Ispi, al netto della necessaria attivazione del gasdotto, “questo tempo deve essere sfruttato per aumentare la diversificazione delle fonti del gas”. Il richiamo è al Gnl statunitense e qatariota, la cui offerta però “non può sicuramente sostituite integralmente quella proveniente dai gasdotti russi”.
NICOLAZZI E ZORZOLI
Più duro il punto tenuto dal professor Nicolazzi, per il quale “rinunciare al NS2 equivale a un’auto-sanzione”. Infatti, “se l’Europa non diversifica le infrastrutture di importazione del gas, in prospettiva la quota di mercato della Russia è destinata ad aumentare”.
Infine, l’idea di Zorzoli. “La costruzione del Nord Stream 2 è stata una scelta tedesca strategicamente sbagliata”. Per rimediare, “aumentare i volumi di Gnl oppure raddoppiare il flusso di gas azero che transita attraverso il Tap”.