Il commento di Annarita Digiorgio sull’udienza, fissata in Corte Costituzionale per oggi martedì 9 ottobre, per il ricorso del governo contro la legge regionale pugliese voluta dal governatore Emiliano in materia di competenza sulle grandi opere, strategia energetica e ricerca di idrocarburi offshore
Il mare non è di proprietà di Michele Emiliano. Neanche quello che si affaccia dalle Tremiti a San Foca.
Lo dice la Costituzione, glielo dicono i Ministri (da ultima Barbara Lezzi), glielo dicono i Ricorsi che ha perso. Ma niente, il Governatore non lo capisce.
Ieri ha scritto una lettera al Premier Conte per chiedergli di rinunciare ad impugnare la legge regionale pugliese sulla partecipazione, con la quale, appunto, pretende ancora una volta di decidere lui sulle grandi opere, la strategia energetica, e la ricerca di idrocarburi offshore. Lettera che scrive ieri, e l’udienza avanti alla Consulta è oggi.
Legge che è stata impugnata a settembre 2017 da Gentiloni.
“La legge regionale in esame – si legge nel ricorso del Governo – in particolare, disciplina le modalità e gli strumenti di partecipazione al dibattito pubblico su opere, progetti o interventi di particolare rilevanza per la comunità regionale. Tuttavia, i commi 2, 5 e 12 dell’art. 7 prevedono strumenti di partecipazione anche riguardo ad opere statali e di interesse nazionale che, secondo il dettato costituzionale e la normativa statale di riferimento, esulano dalla competenza regionale.
La Regione Puglia non considera il fondamentale limite territoriale che connota le competenze legislative delle Regioni e che costituisce un antecedente logico rispetto alle elencazioni di materie contenute nell’art. 117, secondo e terzo comma, Cost., nonché alle altre disposizioni contenute negli artt. 114 e 118 Cost.
Ogni Regione può, infatti legiferare in relazione agli ambiti che afferiscono al proprio territorio, come delimitato dai propri confini terrestri e, se Regione costiera, dal lido del mare. Nel mare – non solo quello libero ma anche quello territoriale – e nello spazio aereo o privo di atmosfera non sono tracciabili confini regionali come del resto nel mare libero e nello spazio non atmosferico non sono tracciabili neppure confini statali”.
La stessa cosa che gli aveva detto la Corte Costituzionale solo qualche mese fa rigettando un ricorso che stavolta (l’ennesima!) Emiliano aveva fatto sulle trivelle in mare. “Giudizio per conflitto di attribuzione tra enti” cui Emiliano si era appellato ricorrendo contro il decreto Guidi del 2015 che autorizzava l’azienda Petroceltic alla ricerca di idrocarburi al largo delle Tremiti.
La competenza sulle autorizzazioni delle perlustrazioni petrolifere è dello Stato. Il parere della Regione deve essere acquisito solo sulla terraferma. È questo il principio sancito, anzi ribadito, lo scorso luglio dalla Consulta che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dalla Regione Puglia sul conflitto di attribuzioni.
Solo due mesi prima sempre sulle trivelle era stato il Consiglio di Stato a bocciare un altro ricorso di Emiliano contro il progetto trivelle dell’azienda Spectrum.
Adesso ci riprova attraverso una legge regionale che subordina il «sì» della Regione al rilascio dell’intesa con i ministeri al parere positivo dei cittadini su elettrodotti, impianti di stoccaggio di combustibili e ricerche di petrolio a terra e in mare.
“L’impugnazione – scrive Emiliano – è un tentativo di restringere il ruolo delle Regioni in materia ambientale, confinandolo a mero esercizio di ratifica delle decisioni assunte in sede statale, senza facoltà di concertazione, né di ascolto delle comunità locali a monte di qualsiasi decisione, per consentire all’organo regionale competente di esprimere l’intesa alla competente autorità nazionale”.
Ma il ruolo delle Regioni – prosegue Emiliano – non può essere considerato un intralcio nell’attuazione degli obiettivi della politica ambientale, ed in particolare di quella energetica nazionale. Questa posizione, che è stata il cuore della teoria di revisione costituzionale, (in particolare del Titolo V) del precedente Governo, ha determinato conflitti enormi con le Regioni, con i territori, i Sindaci spingendo 5 consigli regionali, (fatto mai avvenuto nella storia), a indire un referendum sulle trivellazioni nel tentativo di ripristinare quel confronto negato, che oggi mi auguro possa riaprirsi. Perché la politica, per recuperare credibilità ed essere portatrice di grandi cambiamenti, necessita di partecipazione, ascolto delle comunità locali, e tale partecipazione non può essere conculcata.
Se fosse stata applicata in passato una legge sulla partecipazione, siamo certi che conflitti come quello determinatosi sulla scelta dell’approdo Tap, si sarebbero potuti evitare, concertando la soluzione migliore per questa opera strategica, che non può essere certamente l’approdo in una delle spiagge più belle della Puglia. I cittadini pugliesi mi hanno chiesto di difendere e di far rispettare il principio di democrazia partecipativa, quando abbiamo scritto il nostro programma di Governo dal basso, in un percorso di partecipazione che ha toccato tutti i territori, coinvolgendo 4 mila pugliesi”.
Un percorso che secondo Palazzo Chigi non va bene, perché le decisioni si prendono a livello centrale. «La competenza regionale sugli idrocarburi in mare – è scritto nell’impugnativa – è da escludersi in ragione del fatto che le finalità, cui si collegano la ricerca e l’estrazione degli stessi, non attengono all’interesse esclusivo o prevalente delle Regioni». Ed è molto pericoloso subordinare la sussidiarietà costituzionale alla volontà dei cittadini, potrebbero finire per decidere non solo sulla proprietà dei mari, e potrebbe finire male.
Che poi, come ricorda il governatore, il parere dei cittadini sulle trivelle lo abbiamo pure sentito. Col referendum abrogativo chiesto proprio da Emiliano (con maggioranza e opposizione consiliare unite) e che tutti i cittadini compreso i pugliesi avevano bocciato.
Tra l’altro è proprio di questi giorni la notizia scoperta da Eni che in Adriatico ci sono molti più giacimenti di gas di quanto pensassimo. Addirittura fino a 4 miliardi di gas. Tutti inutilizzati. Proprio per colpa dei califfi che si credono padroni del mare. E che si oppongono sia ad estrarre quello italiano che a far arrivare quello azero di Tap. Salvo poi volere, non si sa come, Ilva a gas.
L’udienza per il ricorso del governo contro la legge regionale pugliese è fissata in Corte Costituzionale per oggi martedì 9 ottobre.
Ci aspettiamo un’altra bocciatura per Emiliano.