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“Teniamo le centrali a carbone”: la mossa a sorpresa di Pichetto per la sicurezza nazionale

Il ministro annuncia lo stop alla produzione, ma non lo smantellamento degli impianti. Intanto, sul decreto rinnovabili, assicura: “Nessuno scontro con il Ministero della Cultura”.

Svolta strategica del governo sul carbone: l’Italia cesserà la produzione di energia da questa fonte, ma non smantellerà le centrali per “ragioni di sicurezza nazionale”. Una decisione che verrà comunicata all’Unione Europea e che sarà seguita da una valutazione di ordine economico, una volta definita la procedura giuridica. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, parlando a margine dell’assemblea di Elettricità Futura.

AREE IDONEE, “NESSUNO SCONTRO CON LA CULTURA”

Sul fronte delle energie rinnovabili, il ministro getta acqua sul fuoco riguardo alle presunte difficoltà nella definizione del decreto sulle aree idonee. “Non c’è un problema con il ministero della Cultura”, ha chiarito Pichetto Fratin, parlando di un'”interlocuzione aperta”. Il provvedimento, che va scritto a più mani con i dicasteri dell’Agricoltura e della Cultura, richiede solo di definire chiaramente il periodo transitorio e le distanze. “Non vedo enormi difficoltà”, ha aggiunto.

DECRETO ENERGIA, I MOTIVI DEL RITARDO

Pichetto Fratin ha anche fornito una spiegazione per i ritardi nell’uscita del decreto Energia. Il rallentamento è dovuto alla scelta, maturata tra fine luglio e inizio agosto, di trasformare il provvedimento da un decreto interministeriale a una “norma primaria”. Questa decisione, presa per “ridefinire i confini” normativi, ha richiesto l’avvio di una nuova interlocuzione che ha allungato i tempi.

CARO BOLLETTE, MARGINI DI MANOVRA LIMITATI

Riguardo al caro energia, il ministro ha sottolineato come gli interventi siano strettamente legati alle disponibilità di bilancio. Analizzando la struttura dei costi energetici del Paese, ha ricordato che su una domanda di 70 miliardi di euro, ben 14 miliardi sono di Iva e 9 miliardi di oneri per le rinnovabili. “Si può agire su quelli o sulla struttura del costo dell’energia”, ha specificato, menzionando una norma “non così rilevante ma c’è” sullo spread che dovrebbe entrare nel prossimo decreto.

ENI-ENEL, “NESSUNO SCONTRO INTERNO”

Il titolare del MASE ha poi respinto l’idea di uno scontro interno tra i grandi player del settore come Eni ed Enel, o tra produttori di energia ed energivori. “Non vedo uno scontro interno, si parlano abbastanza”, ha commentato, evidenziando come il suo ministero abbia avviato un dialogo diretto non solo con i produttori ma anche con i consumatori, che “sono 40 milioni”.

NOMINE ARERA, LA STOCCATA SUL QUIRINALE

Infine, sulle nomine per il vertice di Arera, il ministro si è detto fiducioso di trovare “un punto di convergenza sulle figure più idonee” entro la scadenza del 31 dicembre, fissata da un decreto. Ha ribadito la natura di Arera come istituto “regolatorio, di garanzia e di indipendenza”. A chi gli ha chiesto se il Quirinale si fosse preoccupato della situazione, ha risposto seccamente: “Non lo so, citofonare ad altro citofono”.

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